Il comparto bufalino rischia grosso nel Lazio se non verranno assunti provvedimenti di tutela del latte di bufala e dei prodotti caseari Dop a partire dalla mozzarella di bufala. Coldiretti si appella la regione e scende su piede di guerra contro le aziende che hanno disdetto unilateralmente i contratti di fornitura di latte di bufala, il cui prezzo è in discesa rapida, mettendo in seria difficoltà i produttori e le imprese che operano nel comparto.
“Un settore in forte crisi – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – servono subito 15 milioni di euro da destinare agli allevatori e per la polverizzazione del latte congelato. Citeremo in giudizio, utilizzando la legge sulle pratiche sleali, come è accaduto per il gruppo Lactalis, le aziende che hanno disdetto unilateralmente i contratti di fornitura”.
Un settore, quello bufalino, tra i più strategici del Lazio, che in Italia è la seconda regione, dopo la Campania, per numero di aziende, con oltre 600 allevamenti e più di 91 mila capi di bestiame.
“È fondamentale procedere ad una maggiore valorizzazione della mozzarella di bufala Dop prodotta nel Lazio – prosegue Granieri – e dei sottoprodotti. Bisogna fare attenzione anche agli allevamenti di bufala mediterranea, cioè quelle che in realtà non sono nate in Italia e il loro latte non può essere destinato alla realizzazione della mozzarella Dop. La genetica rappresenta un elemento di valore e va preservata”.
Tutti questi fattori contribuiscono a determinare un abbassamento del prezzo del latte alla stalla, mettendo a rischio il futuro delle aziende che operano in questo settore.
Proprio la scorsa settimana la Coldiretti Lazio aveva lanciato l’sos alla Regione Lazio scrivendo all’assessore all’Agricoltura e al Bilancio, Giancarlo Righini, per chiedere una maggiore valorizzazione della mozzarella di bufala campana Dop, il ripristino della qualità del prodotto, vietando tecniche che prevedono l’utilizzo del fusore, definire il prezzo del latte alla stalla, ripristinando la stagionalità e dare attenzione ai prodotti sottocosto proposti dalle Grande Distribuzione Organizzata.
“Non possiamo permetterci di mettere a rischio i nostri allevamenti – conclude Granieri – e i loro prodotti di eccellenza. Ed è quello che accadrà se la Regione non interverrà con urgenza a sostegno di un settore già fortemente compromesso da una serie di problematiche, che rendono necessario definire il prezzo del latte alla stalla e il ripristino della qualità del prodotto, vietando tecniche come l’utilizzo del fusore. Questo strumento, infatti, diminuisce la quantità di latte utile per la lavorazione, restringendone i tempi, ma di conseguenza aumenta la quantità di latte congelato”.
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