Roma – L’aumento delle accise sul gasolio avrebbe effetto anche sul trasporto merci e passeggeri con mezzi che non usufruiscono delle agevolazioni di accisa oggi previste (mezzi pesanti inferiori alle 7,5 tonnellate e mezzi pesanti ante euro V). L’allarme CNA Fita sui rincari per l’autotrasporto
Il governo sta pensando a una rimodulazione delle accise sui carburanti, ma non a una “equiparazione” tra benzina e diesel, quanto a una “rimodulazione delle due”. Così il ministero dell’Economia ha chiarito una delle ipotesi che aveva appena formulato nel Piano strutturale di bilancio.
IL NODO DEI SAD
Sul piatto della bilancia c’è anche la questione dei cosiddetti Sad, i “Sussidi fiscali dannosi” per l’ambiente, che sono all’ordine del giorno delle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza che condiziona il pagamento delle prossime rate.
NEL 2021 LO STATO HA CONCESSO 22 MLD DI INCENTIVI AL FOSSILE
D’altronde nel 2021 lo Stato ha concesso 22 miliardi tra incentivi, agevolazioni, sconti, detrazioni e deduzioni fiscali con un impatto negativo sull’ambiente, secondo i parametri europeo. E di questi ben 14 miliardi hanno riguardato proprio incentivi alle fonti fossili con il gasolio che rispetto alla benzina vale più di 3 miliardi di euro l’anno.
Le accise e l’Iva sui carburanti, che incidono per oltre il 50% sul prezzo finale, hanno portato un gettito di 38 miliardi nel 2023, anche grazie al ripristino delle aliquote normali dopo la crisi energetica”, continua il giornale.
L’ATTUALE LIVELLO DI TASSAZIONE DEL DIESEL È IL PIÙ ALTO TRA I 27
Secondo l’associazione Unione Energie per la mobilità, Unem che rappresenta le principali aziende del settore in Italia, “attualmente il carico fiscale totale (accise + Iva) sulla benzina è di 1,041 euro/litro (di cui 0,313 di Iva) pari al 60% del prezzo al consumo, mentre sul gasolio di 0,909 euro/litro (di cui 0,292 di Iva) pari al 56%. Un livello di tassazione che nel caso del gasolio è il più alto tra i 27 paesi europei. L’ipotesi allo studio del Governo introduce un principio di allineamento delle aliquote fiscali che tenga conto delle raccomandazioni della Commissione europea in materia di sussidi ambientali dannosi (SAD) che, secondo il MEF, ‘non si tradurrà nel semplice innalzamento delle accise sul gasolio’”.
CON RIALZO ACCISE AUMENTO IMMEDIATO DEI PREZZI AL CONSUMO DEL GASOLIO DI 13,5 CENTESIMI DI EURO AL LITRO
“Stando all’ultimo ‘Catalogo dei SAD e dei SAF’, pubblicato nel 2022 dal Mase, vengono considerati SAF i vari sussidi introdotti a sostegno di particolari categorie professionali, come gli agricoltori o gli autotrasportatori, nonché la differenza di trattamento fiscale tra benzina e gasolio (circa 3,4 miliardi di euro). Nell’ipotesi estrema in cui l’allineamento delle attuali aliquote si traducesse nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella della benzina, l’effetto sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro, includendo la componente dell’Iva (pari al 22% del prezzo industriale maggiorato delle accise)”, ha specificato Unem in una nota.
CIRCA 70 EURO IN PIU A FAMIGLIA, 2 MLD COMPLESSIVI DI INTROITI
Per Unem, un aumento simile “si tradurrebbe in un maggiore esborso per le famiglie stimato a quasi 2 miliardi di euro, ovvero circa 70 euro all’anno per le 26 milioni di famiglie. L’aumento del gasolio avrebbe inoltre un effetto sul trasporto merci e passeggeri con mezzi che non usufruiscono delle agevolazioni di accisa oggi previste (mezzi pesanti inferiori alle 7,5 tonnellate e mezzi pesanti ante euro V)”.
“In tale quadro si auspica che l’intervento del Governo sia complessivo e riveda la fiscalità di tutti i prodotti energetici in base alla loro impronta carbonica, in linea con la revisione della direttiva sulla tassazione energetica in corso a livello europeo, intervenendo anche sulla fiscalità dei prodotti rinnovabili, quali i biocarburanti valorizzati anche nel recente aggiornamento del PNIEC, oggi ancora sottoposti alla stessa accisa dei prodotti fossili (benzina e gasolio) che vanno a sostituire. È infatti ormai riconosciuto dal nostro Governo il ruolo essenziale dei biocarburanti nella transizione energetica e prevedere un riallineamento per tutte le fonti energetiche che incidono sul trasporto anche in funzione dell’impatto carbonico è sicuramente una revisione necessaria a guidare ed incidere su un lungo processo di decarbonizzazione dei trasporti”, ha concluso Unem.
RISCHIO RINCARI PER L’AUTOTRASPORTO
Un rischio di rincari che già si sta verificando e l’aumento del diesel potrebbe portare alla classica “tempesta perfetta”. Per CNA Fita, in soli sei mesi i costi di esercizio di un veicolo pesante sono aumentati tra i 2mila e i 4mila euro l’anno. Gli aumenti si sono registrati – si legge in una nota dell’associazione – anche per i passaggi nave e la tariffa Ets Surchage (imposta dall’Unione europea per le emissioni di gas a effetto serra) sostenuti dalle imprese che effettuano trasporti da Sicilia e Sardegna.
Solo questo regolamento comunitario, in vigore dal 1° gennaio 2024, segna un incremento medio di circa il 17%. Nel 2024 il biglietto, al netto della tariffa Ets Surchage, richiesto dagli armatori per trasportare i veicoli da e per le principali isole del Paese, ha avuto una crescita media di 111 euro, il 18,7% in più rispetto a quattro anni fa.
OLTRE 24 MILA EURO DI MAGGIORI COSTI PER L’ETS SURCHARGE
CNA Fita stima che, soltanto a causa della tariffa Ets Surchage, ogni impresa con sede in una delle principali isole italiane, sopporterà 24mila euro di costi aggiuntivi per ogni mezzo pesante utilizzato per i trasporti fuori regione, oltre ai costi generali di esercizio e al biglietto per il passaggio nave.
La tariffa Ets Surchage riguarda le compagnie armatoriali che sono obbligate a compensare le emissioni prodotte in ottica di transizione ecologica, ma a pagare questi costi sono i soggetti più vulnerabili della catena economica, ovvero gli autotrasportatori.
Allargando lo sguardo a tutto il settore, CNA Fita rileva ulteriori aumenti per gli autotrasportatori come il costo del carburante, che in soli due anni ha generato un aggravio per le imprese di circa 800 euro annui a veicolo. Anche il rinnovo contrattuale in corso è destinato a influenzare i costi del settore.
“In un contesto di crescita dei costi e di carico addizionale – conclude la nota di CNA Fita – le imprese dell’autotrasporto si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse, rendendo necessaria una revisione delle politiche e delle normative per supportare questo settore cruciale per il Paese. È indispensabile, pertanto, che il Governo confermi anche per il futuro le accise agevolate per le aziende del comparto”.
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