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Donne imprenditrici crescono in Italia #finsubito prestito immediato


Da sinistra: Chiara Trombetta, head of media & events di Startupitalia; Stefania Quaini, managing director di Angels 4 Women; Davide Orfanelli, GoBeyond Program manager di Sisal; Silvia Fanzecco, community e manager di SheTech e Anna Carbonelli, head of solution for SMEs di Intesa Sanpaolo

Oggi, in Italia, su circa 13.000 start up, solo il 13% è guidato da una donna. La situazione peggiora ulteriormente nel panorama delle imprese italiane, dove la percentuale di aziende a conduzione femminile scende al 22%. Sono alcuni dei dati emersi nel corso del “Women Lead – Stories of a Female Future”, evento dedicato all’imprenditorialità e alla leadership femminile, organizzato dalla Fondazione Cotec in collaborazione con Sisal.

Donne imprenditrici e in posizioni di leadership

“La nostra strategia”, ha spiegato Giovanni Emilio Maggi, chief institutional affairs & communication officer, Sisal – “si basa su due pilastri fondamentali: l’empowerment femminile e l’innovazione. Stiamo lavorando per eliminare il divario di genere, con l’obiettivo di azzerarlo entro il 2030. Grazie a un forte lavoro di squadra, siamo già vicini a questo traguardo. Inoltre, puntiamo ad avere il 40% di donne nelle posizioni manageriali della nostra azienda, oggi siamo già al 38%. Per quanto riguarda l’innovazione, dieci anni fa abbiamo lanciato il progetto GoBeyond, che ci ha permesso di diventare una delle realtà italiane più attive in Italia nell’innovazione. Siamo un’azienda innovativa e l’inclusione rappresenta uno dei nostri obiettivi principali”.

“GoBeyOnd compie dieci anni quest’anno e ha due obiettivi principali: supportare le startup legate all’innovazione sostenibile e promuovere una leadership inclusiva. Abbiamo raccolto dati significativi: al 30 settembre, il 42% delle startup che hanno presentato application per la call for ideas di GoBeyond ha una leadership femminile”, ha aggiunto Davide Orfanelli, GoBeyond Program manager, Sisal.

La carenza di donne nel lavoro

“Dal Cotec Innovation Summit 2021 è emerso che le giovani donne hanno livelli di istruzione superiori rispetto ai colleghi uomini, con punteggi medi di laurea più alti”, ha precisato Gianfranco Ruta, direttore, Cotec. “Questi dati confermano il ruolo significativo delle donne anche nei settori tecnologici e scientifici. Tuttavia, le donne laureate guadagnano in media il 58% in meno rispetto agli uomini. Questo delinea un quadro complesso che evidenzia come la mancanza di riconoscimento del valore femminile provochi un impatto economico rilevante”, ha aggiunto il direttore.

Strategie per combattere la parità di genere

Alla luce di queste considerazioni, la domanda cruciale è: come possono le aziende contribuire concretamente al raggiungimento della parità di genere? Il contesto attuale evidenzia sfide persistenti, ma anche opportunità per un cambiamento profondo e strutturale, in particolare in settori chiave come l’istruzione, il mercato del lavoro e l’imprenditoria femminile.

In Italia solo il 58% delle donne è occupato

Anna Carbonelli, head of solution for SMEs di Intesa Sanpaolo, ha spiegato come le ragazze, già durante il percorso di studi, affrontino resistenze culturali che le portano a scegliere facoltà considerate più “femminili”, spesso indirizzandosi verso carriere legate all’insegnamento o alla cura. Questo limite auto-imposto, sebbene condizionato dalla società, influisce sulla loro futura partecipazione in settori ad alta crescita, come le STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), che offrono maggiori opportunità economiche. “Un momento critico per le donne nel mondo del lavoro è la decisione di avere il primo figlio: una donna su quattro abbandona l’impiego dopo la nascita del primo figlio, principalmente a causa della mancanza di servizi di supporto, come asili nido aziendali o flessibilità oraria. Come banca, abbiamo implementato misure concrete, offrendo un finanziamento immediato per giovani imprenditrici che affrontano la maternità, cercando così di contrastare il fenomeno dell’abbandono lavorativo,” ha spiegato Carbonelli. Il dato italiano è preoccupante: solo il 56% delle donne è occupato, contro il 70% della media europea, con la Francia che raggiunge il 72%, dimostrando che con politiche mirate è possibile migliorare la partecipazione femminile al lavoro.

Consulenza fiscale

Consulenza del lavoro

Poche donne nel settore tecnologico, scientifico

Silvia Fanzecco, community manager di SheTech, ha evidenziato come la disuguaglianza di genere sia particolarmente marcata nel settore tecnologico e digitale. “Il tema delle competenze STEM è sempre più rilevante, ma le donne restano sotto-rappresentate in questi ambiti, nonostante siano in continua crescita e richiedano nuove figure professionali,” ha affermato Fanzecco. Le aziende devono affrontare due sfide principali per promuovere la parità di genere: la prima riguarda l’accesso al credito, spesso influenzato da pregiudizi nei confronti delle imprenditrici. Molte donne incontrano ostacoli nel reperire finanziamenti per le loro idee, soprattutto nei settori innovativi. La seconda sfida è il bilanciamento tra vita privata e lavoro, che in Italia continua a essere culturalmente associato alle donne, percepite come le principali responsabili della cura familiare. Le imprese, ha suggerito Fanzecco, dovrebbero adottare politiche più inclusive, come il congedo parentale condiviso, la flessibilità lavorativa e programmi di mentoring per supportare le donne nella crescita professionale.

Una delle principali sfide è trovare dei finanziatori

Stefania Quaini, managing director di Angels 4 Women, ha sottolineato un’altra criticità che riguarda le piccole imprese guidate da donne: “Esiste ancora una limitata autonomia nell’allocazione delle risorse finanziarie, e la percezione del rischio è elevata quando si tratta di investire in start up femminili. Questo rappresenta una barriera significativa per molte idee innovative, che rischiano di non vedere la luce senza un adeguato sostegno finanziario.” Quaini ha evidenziato la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli investitori, dimostrando che il successo imprenditoriale femminile è non solo possibile, ma necessario per la crescita economica del Paese. “Dobbiamo sostenere queste idee e promuovere i business femminili, che possono contribuire in modo significativo all’innovazione e alla competitività dell’Italia,” ha concluso.

Alcune testimonianze di leader femminili

Le donne stanno ricoprendo ruoli sempre più rilevanti nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria, dimostrando capacità di leadership e innovazione in settori tradizionalmente dominati dagli uomini. Durante l’evento, sono emerse le testimonianze di alcune leader femminili alla guida di start up italiane, che hanno raccontato sfide, successi e consigli per le nuove generazioni di imprenditrici.

“Non bisogna avere paura di buttarsi”

Roberta Ligossi, co-founder di TA-DAAN, una startup innovativa composta esclusivamente da donne, ha costruito un brand di successo riconosciuto anche a livello europeo. “Attualmente, la maggior parte del nostro fatturato proviene dall’estero”, ha spiegato Ligossi. “Vendiamo prodotti artigianali e per la persona, realizzati con tecniche tradizionali, ma con un design contemporaneo e moderno. Stiamo attualmente raccogliendo 3 milioni di euro attraverso colloqui con fondi esteri.” Ligossi ha sottolineato l’importanza di avere coraggio nell’intraprendere un’impresa: “Il consiglio che mi sento di dare alle giovani donne è di buttarsi senza paura del fallimento. Il primo passo è testare le proprie idee e comunicarle agli altri per farsi conoscere. Inoltre, è fondamentale trovare soci con cui condividere e sviluppare il progetto, perché lavorare in team permette di affrontare meglio le difficoltà. Tuttavia, la sfida più grande resta, senza dubbio, la raccolta di capitali e trovare qualcuno disposto a investire nel tuo progetto, un compito particolarmente arduo per le donne imprenditrici.”

“Al Sud è difficile fare networking”

Cristina Angelillo, Ceo di Marshmallow Games e presidente di InnovUp, ha sottolineato altre sfide, legate soprattutto alle differenze geografiche e al contesto economico. “La principale difficoltà per un’azienda situata al Sud è senza dubbio il networking”, ha affermato. “Costruire relazioni e accesso a investitori o collaboratori qualificati è più complesso rispetto ad altre aree d’Italia. Tuttavia, esistono anche dei vantaggi: le aziende del Sud possono accedere a maggiori incentivi e finanziamenti pubblici, e, grazie alla minore concorrenza, può essere più facile distinguersi e emergere sul mercato.”

“Poche donne hanno una formazione scientifica”

Anche Ilaria Pigazzini, Ceo e co-founder di Arcan, una startup tecnologica, ha messo in luce un’altra criticità, legata alla mancanza di donne con competenze tecniche. “La sfida principale che ho incontrato in questi anni è stata raccogliere capitale e trovare qualcuno che creda nel tuo progetto. Ma una delle difficoltà maggiori nel settore tecnologico è la scarsità di figure femminili professionali. Nella mia azienda lavoro con tre sviluppatori uomini, perché durante il reclutamento sono pochissime le donne che inviano la loro candidatura.” Pigazzini ha evidenziato un problema strutturale legato alla formazione: “Oggi, sono poche le ragazze che scelgono percorsi di studio scientifici o tecnologici, il che limita le opportunità di carriera in questi settori. Il consiglio che mi sento di dare alle donne che vogliono aprire un’attività è quello di farsi conoscere il più possibile, costruendo una rete solida di contatti.”



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