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“Filiera dell’auto da salvare e potenziare. Pronti a un tavolo di sviluppo provinciale” – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Industria astigiana in affanno. Nei primi sei mesi dell’anno l’export ha tirato bruscamente il freno: il fatturato estero delle imprese astigiane è calato del 5,7% passando da 1,96 a 1,85 miliardi.

L’automotive perde il 14%, le macchine di impiego generale il 18%, vini e bevande contengono il calo al 3,9%. La produzione industriale, tra gennaio e giugno, è scesa dell’1,5% rispetto all’anno prima, peggio della media regionale che segna -1,1%. L’autunno non parte sotto i migliori auspici: richieste di Cassa integrazione in aumento e molti contratti interinali non rinnovati. «Il contesto è sicuramente molto complesso, per il comparto dell’auto in particolare. Il forte rallentamento dell’economia tedesca e francese hanno sicuramente penalizzato le esportazioni. Per vedere un miglioramento bisognerà attendere la primavera 2025», segnala Luigi Costa, presidente dell’Unione Industriale di Asti.

Come invertire la rotta?

«Confidiamo in una ulteriore riduzione del tasso di interesse del denaro, a livello europeo. Si era ventilato per fine anno, ora gli esperti scommettono su un possibile anticipo a ottobre proprio a conferma del peggioramento del quadro generale. Guardando all’Italia speriamo che il Piano Transizione 5.0 – di cui sono usciti i regolamenti ad agosto – possa dare una spinta agli investimenti delle imprese: il pacchetto di incentivi per l’efficientamento energetico vale circa 6 miliardi in credito d’imposta per il biennio 2024-2025. La documentazione richiesta è piuttosto complessa ma l’auspicio è che l’intervento possa dare una spinta al comparto delle macchine di impiego generale e della relativa componentistica, settore rilevante per l’Astigiano. Altra ragione di speranza è il calo dell’inflazione e il progressivo recupero del potere di acquisto delle famiglie italiane ed europee, anche grazie ai rinnovi contrattuali, penso ad esempio ai metalmeccanici».

Dalla fotografia dell’export astigiano, salta all’occhio la situazione dell’indotto auto: il valore s’attesta a 410 milioni con un calo del 14%. é un dato in qualche modo atteso?

«Tutte le principali case automobilistiche hanno manifestato apertamente le difficoltà e il calo di utili previsto a fine anno. La mia azienda lavora all’80% l’automotive: il fatturato dei primi 8 mesi è in calo di circa il -7% rispetto al periodo 2023, con un peggioramento significativo negli ultimi due mesi. Il mercato dell’auto elettrica è fermo. Confidiamo che l’Ue decida in fretta che cosa fare del motore a combustione, se ci saranno o meno proroghe rispetto al 2035. L’incertezza distrugge il mercato».

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Il segretario Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, sostiene che l’auto elettrica è l’unico modo per salvare la filiera dell’automotive piemontese.

«É un importante patrimonio di competenze che merita d’essere non solo salvaguardato, ma anche sviluppato. Per giocare la partita servono investimenti importanti e un capo-filiera che la guidi. Gli incentivi alla vendita non bastano e non possono diventare strutturali, in nessun Paese europeo. Serve intervenire a livello di sistema Ue per un salto di qualità che consenta di essere competitivi, se davvero ci crediamo».

C’è chi ripropone un tavolo di sviluppo. Il suo predecessore, Andrea Amalberto, non ha mai nascosto un certo scetticismo sull’utilità di iniziative simili. Il suo parere?

«Ritrovarsi attorno a un tavolo, ascoltare i punti di vista è sempre utile. Credo che le perplessità siano legate alla difficoltà di fare sintesi e trovare soluzioni da mettere a terra. Qualche proposta su cui lavorare ce l’abbiamo, e non da oggi: la battaglia comune per portare ad Asti un Istituto tecnico superiore capace di formare, in stretta sinergia con le imprese, figure di cui c’è tanta carenza. O un rapporto stretto con il mondo universitario piemontese per stimolare percorsi di innovazione nelle aziende anche attraverso “competence center” ».



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