L’ipotesi di un aumento dei prezzi del diesel con il riallineamento delle accise. L’obiettivo del governo, inserito nel Piano strutturale di Bilancio, è avere maggiore gettito tagliando i sussidi ambientalmente dannosi
Si prospetta un aumento dei prezzi del diesel a causa del possibile riallineamento delle accise. L’ipotesi emerge dal Psb 2025-2029 presentato dal Mef in Parlamento (in scia all’obbligo previsto dal Pnrr): si tratta di una misura che rischia di incidere sulle tasche dei propietari di auto diesel (e dei camionisti), sebbene l’esecutivo abbia l’intenzione di ridistribuire le risorse economiche eventualmente incamerate puntando su bonus green a discapito dei carburanti fossili, così da accelerare la transizione ecologica. L’obiettivo è risparmiare 2 miliardi di euro in «Sussidi ambientalmente dannosi» (SAD) entro il 2025. Il riordino delle “tax expenditures”, d’altronde, era stato già indicato nel Piano iniziale energia e clima (Pnie) presentato a Bruxelles dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
L’ipotesi confermata nel Piano strutturale di Bilancio
La ratio di questo intervento viene prospettata anche nel recentissimo Piano strutturale di Bilancio appena presentato in Parlamento. «Il riordino delle spese fiscali consentirà di definire un sistema di agevolazioni fiscali basato sui principi di programmazione, selettività, e monitoraggio ex ante, nel rispetto degli equilibri di bilancio di finanza pubblica. In prospettiva, il sistema di agevolazioni fiscali sarà incentrato sull’autorizzazione preventiva e sul monitoraggio ex ante da parte dell’Amministrazione sulla base di criteri oggettivi, mediante la creazione di piattaforme dedicate e la definizione di tetti di spesa, aspetti di rilievo per verificare in anticipo la sostenibilità finanziaria delle misure di agevolazione».
La razionalizzazione fiscale
Gli obiettivi dell’esecutivo sono quelli di «razionalizzare e semplificare specifiche aree di imposizione» come imposta di registro, imposta su successioni e donazioni, imposta di bollo e altri tributi indiretti diversi dall’Iva; e di utilizzare il riordino «in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica, come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transazione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale».
Il peso delle accise secondo il ministero
Nella settimana dal 23 al 29 settembre, secondo l’aggiornamento dell’Osservatorio Carburanti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), il prezzo della benzina è ulteriormente calato a 1,734 euro al litro rispetto alla settimana prima, mentre per il gasolio è stato rilevato un calo a 1,615 euro/litro. Sulla benzina le imposte (accise+Iva) salgono e pesano per il 60% sul prezzo finale, mentre quelle per il gasolio per il 56,2%. Al netto delle tasse il carburante nel nostro Paese costa meno che nella media europea, ma una volta aggiunto l’onere fiscale il prezzo al consumatore risulta più che raddoppiato e in assoluto fra i più alti dell’Unione.
Stangata da 3 miliardi secondo Assoutenti
Le associazioni dei consumatori respingono al mittente l’ipotesi di riallineamento delle accise: «No all’aumento delle accise per gasolio. Sarebbe una stangata da 3,1 miliardi di euro sugli automobilisti», spiega Assoutenti che boccia l’ipotesi di rialzo delle accise sul gasolio. «Su ogni litro di gasolio acquistato dagli automobilisti italiani – spiega Assoutenti – il 56,1%, pari a 0,91 euro al litro ai prezzi attuali, se ne va in tasse a titolo di Iva e accise. Situazione anche peggiore per la benzina, dove la tassazione pesa per il 59,8%, pari a 1,04 euro per ogni litro di verde. «Solo nel 2023 gli italiani hanno pagato un totale di 38 miliardi di euro a causa della tassazione (iva e accise) che grava sui carburanti venduti in Italia – spiega il presidente Gabriele Melluso – Oggi l’accisa sulla benzina è pari a 0,728 euro al litro, quella sul gasolio a 0,617 euro/litro: un eventuale allineamento delle accise sul gasolio al livello di quelle in vigore sulla benzina, farebbe aumentare il prezzo ai distributori ed equivarrebbe ad un maggior esborso paria 5,5 euro a pieno, determinando una stangata totale sugli automobilisti da 3,1 miliardi di euro all’anno, qualora i consumi di diesel si mantenessero ai livelli del 2023».
La stima dei maggiori costi: 162,50 euro in più all’anno
«Sfugge cosa intende fare il governo quando nel Piano strutturale di bilancio parla di allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina. L’auspicio è che abbassi quella della benzina portandola al livello del gasolio e non certo viceversa» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «Altrimenti sarebbe un bel guaio! Si tratterebbe, infatti, di una stangata da 162,50 euro all’anno per gli automobilisti che hanno un’auto diesel e una rovina per le conseguenze sull’inflazione, atteso che il costo di trasporto di qualunque prodotto viene poi traslato sui consumatori finali» conclude Dona. Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, se l’accisa del gasolio salisse da 61,74 cent a 72,84 cent al litro, ossia pari a quella della benzina, il prezzo del diesel, considerando anche l’Iva, salirebbe di quasi 14 cent al litro, con un rincaro pari a 6 euro e 77 cent per un pieno da 50 litri. «Una stangata su base annua, considerando due rifornimenti al mese, pari a 162 euro e 50 centesimi».
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