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come riavere i soldi delle multe e i punti della patente #finsubito prestito immediato


Si può fare ricorso contro le multe degli autovelox sotto sequestri perché non omologati? Come fare a farsi ridare i punti?

Il Tribunale del riesame di Cosenza ha confermato il sequestro preventivo degli autovelox distribuiti su tutto il territorio nazionale. La decisione riguarda i dispositivi di rilevamento della velocità gestiti dalla società LaBConsulenze, già oggetto di un’inchiesta partita proprio da Cosenza e successivamente estesa ad altre regioni italiane. Il sequestro è stato disposto perché tali strumenti di rilevamento elettronico della velocità sono stati solo “approvati” dal Ministero, ma non anche “omologati”. Secondo la Cassazione, approvazione e omologazione sono due procedure distinte che vanno svolte autonomamente. Di qui la domanda che in molti si fanno: come riavere i soldi delle multe e i punti della patente per gli autovelox sequestrati?

Il problema si complica per via del fatto che i termini per contestare le multe sono ormai scaduti. Tali termini sono infatti perentori e prevedono un limite di 30 giorni per presentare ricorso al Giudice di Pace.

In assenza di una tempestiva contestazione, dunque, non resta alcuna possibilità legale di impugnare il verbale, anche nel caso in cui emergano successivamente delle evidenze che ne attestino l’illegittimità. Ciò pone un interrogativo amaro: dobbiamo rassegnarci ad aver involontariamente contribuito alle casse comunali senza alcuna possibilità di rivalsa?

Non è detto che si debbano considerare definitivamente persi i soldi versati per multe derivanti da autovelox non omologati. Esiste, infatti, una possibilità legale di recupero sancita dall’articolo 2041 del codice civile. Tale norma prevede che chiunque, inclusa una pubblica amministrazione, si arricchisce ingiustamente a danno di altri, ossia “senza una giusta causa”, deve risarcire l’interessato nella misura del proprio arricchimento, restituendo quindi gli importi indebitamente percepiti.

Di conseguenza, la strada da percorrere non è tanto quella del ricorso contro la singola multa, quanto piuttosto l’avvio di un’azione legale diretta contro il Comune che si è ingiustamente arricchito. Per intraprendere tale azione, è necessario affidarsi a un avvocato che possa gestire il caso con competenza.

Per chi ha ricevuto numerose multe da autovelox non omologati, potrebbe rivelarsi economicamente vantaggioso raggruppare le contestazioni in un’unica causa, al fine di recuperare gli importi pagati. Questo approccio consente di ottimizzare le spese legali e massimizzare le possibilità di un risarcimento adeguato.

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Riguardo invece alla questione dei punti detratti dalla patente, il recupero appare più complesso. L’azione per l’arricchimento senza causa, infatti, è specificamente mirata alla restituzione dei soldi, senza estendersi alla sanzione accessoria della decurtazione dei punti.

La realtà è che, pur ottenendo il rimborso delle somme, la sanzione amministrativa rimane formalmente valida. Questo perché, come già accennato, i termini per l’impugnazione del verbale sono scaduti.

Tuttavia, si potrebbe sollevare un’argomentazione basata sull’illegittimità dell’operato della Pubblica amministrazione, in contrasto con l’articolo 97 della Costituzione italiana. Quest’ultimo impone a tutte le amministrazioni pubbliche, compresi gli enti locali come i Comuni, di operare secondo criteri di trasparenza e imparzialità, evitando di sfruttare indebitamente la propria posizione a discapito dei cittadini.

In tale contesto, qualora un giudice riconoscesse l’illegittimità dell’arricchimento del Comune a danno dell’automobilista, potrebbe teoricamente essere sollecitato anche a considerare la restituzione dei punti patente. Questo perché la sanzione accessoria, priva di un valido fondamento legale derivante dalla multa originaria, potrebbe essere vista come insostenibile.

In conclusione, benché la via per il recupero dei punti della patente sia più ardua e meno diretta rispetto a quella per il rimborso delle somme pagate, non è completamente preclusa se si riesce a dimostrare l’illegittimità sostanziale dell’azione amministrativa che ha portato alla sanzione originaria.

Del resto, per quanto riguarda la contestazione delle multe, il termine di 30 giorni è generalmente riservato all’impugnazione di vizi formali del verbale. Personalmente sostengo che per vizi sostanziali, come l’abuso di potere da parte dell’amministrazione, non dovrebbe vigere un termine di decadenza. Infatti, l’accertamento di un reato dovrebbe garantire alla vittima il diritto a una tutela efficace una volta che il reato stesso è stato confermato.

A tale proposito, esiste un precedente significativo, benché relativo a un contesto completamente diverso. Circa un anno fa, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che, anche se un decreto ingiuntivo diventa definitivo, in presenza di clausole abusive in un contratto bancario a danno del consumatore, il giudice è tenuto a superare il principio di giudicato e a consentire al cliente di opporsi al pignoramento, anche se l’immobile è già stato messo all’asta.

Secondo tale principio, le norme processuali devono cedere il passo alla tutela dei diritti fondamentali del cittadino. Lo stesso principio potrebbe essere applicato nei casi di sanzioni derivanti da autovelox illegittimi, dove il diritto del cittadino a un giusto procedimento sanzionatorio deve prevalere.

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