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Patente a crediti, è già un flop governo silente e in difficoltà #finsubito prestito immediato


Per il governo Meloni farà diminuire i morti sul lavoro, per le imprese è un eccesso di burocrazia, per i sindacati servirà a pochissimo.

Bypassate le tante richieste di rinvio bipartisan presentate in parlamento, parte oggi in tutti i cantieri edili la patente a crediti, strumento introdotto dall’ennesimo decreto voluto dalla ministra Marina Calderone dopo la strage dell’Esselunga di Firenze del 16 febbraio, quando cinque operai morirono nel cantiere senza che nessuno sapesse della loro presenza e del contratto a loro applicato.

Il fatto che ieri il governo non ne abbia rivendicato l’entrata in vigore dà la cifra della poca convinzione e dei tanti tira e molla su una norma che in realtà era già prevista dall’articolo 27 del Testo unico sulla sicurezza del 2008.

NEL CONCRETO, la patente a crediti funzionerà così: ogni impresa regolare che opera nei cantieri partirà da un punteggio iniziale di 30 crediti. Le violazioni delle norme sulla sicurezza comporteranno decurtazioni. Un punteggio inferiore a 15 crediti impedirà l’operatività nei cantieri.

Tuttavia, le strade per recuperare e aumentare i punti sono tali per cui sarà possibile arrivare anche a quota 100. Tra le motivazioni per gli incrementi vi è perfino la «storicità» di un’azienda – fino a 8 crediti in virtù della data di iscrizione dell’azienda richiedente alla Camera di commercio – semplici certificati facilmente ottenibili anche tramite autocertificazione oppure si potrà ottenere un credito per ciascun biennio successivo al rinnovo dell’asseverazione del modello di organizzazione e gestione, fino a un massimo di 22 crediti.

«Incentivando le imprese a mettere in atto le migliori pratiche in materia di sicurezza auspichiamo una graduale riduzione degli incidenti sul lavoro e allo stesso tempo a valorizzare chi adotta pratiche virtuose secondo un principio di responsabilità progressiva», ha spiegato Calderone al Question time alla Camera la scorsa settimana, nell’ultima sua dichiarazione a proposito.

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«NOI AVEVAMO CHIESTO una patente a punti che riguardasse tutti i settori e tutte le attività – risponde il segretario della Cgil Maurizio Landini – . Così non è, riguarda solo l’edilizia e le altre attività che vengono svolte nei cantieri edili. In più è una patente molto larga che in realtà non è quella che noi chiedevamo. Da questo punto di vista – ha aggiunto – abbiamo trovato non proprio confacente il fatto che nello stesso tempo siano state fatte delle norme per cui le aziende che si autocertificano per un anno non verranno visitate e addirittura è stato introdotto la norma per cui le imprese che vengono visitate debbano essere informate preventivamente 10 giorni prima. Ci sembrano due provvedimenti – ha concluso Landini – che non vanno nella direzione dell’urgenza che noi abbiamo, perché qui la gente continua a morire sul lavoro e gli infortuni non stanno diminuendo».

PERFINO LA CGIA DI MESTRE ha denunciato la «figuraccia» del governo: l’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) è corso ai ripari per evitare che il click day di oggi – primo giorno di applicazione – mandi in tilt il portale «dove almeno 830mila imprese del comparto casa dovranno presentare digitalmente la domanda per ottenere la patente a crediti». Così l’Inl ha dovuto concedere alle imprese l’opportunità dell’autocertificazione per mezzo Pec che, per tutto il mese di ottobre, costituirà una modalità alternativa all’inserimento della domanda nel portale dell’Inl. «Con una conseguenza, purtroppo, molto fastidiosa – denuncia la Cgil di Mestre – per tante aziende e altrettanti lavoratori autonomi la richiesta della patente a crediti dovrà essere fatta due volte».
Insomma, Calderone ha avuto sei mesi per preparare una norma e non è riuscita ad accontentare né i sindacati né le imprese.



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