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Ormai gli anziani devono confidare nel calendario e nelle ricorrenze nazionali e internazionali, civili e religiose, per sentire le istituzioni parlare/riparlare dei problemi degli over 65. In genere parole e promesse. Fatti pochi. I provvedimenti concreti, di solito, ignorano i cittadini con i capelli bianchi. Come fatto recentemente dal Governo nazionale che destina il “Bonus Natale 2024 – “una tantum” pari a 100 euro netti sulle buste paga, soldi esclusi dai fini fiscali Irpef da dare in aggiunta alla 13ma mensilità – a una parte dei lavoratori dipendenti (reddito lordo annuo non superiore ai 28mila euro, coniuge e figlio fiscalmente a carico, comprese famiglie monogenitoriali), ma non alla grande platea dei pensionati. Evidentemente  il Governo considera gli anziani benestanti o invisibili. 

Purtroppo in Sardegna non è così. Il Governo dimentica che l’importo medio mensile  delle pensioni in Sardegna (secondo i dati INPS relativi al 2023) è 840 euro , inferiore del 17%  alla media italiana (1.007,64 €). Gli importi medi per categoria nella nostra isola sono i seguenti: 1.225 euro ( vecchiaia), €719 (invalidità), € 670€(superstiti). L’importo medio delle pensioni assistenziali (assegni sociali e invalidità civile) è di 485€. 

Un quadro non roseo, al quale si aggiungono altre difficoltà che quotidianamente vivono i pensionati sardi, soprattutto nel settore socio-assistenziale. Un cittadino su cinque rinuncia a curarsi, la  regione al primo posto in Italia per quanto riguarda le cosiddette “cure mancate”, assistenza domiciliare integrata ai minimi termini, medici di famiglia sempre più lontani e rari; povertà superiore di ben 8 punti al 14,8% della media nazionale; famiglie dei pensionati in grossa difficoltà, soprattutto le fasce più fragili ,che hanno avuto un peso dall’aumento dell’inflazione reale al supermercato superiore al 17%. 

La prima riforma nazionale dell’assistenza agli anziani, che avrebbe dovuto prevedere il riordino complessivo della materia come previsto dalla stessa legge delega n. 33 del 2023, è stata  ridimensionata dal decreto attuativo n.29/2024, che non prevede le risorse aggiuntive di cui la riforma avrebbe bisogno, circa  5 miliardi euro/anno: una chimera per le casse statali.

I nostri impegni prioritari di lotta e confronto con la Regione riguardano povertà, riforma sanitaria ( dopo oltre 6 mesi di insediamento della Giunta regionale i cittadini non hanno ancora visto un segnale avvertibile di miglioramento della situazione), fisco regionale per la riduzione dell’addizionale regionale per alcune categorie di cittadini.

 

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