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Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Sorpresa! Anzi: miracolo (almeno in apparenza). Domani [25 settembre] davanti al Senato e a diverse prefetture ci saranno presidi di CGIL, UIL e – in certi casi – anche di Pd, AVS e Cinquestelle “contro” il DDL 1660.

Con le centinaia di funzionari a tempo pieno a disposizione, finora erano riusciti a non accorgersi dell’esistenza del disegno di legge liberticida Piantedosi-Nordio-Crosetto, e del suo rapidissimo cammino alla Camera. Se scorrete i loro portali nazionali, infatti, troverete a fatica, sul sito della UIL, qualche decina di righe contro l’art. 14 (blocco stradale). Rigoroso silenzio su tutto il resto.

Ora, invece, Daniela Barbaresi e Lara Ghiglione, per la CGIL, scoprono che “il principio che anima questo provvedimento è lo stesso del decreto Caivano, del decreto rave, della legge 50 impropriamente chiamata decreto Cutro. Le soluzioni proposte vanno verso un inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati che peraltro riducono gli spazi di dissenso e di protesta, come i reati contro le manifestazioni o le occupazioni di immobili, arrivando a peggiorare il codice Rocco, con la non obbligatorietà del differimento della pena per le donne incinte e le madri di bambini fino ad un anno di età. Norme con cui si danno risposte penali a problemi che sono soprattutto sociali e che non aumentano la sicurezza dei cittadini”.

Alla buon’ora!, verrebbe da dire.

Se non fosse che la logica di questa critica è tutt’altro che antagonistica nei confronti di quella che ispira il DDL 1660. Il problema di CGIL-UIL e dei loro sodali politici, infatti, non è il DDL in sé, sono soltanto gli “eccessi” repressivi, il “politicamente scorretto” delle destre, soprattutto in termini di linguaggio, la loro “propaganda” sul tema sicurezza, ma non la necessità, che essi sposano appieno, di una stretta repressiva in un clima di guerra.

Non a caso questa iniziativa non contiene alcuna proposta di mobilitazione reale che serva ad intralciare, e tanto meno a fermare, il cammino dell’approvazione della legge al Senato. E sì che CGIL e UIL, e i partiti della “opposizione” associati, possono vantare grandi numeri di iscritti, e ancor più grandi di votanti. Ma non intendono assolutamente disturbare il manovratore, o meglio: i manovratori. Che non sono soltanto il governo Meloni e i partiti delle destre; sono le mega-imprese coinvolte nelle “grandi opere” ed in ogni sorta di speculazione edilizia ed energetica, i padroni della logistica, le organizzazioni dei proprietari di case, i vertici, e non soltanto i vertici, delle forze di polizia e – soprattutto – i comandi della NATO e degli apparati militari italiani, al di sopra dei quali c’è, concorde con la necessità di un immediato e forte inasprimento della repressione statale, il capitale finanziario.

Per questi finti oppositori, “Il disegno di legge appena approvato dalla Camera è un condensato di propaganda e populismo istituzionale”. Propaganda? Populismo istituzionale? Ma che??? C’è l’ introduzione di nuovi reati (blocco stradale e ferroviario, “terrorismo della parola”, rivolta nelle carceri, nei CPR e nei centri di accoglienza, occupazione di case sfitte), ci sono pesanti aggravamenti di pena (che con il gioco delle aggravanti, in più casi, possono comportare fino a 15-20 anni di carcere per la partecipazione a manifestazioni o a forme di ribellione accese), sono punite duramente anche le forme di resistenza passiva, e così via. Altro che propaganda! Altro che populismo! E – come le stesse dirigenti CGIL, a parole, riconoscono – si tratta di una politica organica di legge e ordine (decreto rave, decreto Caivano, decreto “Cutro”) contro la classe lavoratrice e contro i movimenti sociali di lotta, che fa con il DDL 1660 un salto di quantità e di qualità, e prevede una tutela integrale, senza precedenti, dell’operato delle forze di polizia, quale che esso sia, con apposite norme, anche finanziarie, per assicurare la difesa degli eventuali imputati. Ma i capi e le cape di CGIL e UIL sono capaci di non vedere, non vogliono vedere, e quindi coprono, l’evidente salto di quantità e di qualità che si compie in tutte e due le direzioni con il DDL Piantedosi-Nordio-Crosetto.

Peggio ancora: anche queste norme da autentico stato di polizia appaiono loro “un esercizio di propaganda” perché il governo “non rinnova i contratti scaduti da troppo tempo” con “risorse adeguate” e non ha varato alcun “piano di assunzioni straordinarie per adeguare gli organici anche per quanto riguarda gli istituti penitenziari e i centri di intrattenimento e accoglienza per i migranti”. Quindi “il loro [delle destre!] sostegno alle forze dell’ordine” sarebbe solo di facciata – il governo Meloni non spende abbastanza per la remunerazione delle forze di polizia e il loro rafforzamento numerico! Critica a Meloni&Co. sì, ma in questo caso da destra

Esageriamo?

La riprova più evidente che le cose stanno in questo modo viene dagli ordini del giorno del Movimento 5 stelle e del PD che sono stati recepiti dal governo e approvati dalla Camera, nei quali “si impegna il governo a destinare più risorse per l’assunzione di nuovi poliziotti e nuovi magistrati.”. Leggeteli attentamente in coda a queste note (e tra i presentatori troverete anche deputati/e che amano presentarsi come compagni/e di lotta dei movimenti sociali, e perfino degli scioperi operai…).

Quindi, altro che opposizione al Ddl Piantedosi-Nordio-Crosetto! Gli organizzatori dei presidi di domani [25 settembre] intendono piuttosto completarlo e “perfezionarlo“, emendandolo da qualche inutile “eccesso”, e andando a colmare i buchi di bilancio lasciati aperti dal governo in materia di rafforzamento degli apparati di repressione.

Controprove?

Non c’è una sola parola da parte dei promotori dei presidi di domani sul contesto di corsa alla guerra da cui questa violenta stretta repressiva nasce; sull’intensificazione della guerra tra NATO e Russia in Ucraina e, sempre più, in Russia; sul genocidio a Gaza; né sulla economia di guerra che gli corrisponde – dal momento che le centrali sindacali confederali sono totalmente allineate ai “valori occidentali”, ossia alla pretesa degli stati e dei capitali occidentali di dominare e sfruttare in eterno il resto del mondo anche, necessariamente, attraverso le guerre. La CISL, che allineata lo è da sempre in quanto sindacato filo-padronale e filo-imperialista per eccellenza, è da tempo la vera guida ideologico-culturale e politica della trimurti confederale. Quanto poi alla sinistra parlamentare, basterà ricordare che lo squallido Bonelli, formalmente il più a sinistra di tutti, trova “disgustosa” la manifestazione dei palestinesi il 5 ottobre a Roma, una manifestazione che intende denunciare il genocidio di marca sionista in corso, ora allargato al Libano, e confermare il suo sostegno al popolo e alla resistenza palestinese.

Né CGIL-UIL né i loro soci in politica spendono, poi, una sola parola sulla continuazione dell’iniziativa “contro” il DDL dopo il giorno 25 settembre. Di azioni di lotta, manifestazioni, scioperi neppure a parlarne. I dirigenti di CGIL, UIL e della “opposizione” parlamentare si fanno domani [25 settembre] una veloce sciacquata di faccia, e morta lì. Lo fanno per dare un contentino a quei lavoratori iscritti e a quei loro votanti – ne conosciamo un certo numero – che gli hanno chiesto, talvolta utilizzando proprio il nostro materiale e raccogliendo il nostro allarme: ma noi/voi contro il DDL 1660 non facciamo/fate proprio niente?

Tutti/e coloro che sentono disagio per l’immobilità, e la complicità con il governo Meloni delle proprie organizzazioni sindacali o politiche di riferimento in questa pesantissima svolta repressiva – perché di complicità si tratta –, facciano un passo avanti e si uniscano alla Rete Liberi/e di lottare, a cominciare dalle iniziative territoriali dei prossimi giorni e dalla manifestazione del 5 ottobre a Roma!

24 settembre,

Il Pungolorosso

 

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