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Le misure illustrate dal ministro Giorgetti ai sindacati: nessun cambio in vista sulle pensioni, si lavora per incrementare le risorse per la sanità

di Martina Regis,

Confermati gli interventi già varati nella scorsa manovra, compreso il taglio del cuneo e le tre aliquote Irpef che diventano strutturali. Sulle pensioni nulla si muove, mentre si valuta un incremento delle risorse per la sanità, tenendo la spesa sopra all’1,5% in rapporto sul Pil previsto in media nel settennio, e per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali nel pubblico impiego, recuperando i valori dell’inflazione, ovvero circa il 2% annuo. Sono le misure che comporranno l’ossatura della prossima finanziaria delineate dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ai sindacati nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi per presentare il Piano strutturale di Bilancio, che si sviluppa in sette anni e dovrebbe approdare sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri venerdì, prima di arrivare sui banchi del Parlamento a ottobre.

Confronto tra governo e banche su eventuale contributo

Intanto, l’esecutivo e le banche continuano a lavorare – riferiscono fonti presenti al confronto – su un eventuale contributo da utilizzare in manovra, insieme alle entrate fiscali e a quelle provenienti dal taglio della spesa pubblica (escludendo però ogni ipotesi di tassa sugli extraprofitti).  Misure che però, ha precisato l’Abi in una nota, “dovranno essere di natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi”, per non penalizzare la competitività degli istituti italiani.

Dai sindacati reazioni in chiaroscuro

Dai sindacati arrivano reazioni in chiaroscuro. Se da un lato è unanime la valutazione positiva dell’annuncio del taglio del cuneo e di una riforma Irpef che finalmente diventano strutturali, dall’altra Cgil e Uil restano critiche su tutti gli altri fronti aperti. “Sulle pensioni – attacca il leader di Corso d’Italia, Maurizio Landini – non intendono cambiare assolutamente nulla di quello che già c’è, quindi vuol dire non solo che non viene superata la Fornero, ma che tutto ciò che di peggio è stato fatto in questi anni viene confermato”. Stesso dicasi per salari, precarietà e fisco: “Non abbiamo avuto alcuna risposta, quindi per me quello che ci è stato comunicato oggi è che abbiamo davanti sette anni di rischio di politiche d’austerità, di sacrifici e di tassi e non c’è una volontà di andare a prendere i soldi dove sono” ma questa volta, ammonisce il segretario, “non siamo disponibili a stare a guardare”. E’ anche la linea di Bombardieri: “Sul lavoro e sul recupero del potere d’acquisto dei salari, non ci sono risposte. Non c’è la detassazione degli aumenti contrattuali, non ci sono risposte sul lavoro precario e soprattutto non abbiamo sentito dal ministro Giorgetti interventi sulla riforma fiscale” e sulle pensioni “nulla cambia, con opzione donna che resta penalizzante e tutte le richieste fatte dai partiti – come Quota 103 ndr – cancellate, con buona pace della propaganda elettorale”. Certo, l’ipotesi ventilata di non toccare l’indicizzazione delle pensioni è una buona notizia, ma secondo Cgil e Uil non basta. Diversa invece la posizione della Cisl che si dice rassicurata “sulla piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione, sulla volontà di rafforzare le risorse sul Fondo Sanitario Nazionale e a sostenere anche il rinnovo dei contratti”, come sottolinea il numero uno di via Po, Luigi Sbarra.

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