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L’incertezza sul quadro economico statunitense e le sue possibili conseguenze per il mercato obbligazionario continuano a restare al centro dell’attenzione. A questo proposito, gli esperti dei team Invesco dedicati ai prestiti bancari, al direct lending e ai crediti in sofferenza, illustrano i loro pareri e delineano le prospettive nei rispettivi ambiti di specializzazione.

PRESTITI BANCARI

“Per quanto riguarda i prestiti bancari” spiega Kevin Egan, Senior Portfolio Manager, Senior Secured Bank Loan Group di Invesco“ permangono diversi motivi convincenti per valutare la possibilità di investire in quelli senior garantiti”. Innanzitutto per il reddito: al momento quello cedolare ammonta all’incirca al 9,19%, valore vicino ai propri massimi dal 2009 a oggi. La previsione dei mercati è che i tassi resteranno “più alti più a lungo” e ben al di sopra dei livelli pre-2022: se così fosse, i prestiti presentano un rischio di duration praticamente nullo (alla luce di una duration media pari a circa 45 giorni).

UN INTERESSANTE RELATIVE VALUE

Egan segnala inoltre un interessante relative value. I prestiti bancari tendono infatti storicamente a offrire rendimenti tra i migliori nel reddito fisso con altri due plus: la loro seniority nella struttura patrimoniale mitiga il rischio di ribassi con un rischio di duration al contempo nullo. “Se il contesto fosse recessivo, i prestiti offrirebbero protezione dal rischio di ribassi dal momento che vantano la più alta priorità di rimborso in caso di default” sottolinea il manager che ricorda come, la cedola media offerta dai prestiti, che si attesta al 9,19%,  dopo 15 anni supera quella degli high yield, corrispondente al 6,24%.

DIRECT LENDING

Passando al direct lending, nel primo semestre di quest’anno i volumi di operazioni di M&A legate al private equity, di solito un fattore importante alla base delle opportunità in questo campo, hanno subito una contrazione del 34% rispetto al 1º semestre del 2023. “Tuttavia, le operazioni di direct lending hanno evidenziato una solidità sotto il profilo dei fondamentali, specialmente nei casi in cui sono state supportate da un approccio disciplinato a strutturazione e documentazione. E, fatto rilevante, i rendimenti complessivi unlevered sono rimasti attrattivi e ben al di sopra dei livelli storici” specifica Ron Kantowitz, Head of Direct Lending di Invesco.

UN RENDIMENTO STORICAMENTE ATTRATTIVO

In base alla aspettative, nel resto dell’anno l’inflazione dovrebbe scendere in maniera significativa e la Federal Reserve adottare una politica più accomodante. Nel frattempo i volumi di operazioni di M&A dovrebbero crescere sulla spinta delle pressioni sulle società di private equity affinchè restituiscano capitale agli investitori. “Un altro elemento importante è che la qualità delle operazioni di direct lending da noi osservata resta decisamente interessante. Rimaniamo focalizzati sulla sottoscrizione di strutture patrimoniali prudenti con livelli di indebitamento moderati e clausole ben congegnate” puntualizza Kantowitz, ricordando come si rafforzi la prospettiva che i rendimenti nel direct lending rimangano a un livello storicamente attrattivo pari all’11-12%.

CREDITO IN SOFFERENZA

“Nell’ambito del credito in sofferenza e delle special situations valutiamo quasi ogni giorno nuovi possibili investimenti in imprese controllate da fondi di private equity. Società di buona qualità, specialmente nel segmento delle small cap, in difficoltà a causa dell’aumento dei tassi sono alla ricerca di soluzioni di finanziamento” argomenta Paul Triggiani, Head of Distressed Credit and Special Situations di Invesco.  I fondi di private equity, pur detenendole da svariati anni non hanno mai potuto reinvestire nelle loro attività, sviluppare nuovi prodotti, espandersi in nuove aree geografiche o mirare a una crescita progressiva tramite operazioni di M&A: il risultato è una limitata creazione di valore azionario.

RISCHIO / RENDIMENTO INTERESSANTE

“Si tratta di situazioni ideali per la nostra expertise in tema di soluzioni di finanziamento attrattive in grado di ridurre significativamente gli interessi passivi, e a volte di azzerarli, con un’appropriata mitigazione dei ribassi tramite garanzie e governance. Le aziende in questione risultano in buone condizioni senza la necessità di una ristrutturazione: offrono in tal modo un rischio in prospettiva minore e un’asimmetria tra rischio e rendimento storicamente interessante” conclude Triggiani.

 

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