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La Cina è seriamente intenzionata a risollevare la sua economia in crisi con un’iniezione fino a 1.000 miliardi di yuan, pari a 142 miliardi di dollari, nelle sue più grandi banche statali. Il finanziamento, che proverrebbe da emissione di nuovi titoli sovrani, è finalizzato ad aumentare la capacità degli istituti di credito di sostenere le attività economiche del Paese. I dettagli non sarebbero ancora stati ultimati e quindi possono essere soggetti a modifiche. Secondo le indiscrezioni si tratterebbe di una forma di sostegno fiscale tramite emissione di titoli di Stato che farebbe seguito all’imponente piano di stimoli monetari messo in piedi dalla People’s Bank of China nei giorni scorsi. L’autorità monetaria ha tagliato i tassi di interesse sui prestiti e sui mutui ipotecari, oltre a mettere a disposizione finanziamenti a broker, fondi e assicurazioni per acquistare azioni in Borsa. Inoltre è allo studio la possibilità di creare un fondo di stabilizzazione del mercato azionario.

 

Cina: ecco cosa comporta il sostegno alle grandi banche

Se verrà portata a termine, la manovra per sostenere le grandi banche sarà la prima nel suo genere orchestrata dalla Cina dalla grande crisi del 2008. In precedenza Pechino ha effettuato un’operazione di salvataggio verso la fine degli anni ’90, allorché i prestiti in sofferenza erano saliti al 40% del totale. In quell’occasione, furono vendute obbligazioni speciali per raccogliere liquidità e vennero istituite le bad bank statali per acquistare 1.400 miliardi di yuan di crediti deteriorati al valore nominale. All’inizio del nuovo millennio, inoltre, il governo ha utilizzato 60 miliardi di dollari di riserve estere per la ricapitalizzazione dei colossi bancari statali, quali ICBC, Bank of China e China Construction. Con la crisi del 2008 era stata salvata la Agricultural Bank, attraverso un’iniezione di capitale di 19 miliardi di dollari. Le maxi-operazioni hanno consentito la rinascita della Cina, che per oltre un decennio è stata protagonista di una crescita vertiginosa fino a diventare la seconda più grande economia del mondo.

Ora l’economia cinese annaspa e si tentano tutte le strade per riportare il Paese ai fasti di un tempo. Il governo è consapevole che il sostegno alle grandi banche è importante per raggiungere l’obiettivo, sebbene i primi sei istituti di credito della nazione (Agricultural Bank of China Ltd, China Construction Bank Corp., ICBC, Bank of China, Bank of Communications Co. e Postal Savings Bank of China Co.) abbiano superato di gran lunga i requisiti patrimoniali minimi richiesti. Tuttavia, alcuni stanno affrontando margini bassi, profitti in discesa e una crescita dei crediti in sofferenza. In particolare, i margini di interesse netti hanno toccato il minimo storico a fine giugno, all’1,54%, al di sotto dell’1,8% considerato limite per ottenere una redditività ragionevole. Gli utili combinati sono invece aumentati appena dello 0,4% nei primi sei mesi dell’anno, registrando il ritmo più lento dal 2020. Recentemente il governo ha chiesto alle banche di pagare dividendi provvisori in modo da sostenere il mercato azionario, nonostante una situazione difficile in termini di margini e utili. L’operazione però mette sotto pressione le riserve di capitale di rilevanza sistemica.

“Questo è un diverso tipo di stimolo”, ha detto Hao Hong, capo economista di Grow Investment Group. “Se fatto attraverso l’emissione di obbligazioni speciali, è uno stimolo fiscale e può stabilizzare le banche mentre i prezzi degli immobili continuano a diminuire. Garantirà che la capacità di prestito delle banche non ne risenta”.

A giudizio di Francis Chan, analista senior di Bloomberg Intelligence, “in teoria le grandi banche non hanno bisogno di più capitale per sostenere le operazioni, a meno che non venga chiesto loro di assumere un rischio di credito maggiore. In questo caso, un’iniezione di 1.000 miliardi di yuan sarà più o meno per quello scopo”.



 

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