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  • Il decreto Coesione ha previsto il rafforzamento delle politiche di coesione per il Mezzogiorno per colmare il divario economico e sociale tra il Sud e il resto del Paese.
  • Introdotti anche sgravi contributivi per l’assunzione di giovani e donne, con l’esonero contributivo del 100% per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani under 35 e donne senza impiego.
  • Per le assunzioni nelle Regioni del Sud, incluse nella Zona Economica Speciale (ZES), il tetto dello sgravio mensile è elevato a 650 euro, con l’intento di colmare il divario occupazionale e promuovere lo sviluppo economico nelle aree meno sviluppate.

Il Decreto Coesione (D. l. n. 60 del 2024), convertito in legge con modificazioni, rappresenta uno strumento normativo per il rilancio economico e sociale delle aree meno sviluppate del Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno e alle aree interne. Tale decreto si inserisce nell’ambito delle politiche pubbliche volte a rafforzare la coesione territoriale, migliorare la capacità amministrativa degli enti locali, sostenere l’occupazione e promuovere interventi di rigenerazione urbana. L’obiettivo principale del decreto è quello di ridurre i divari territoriali e potenziare le infrastrutture sociali ed economiche attraverso una serie di misure integrate e interventi settoriali. 

Finalità del Decreto Coesione 2024

Le finalità principali del Decreto Coesione sono: 

  • la riduzione delle disparità territoriali, specie del Mezzogiorno;
  • il miglioramento della capacità amministrativa;
  • il sostegno allo sviluppo economico e sociale;
  • la promozione di investimenti pubblici e privati con Zone Logistiche Speciali (ZLS)
  • il contrasto alla povertà educativa.

I principi racchiusi nel Decreto sono direttamente collegati agli obiettivi di lungo termine della politica di coesione dell’UE e si intrecciano con le priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, il principio di coesione territoriale mira a ridurre il divario tra le Regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate, in particolare il Mezzogiorno.

Il decreto rispetta il principio di sussidiarietà, assicurando che le decisioni vengano prese il più vicino possibile ai cittadini, e riconosce le specificità territoriali, permettendo un’adeguata personalizzazione degli interventi in base alle esigenze locali. Inoltre, il decreto adotta un approccio integrato allo sviluppo sostenibile, prestando particolare attenzione agli aspetti ambientali, economici e sociali. Un altro principio è il rafforzamento della legalità e della trasparenza nelle procedure amministrative e nell’utilizzo dei fondi pubblici, in particolare nelle aree a più alto rischio di infiltrazione della criminalità organizzata

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Ambito di applicazione

Il decreto si applica nelle aree caratterizzate da un marcato ritardo di sviluppo, identificate sulla base di parametri economici e sociali, tra cui il tasso di disoccupazione, il PIL pro capite, la qualità delle infrastrutture e i livelli di servizi pubblici. In particolare, le Regioni del Mezzogiorno sono considerate l’area prioritaria per l’attuazione delle misure di coesione.

In particolare, le misure previste dal decreto si applicano in vari settori per la crescita e lo sviluppo, che includono interventi volti a migliorare:

  • la rete infrastrutturale (reti di trasporto nazionale, sia stradali, sia ferroviarie);
  • i servizi pubblici locali (l’istruzione, la sanità, e l’accesso ai servizi digitali);
  • la rigenerazione urbana e la sicurezza.

Il Decreto Coesione si inserisce nel quadro normativo nazionale ed europeo relativo alle politiche di coesione territoriale, economica e sociale. A livello nazionale, il decreto si coordina con le disposizioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e con altre normative volte a promuovere lo sviluppo delle aree meno sviluppate, come il Codice degli appalti (D.lgs. 50/2016) e la legislazione in materia di Zone Logistiche Speciali (ZLS). A livello europeo, il decreto si ispira agli obiettivi della Politica di Coesione 2021-2027 dell’Unione Europea, che mira a ridurre le disparità economiche tra le Regioni e a promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile.

Investimenti nel Decreto Coesione

Il decreto legge dedica particolare attenzione agli investimenti quale leva strategica per ridurre le disuguaglianze territoriali e promuovere lo sviluppo economico nelle aree svantaggiate, in particolare nel Mezzogiorno e nelle regioni interne del Paese. Gli investimenti previsti dal decreto mirano a favorire una crescita sostenibile e inclusiva, stimolando l’economia locale e migliorando le condizioni di vita dei cittadini attraverso interventi mirati in settori chiave come le infrastrutture, l’innovazione, la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo imprenditoriale.

Il Decreto Coesione prevede l’utilizzo di un mix di fondi nazionali ed europei per finanziare gli investimenti, in modo da garantire la sostenibilità delle misure nel lungo termine. Tra i principali strumenti di finanziamento troviamo:

  • i fondi europei destinati alla politica di coesione, come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE), per finanziare progetti di infrastrutture, innovazione, occupazione e sostenibilità:
  • parte degli investimenti previsti dal decreto sono allineati con le misure del PNRR, il piano varato dall’Italia per rilanciare l’economia dopo la crisi pandemica. In questo contesto, le risorse del Next Generation EU vengono utilizzate per finanziare progetti innovativi e sostenibili nelle aree svantaggiate;
  • oltre ai fondi europei, il decreto prevede l’impiego di risorse nazionali e regionali per co-finanziare gli interventi, con un particolare focus sulle Regioni meridionali e sulle aree interne. Questo mix di risorse consente di adattare gli interventi alle specificità dei territori, garantendo una maggiore flessibilità e efficacia.
  • il decreto promuove la collaborazione tra settore pubblico e privato, incentivando il coinvolgimento di investitori privati nella realizzazione di progetti infrastrutturali e imprenditoriali. I partenariati pubblico-privati (PPP) sono considerati uno strumento chiave per mobilitare risorse aggiuntive e accelerare l’attuazione degli interventi.
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Cabina di regia del Decreto Coesione

La cabina di regia del Decreto Coesione è composta da rappresentanti dei principali attori istituzionali. In particolare, la presidenza del Consiglio dei Ministri, che assicura il coordinamento generale degli interventi e funge da collegamento con il Governo. Il Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale unitamente al Ministero dell’Economia e Finanze e Regioni e enti locali.

Quanto alle funzioni, la cabina di regia si occupa del monitoraggio costante degli interventi e la valutazione dei loro impatti in termini di efficienza, efficacia e sostenibilità. A tale scopo, vengono stabiliti indicatori di performance specifici per ogni misura attuata. Inoltre, supervisiona l’utilizzo dei fondi destinati al raggiungimento degli obiettivi del decreto, inclusi i fondi nazionali ed europei, come quelli previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

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Rafforzamento capacità amministrativa 

Il Decreto Coesione pone particolare attenzione al rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni locali e regionali, intesa come l’insieme di competenze, risorse e strutture organizzative necessarie per gestire correttamente le risorse pubbliche, progettare e implementare politiche di sviluppo, e garantire la corretta esecuzione dei programmi finanziati con fondi nazionali ed europei.

Uno dei problemi che si pongono nelle aree meno sviluppate, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno, è la debolezza delle amministrazioni locali in termini di risorse umane, competenze tecniche e organizzazione. Tale debolezza ha spesso rappresentato un ostacolo all’utilizzo efficace dei fondi destinati allo sviluppo, come i fondi strutturali europei, e ha limitato la capacità di attrarre investimenti e realizzare progetti infrastrutturali. 

Le misure per il potenziamento della capacità amministrativa sono:

  1. la formazione e l’aggiornamento del personale pubblico locale e regionale, con l’obiettivo di migliorare le competenze in materia di gestione dei fondi pubblici, progettazione di interventi e monitoraggio dei risultati;
  2. il supporto tecnico alle amministrazioni locali, finalizzato a fornire supporto operativo nella gestione e nell’attuazione dei progetti, ed erogato attraverso l’istituzione di task force specializzate o l’attivazione di convenzioni con enti di consulenza tecnica e giuridica;
  3. la digitalizzazione e semplificazione amministrativa per la semplificazione delle procedure burocratiche;
  4. la collaborazione tra amministrazioni locali e regionali e l’istituzione di partenariati tra enti pubblici e privati, al fine di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e migliorare l’efficienza nella gestione dei progetti. 

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Assunzione dei segretari comunali e provinciali 

Una delle misure rilevanti introdotte dal Decreto Coesione è, dunque, il rafforzamento del personale amministrativo, in particolare attraverso il potenziamento del ruolo dei segretari comunali e provinciali. I segretari comunali e provinciali hanno il compito di garantire la legalità, l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa. Nelle aree coperte dal Decreto Coesione, il loro ruolo assume un’importanza ancora maggiore, vista la complessità degli interventi da gestire e la necessità di coordinare correttamente l’uso dei fondi pubblici e l’attuazione delle politiche di coesione territoriale.

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CIS (Contratti Istituzionali di Sviluppo)

I Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) sono uno strumento previsto dal Decreto Coesione per promuovere investimenti mirati e coordinati nelle aree più svantaggiate del Paese. Introdotti come strumento flessibile per accelerare l’attuazione di interventi di sviluppo territoriale, i CIS coinvolgono diversi livelli di governo e soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di garantire una governance efficace e la realizzazione di progetti complessi in tempi certi.

I CIS sono accordi multilaterali sottoscritti tra il Governo, le Regioni, gli Enti locali e, in alcuni casi, soggetti privati, finalizzati a definire e realizzare interventi strategici in specifici ambiti territoriali. Il loro funzionamento è regolato da un iter nel quale i territori candidati sono individuati in base alle priorità di sviluppo del Paese. Le aree di intervento possono includere il potenziamento delle infrastrutture, lo sviluppo industriale, il turismo, l’ambiente, la cultura e l’innovazione.

Una volta individuati gli obiettivi, viene redatto un piano di intervento che coinvolge diversi soggetti istituzionali e partner privati. La governance dei CIS è multilivello, con la cabina di regia nazionale che coordina i lavori e le risorse, mentre a livello locale vengono istituite unità operative per garantire l’effettiva implementazione degli interventi. Tale modello di governance garantisce la flessibilità e l’adattabilità dei progetti alle esigenze locali, pur mantenendo un quadro unitario di riferimento a livello nazionale.

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ZLS (Zone Logistiche Speciali)

Le ZLS nascono con l’obiettivo di attrarre investimenti privati, migliorare la competitività delle imprese locali e potenziare la capacità logistica dei territori, favorendo la crescita di attività produttive in settori strategici, come il commercio internazionale, la logistica e l’industria. Le Zone Logistiche Speciali sono concepite come aree geografiche definite, caratterizzate da particolari agevolazioni fiscali, amministrative e contributive, volte a favorire l’insediamento di nuove imprese e il consolidamento di quelle esistenti. 

Le ZLS:

  • mirano a potenziare le infrastrutture logistiche, quali porti, aeroporti e interporti, agevolando il trasporto di merci e la competitività delle imprese locali;
  • incentivano l’insediamento di investitori privati, sia nazionali sia esteri;
  • stimolano la creazione di nuovi posti di lavoro
  • migliorano la competitività delle imprese italiane nei mercati globali.

Agevolazioni e incentivi nelle ZLS

Le imprese localizzate in queste zone possono beneficiare di importanti esenzioni fiscali, come la riduzione dell’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) e sgravi fiscali sugli investimenti in nuove tecnologie, infrastrutture e progetti di espansione. Un altro incentivo riguarda la riduzione degli oneri contributivi per i datori di lavoro che assumono personale all’interno delle ZLS. Questo incentivo contribuisce a ridurre il costo del lavoro, stimolando l’occupazione e incentivando l’apertura di nuove attività produttive.

Inoltre, il decreto prevede misure di semplificazione burocratica all’interno delle ZLS, riducendo i tempi e i costi delle autorizzazioni necessarie per avviare e gestire attività economiche. Le imprese localizzate nelle ZLS beneficiano di una procedura accelerata per l’ottenimento delle licenze e delle concessioni. Sono previsti strumenti di finanziamento agevolato per le imprese che investono in progetti di sviluppo nelle ZLS, soprattutto per iniziative legate alla transizione ecologica, all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione.

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TARI nel Decreto Coesione 

Una parte rilevante delle politiche fiscali nel Decreto Coesione è dedicata alla TARI (Tassa sui Rifiuti), con l’obiettivo di introdurre meccanismi di agevolazione e riduzione per i territori più svantaggiati. Il sistema TARI è stato spesso oggetto di critiche per il suo impatto economico sulle famiglie e sulle imprese, soprattutto in contesti dove i servizi di gestione dei rifiuti sono meno efficienti. Il decreto cerca di affrontare queste problematiche, introducendo misure mirate a rendere la tassa più equa e sostenibile.

Le modifiche introdotte relative alla TARI hanno diverse finalità, tra cui:

  • la riduzione del carico fiscale per le famiglie e le imprese; 
  • incentivare la raccolta differenziata attraverso agevolazioni sulla TARI;
  • migliorare l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti con agevolazioni fiscali per i Comuni che adottano sistemi virtuosi di gestione dei rifiuti.

A questo proposito, leggi anche TARI: cos’è, chi la deve pagare e quando scade

Sostegno all’avvio al lavoro nel Decreto Coesione 

Il Decreto Coesione si concentra sul sostegno all’avvio al lavoro, con l’obiettivo di incentivare l’occupazione nel Mezzogiorno, nelle zone interne e nelle aree rurali. Le politiche di coesione territoriale puntano a ridurre i divari occupazionali e a creare nuove opportunità di lavoro attraverso interventi mirati che facilitano l’inserimento dei giovani e delle categorie svantaggiate nel mercato del lavoro, nonché il rafforzamento delle competenze.

Le principali misure per sostenere l’avvio al lavoro includono la previsione di esoneri contributivi e incentivi economici per le imprese che assumono giovani, disoccupati di lunga durata e altre categorie svantaggiate nelle aree meno sviluppate del Paese. Questi incentivi sono pensati per ridurre il costo del lavoro e stimolare la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità. Il decreto introduce finanziamenti per programmi di formazione professionale mirati a migliorare le competenze dei lavoratori, con particolare attenzione ai settori della transizione ecologica e la digitalizzazione. Inoltre, la riforma incentiva l’autoimprenditorialità, offrendo contributi a fondo perduto e prestiti agevolati a chi decide di avviare una propria attività nelle Regioni svantaggiate. 

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Resto al Sud 2.0 

Il programma “Resto al Sud 2.0” introdotto nel Decreto Coesione è un ampliamento e potenziamento dell’iniziativa originaria “Resto al Sud,” nata per incentivare l’imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno. La nuova versione, “Resto al Sud 2.0”, mira a supportare non solo i giovani imprenditori del Sud Italia, ma anche le donne e le persone con più di 45 anni, estendendo le possibilità di accesso ai finanziamenti e ampliando le agevolazioni economiche per favorire la creazione di nuove attività produttive e sostenibili nelle aree svantaggiate.

“Resto al Sud 2.0” introduce una serie di agevolazioni e incentivi mirata a sostenere l’avvio di nuove imprese e attività autonome nelle Regioni del Sud, con l’obiettivo di rendere più accessibili le risorse finanziarie necessarie per avviare nuovi progetti imprenditoriali. Il programma prevede la concessione di contributi a fondo perduto per la copertura di una parte delle spese necessarie per avviare una nuova attività imprenditoriale.

Oltre ai contributi a fondo perduto, il programma offre finanziamenti a tasso zero o a condizioni agevolate, per finanziare l’acquisto di beni strumentali, attrezzature, materie prime, e per coprire le spese di avvio e gestione dell’impresa nei primi anni di attività. Una delle novità più significative di “Resto al Sud 2.0” è l’estensione dell’età massima per accedere agli incentivi, che passa da 35 a 45 anni. Inoltre, il programma prevede servizi di accompagnamento tecnico e consulenza per i nuovi imprenditori, con percorsi di formazione che li aiutano a sviluppare competenze manageriali, amministrative e gestionali. 

“Resto al Sud 2.0” è specificamente rivolto alle Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) e si applica anche a determinate aree interne del Centro e Nord Italia considerate svantaggiate dal punto di vista socio-economico.

I settori di intervento prioritari includono:

  • il settore agroalimentare è tra i principali beneficiari degli incentivi, poiché rappresenta una delle risorse più significative per lo sviluppo economico delle regioni meridionali;
  • il turismo, insieme al settore culturale, è un altro settore su cui il programma punta per incentivare lo sviluppo locale. Gli incentivi sono finalizzati a favorire la nascita di imprese che valorizzino il patrimonio storico, culturale e ambientale delle regioni del Sud; 
  • “Resto al Sud 2.0” promuove anche lo sviluppo di start-up innovative e imprese nel settore delle nuove tecnologie.

Esonero contributivo nel Decreto Coesione 

Il Decreto Coesione introduce una serie di misure per promuovere l’occupazione nelle aree svantaggiate del Paese, tra cui l’esonero contributivo. Questa misura prevede la riduzione o l’esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali per le imprese che assumono lavoratori in specifiche condizioni di svantaggio o che operano in Regioni economicamente meno sviluppate. L’obiettivo è duplice: incentivare le assunzioni e ridurre il costo del lavoro per le imprese, stimolando così la crescita dell’occupazione.

In particolare, per le imprese che assumono giovani under 35, donne, o disoccupati di lunga durata nelle aree svantaggiate, è previsto un esonero totale dai contributi previdenziali per un periodo che può variare da 12 a 36 mesi, a seconda delle caratteristiche dell’assunzione e del tipo di contratto (tempo determinato o indeterminato). Inoltre, le imprese che trasformano contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato possono beneficiare di un esonero contributivo per un periodo di 24 mesi.

Per favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, il decreto prevede un esonero contributivo parziale per le imprese che assumono giovani tramite contratti di apprendistato. Infine, ci sono misure di esonero contributivo per le imprese che assumono lavoratori con disabilità, con l’obiettivo di promuovere una maggiore inclusione sociale e lavorativa. Le agevolazioni possono durare fino a 36 mesi, a seconda del grado di disabilità del lavoratore e del tipo di contratto offerto.

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Lavoratrici nel Decreto Coesione

Il Decreto Coesione (D.l. n. 60 del 2024) dedica particolare attenzione al sostegno e alla valorizzazione delle lavoratrici, con l’obiettivo di ridurre il gender gap nel mercato del lavoro. Questo focus risponde a una necessità rilevante: l’occupazione femminile in Italia, e in particolare nel Sud, è storicamente bassa rispetto alla media europea.

In particolare, la riforma introduce misure per favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, incentivando le imprese a introdurre misure di flessibilità lavorativa, come il part-time, lo smart working e l’adozione di welfare aziendale, oltre ad esoneri contributivi e finanziamenti agevolati. Inoltre, un’importante misura riguarda i contributi per il pagamento di servizi di cura per i figli (asili nido, babysitting), oltre a incentivi per le aziende che adottano politiche family-friendly.

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SIISL (Sistema Informativo Integrato per le Politiche del Lavoro) 

Il SIISL (Sistema Informativo Integrato per le Politiche del Lavoro) è concepito per migliorare il coordinamento e l’efficacia delle politiche attive del lavoro. Il SIISL ha l’obiettivo di creare un sistema informativo centralizzato e integrato che metta in comunicazione le diverse amministrazioni pubbliche, le imprese e i lavoratori, facilitando lo scambio di informazioni e la gestione dei percorsi occupazionali, formativi e di reinserimento nel mondo del lavoro.

Il SIISL mira a garantire una gestione più efficiente delle politiche attive del lavoro attraverso una rete informativa integrata che connette Ministero del Lavoro, Regioni, Centri per l’Impiego e altri enti. Uno dei principali obiettivi del sistema è migliorare l’efficienza dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro anche attraverso un portale unico, dove i cittadini possono accedere ai servizi di orientamento al lavoro, registrarsi per corsi di formazione, visualizzare le offerte di lavoro disponibili e candidarsi per posizioni aperte. 

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Appalti pubblici 

Il Decreto Coesione introduce una serie di importanti disposizioni in materia di appalti pubblici, con l’obiettivo di promuovere l’efficienza, la trasparenza e l’equità nelle procedure di affidamento e realizzazione delle opere pubbliche. Gli appalti pubblici sono uno strumento per sostenere la crescita economica e lo sviluppo infrastrutturale, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno e nelle zone interne, dove gli investimenti pubblici servono a ridurre i divari territoriali.

Il decreto introduce strumenti volti a garantire la trasparenza nelle procedure di affidamento e gestione degli appalti pubblici, riducendo i rischi di corruzione e favorendo una competizione equa tra le imprese. Inoltre sono previste misure di semplificazione burocratica per accelerare i tempi di affidamento e realizzazione delle opere pubbliche.

In particolare, il decreto prevede una corsia preferenziale per la realizzazione delle opere considerate strategiche per lo sviluppo economico delle Regioni meno sviluppate (infrastrutture trasporto e mobilità, edilizia scolastica e sanitaria). L’obiettivo è evitare lungaggini amministrative che spesso rallentano la realizzazione di progetti strategici, garantendo una maggiore efficienza nell’utilizzo dei fondi pubblici.

È inoltre ottimizzata la partecipazione delle piccole e medie imprese locali (PMI) agli appalti pubblici, favorendo lo sviluppo del tessuto imprenditoriale nelle aree meno sviluppate.

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Povertà educativa 

Il D.l. n. 60 del 2024 affronta la povertà educativa come una delle priorità per ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali – specie nel Sud Italia. La povertà educativa è un fenomeno complesso che non si limita alla mancanza di risorse materiali, ma riguarda anche la carenza di opportunità formative, accesso limitato a strutture educative adeguate, e scarsità di supporto per l’inclusione scolastica. Il decreto mira a contrastare questo fenomeno attraverso un insieme di misure volte a migliorare l’accesso all’istruzione di qualità, potenziare le infrastrutture educative e ridurre l’abbandono scolastico.

Uno dei principali interventi è il miglioramento delle strutture scolastiche nelle aree svantaggiate, con un focus particolare sulla costruzione e ristrutturazione di scuole, la creazione di spazi educativi innovativi e l’introduzione di tecnologie digitali nelle aule. Il decreto prevede anche l’erogazione di borse di studio e altri tipi di supporto finanziario per i bambini e i giovani provenienti da famiglie a basso reddito, in modo da garantire loro l’accesso a materiale scolastico, tecnologie e risorse educative adeguate.

Per contrastare l’abbandono scolastico, il decreto prevede l’attivazione di programmi di recupero per i giovani a rischio, offrendo loro percorsi formativi alternativi, tutoraggio personalizzato e attività di orientamento per il reinserimento nel sistema scolastico o nel mercato del lavoro.

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Rigenerazione urbana

La rigenerazione urbana è una componente fondamentale per migliorare la qualità della vita nelle aree più svantaggiate del Paese, in particolare nel Mezzogiorno e nelle periferie delle grandi città. La rigenerazione urbana, nell’ottica del decreto, non si limita alla riqualificazione fisica degli spazi, ma include interventi volti a migliorare il tessuto sociale, economico e ambientale delle comunità locali, promuovendo la coesione sociale e riducendo le disuguaglianze, attraverso la creazione di spazi inclusivi, accessibili a tutti i cittadini, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili, come anziani, giovani e persone con disabilità.

Inoltre, la rigenerazione urbana è orientata anche alla sostenibilità, con l’obiettivo di promuovere interventi che migliorino l’efficienza energetica degli edifici, riducano l’inquinamento e favoriscano la mobilità sostenibile. Sono stati quindi stanziati fondi per la riqualificazione energetica e strutturale degli edifici pubblici, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica e la sicurezza di edifici scolastici, ospedali e uffici pubblici. Questi interventi non solo migliorano le infrastrutture locali, ma contribuiscono anche alla riduzione delle emissioni di CO₂.

Il decreto prevede investimenti specifici per i quartieri periferici delle grandi città e delle aree metropolitane, con l’obiettivo di migliorare i servizi pubblici, potenziare i trasporti e riqualificare gli spazi verdi e gli spazi pubblici. La creazione di aree verdi, parchi urbani e spazi per attività culturali e sportive è considerata una priorità.

Per stimolare lo sviluppo economico nelle aree oggetto di rigenerazione, il decreto prevede incentivi per le piccole e medie imprese e gli artigiani locali che decidono di insediarsi nei quartieri rigenerati. Questo favorisce la creazione di nuove opportunità occupazionali e contribuisce alla rivitalizzazione economica delle comunità.

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Sicurezza nel Decreto Coesione 

La sicurezza è trattata nel D.l. n. 60 del 2024 sia dal punto di vista della prevenzione della criminalità, sia sotto l’aspetto della sicurezza urbana e sociale, con l’obiettivo di promuovere territori più sicuri, inclusivi e resilienti. Le misure previste dal decreto mirano a rafforzare la presenza delle Forze dell’ordine, migliorare le infrastrutture urbane per ridurre il degrado e promuovere la coesione sociale, elementi fondamentali per prevenire la criminalità e garantire una maggiore tranquillità ai cittadini.

Il decreto prevede dunque un potenziamento delle Forze dell’ordine nelle aree a maggiore rischio di criminalità, con un aumento del numero di agenti sul territorio e un maggiore coordinamento tra polizia locale, carabinieri e polizia di Stato. Vengono promossi anche programmi di formazione specifica per gli agenti, finalizzati a migliorare la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata e microcriminalità. È prevista la diffusione di sistemi di videosorveglianza in aree urbane considerate sensibili, come le periferie, le zone ad alto tasso di criminalità e i quartieri degradati.

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