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Sono passati 550 anni dall’eccidio di ebrei avvenuto a Modica e Noto. Quasi 400 persone furono uccise il 15 agosto del 1474 nelle due città siciliane. Una storia a lungo dimenticata, ma di cui ora simbolicamente una targa e una lapide ricordano alla cittadinanza quei tragici eventi. A svelarle, una delegazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane assieme alle istituzioni locali. «L’Ucei è grata al sindaco Corrado Figura (Noto) e alla sindaca Maria Monestieri Caschetto (Modica) per il loro impegno e la loro dedizione», ha commentato la presidente dell’Unione Noemi Di Segni nel corso delle due cerimonie affiancate da una giornata di studi dedicata all’eccidio e alla presenza ebraica in Sicilia. «Non diamo affatto per scontato che il nostro invito ad attivarci per questo percorso di memoria – strettamente connesso all’attualità – sia stato accolto», ha sottolineato Di Segni.
L’eccidio di Noto e Modica si inserì in un clima crescente di ostilità contro gli ebrei nell’Europa cattolica di fine Quattrocento, hanno ricordato i relatori del convegno, moderato dal vicepresidente Ucei Giulio Disegni e promosso dalla Sezione Catania della Comunità ebraica di Napoli. A istigare le violenze in Sicilia contribuirono i predicatori locali, soprattutto francescani e monaci domenicani, hanno spiegato gli storici. Oltre alla religione, motivazioni economiche e politiche furono motore dell’eccidio, organizzato in modo meticoloso, armando centinaia di persone, assoldate anche da città vicine. «Oggi diamo al quel massacro voce e conoscenza, recuperando parte di quel che si è perduto nei secoli con la cacciata degli ebrei dal tessuto socio-economico culturale dell’intero Meridione», ha sottolineato Di Segni, ricordando come all’eccidio seguì la cacciata della comunità ebraica dal Sud Italia ordinata dai reali spagnoli nel 1492 da tutti i territori sotto il loro dominio. Espulsione, hanno spiegato gli intervenuti al convegno di Noto e Modica, che impoverì il Meridione, distruggendo una parte del suo tessuto sociale. Una lezione anche per il presente. «La presenza ebraica e il contributo allo sviluppo allora come oggi sono la sfida della convivenza», ha proseguito la presidente Ucei. «Uno stare assieme che passa dalla conoscenza e dalla condivisione culturale. Memoria è responsabilità e impegno ad agire con coerenza anche oggi. A tutti coloro che continuano a legittimare con le proprie affermazioni aprioristiche l’odio e il terrorismo ricordiamo ancora una volta che l’abuso della religione e del potere statale – allora da parte della Chiesa e oggi da parte della leadership palestinese e altre teocrazie – è il male che genera distruzione».
Portando il messaggio del vescovo di Noto, Salvatore Rumeo, don Giuseppe Stella ha spiegato come oggi «l’impegno di tutti, quindi anche della chiesa Cattolica, sia quello di ripudiare l’antisemitismo, incoraggiando e stimolando occasioni di incontro, di dialogo, di collaborazione fraterna e di memoria».

 

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