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Accordo tra Anffas e Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro per favorire l’inclusione lavorativa delle persone disabili

Inclusione lavorativa
Facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, in particolare quelle in stato di disoccupazione o a rischio di esclusione sociale, è l’obiettivo chiave del protocollo siglato tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e l’Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas Nazionale Aps). Lavoro e pura sensibilità sono dunque le parole chiave di questo importante impegno. L’accordo mira, infatti, a garantire alle persone con disabilità il pieno accesso alle opportunità lavorative, nel rispetto delle loro competenze specifiche.

L’accordo sull’inclusione lavorativa
Le parti coinvolte si sono impegnate a promuovere e diffondere strumenti utili come l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, con lo scopo di combattere l’emarginazione e sostenere le fasce sociali più vulnerabili. In particolare, il protocollo pone attenzione sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie, con l’obiettivo di identificare ulteriori forme di assistenza e dialogo istituzionale.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine, attraverso la Fondazione Consulenti per il Lavoro, si occuperà di sensibilizzare le aziende sulle opportunità legate all’assunzione di persone con disabilità. Questo include fornire formazione specifica a consulenti e aziende locali, con l’obiettivo di creare una connessione diretta tra chi cerca lavoro e chi lo offre. Anffas Nazionale Aps, da parte sua, si impegnerà a identificare persone con disabilità o in condizione di emarginazione sociale ed economica da accompagnare nel percorso di inserimento lavorativo, promuovendo l’iniziativa su tutto il territorio italiano.

Inclusione lavorativa. I dati
Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, i dati mostrano che l’inserimento delle persone con disabilità nel mercato del lavoro rimane una sfida. Secondo i dati ISTAT del 2022, solo il 33,5% delle persone con gravi disabilità tra i 15 e i 64 anni risulta occupata, a fronte del 60,2% della popolazione senza limitazioni. Sebbene l’Italia si distingua in positivo a livello europeo per la sua capacità inclusiva, il divario occupazionale resta marcato, soprattutto per le persone con disabilità gravi.
Nel decennio appena trascorso, la percentuale di persone con disabilità che cercano o hanno un’occupazione è aumentata dal 43,7% al 52,2%, grazie a politiche nazionali e regionali e a una crescente consapevolezza inclusiva da parte delle imprese. Tuttavia, esistono ancora criticità evidenti: molte persone con disabilità non trovano impieghi adeguati alle loro capacità e desideri, e spesso le loro competenze non vengono valorizzate a sufficienza.

Inclusione lavorativa e qualità del lavoro
Un altro aspetto cruciale è la qualità del lavoro per le persone con disabilità. Tra coloro che presentano limitazioni gravi, solo il 14,3% dichiara di essere molto soddisfatto del proprio lavoro, contro il 17,7% delle persone senza disabilità. Inoltre, il 30,6% delle persone con disabilità gravi afferma di essere poco o per nulla soddisfatto del proprio impiego, una percentuale ben più alta rispetto alle persone senza limitazioni (18,4%).
Tra i laureati con disabilità, la percentuale di soddisfazione è leggermente superiore rispetto ai diplomati o a chi ha un livello di istruzione inferiore, ma vi è anche una maggiore incidenza di insoddisfazione, segno che il mercato del lavoro non sempre riesce a collocare in modo adeguato le competenze delle persone con disabilità. Questo sottolinea l’importanza di percorsi di inserimento lavorativo mirati e personalizzati.

Inclusione lavorativa, il lavoro giusto al posto giusto
Secondo quanto affermato da Anffas e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, il lavoro inclusivo deve essere “il lavoro giusto al posto giusto”. Questo significa tenere conto delle abilità, delle capacità e dei desideri delle persone con disabilità, garantendo che il loro inserimento nel mercato del lavoro non sia solo formale, ma che rispetti la dignità e il potenziale di ciascuno. L’accordo firmato tra le due istituzioni rappresenta un passo importante verso un mondo del lavoro più equo e inclusivo per tutti.

Le difficoltà di trovare un’occupazione
‘‘Purtroppo, sono ancora troppo poche le persone con disabilità che riescono a trovare un’occupazione. Ma l’attenzione verso il fenomeno c’è, come dimostrano gli obiettivi posti alla base della riforma della disabilità e gli incentivi occupazionali introdotti nel Terzo settore”, ha commentato il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine, Rosario De Luca. “Occorre, però, intensificare l’opera di sensibilizzazione per contrastare discriminazioni e garantire pari opportunità, ad esempio incentivando l’adozione di pratiche inclusive nelle aziende e potenziando percorsi formativi e di accompagnamento al lavoro. Lo scopo deve essere quello di valorizzare le abilità di ogni persona, senza distinzioni. Solo così potremo garantire un vero cambiamento”.

 

Inclusione lavorativa, un diritto-dovere
Per il presidente nazionale di Anffas “lavorare è per ogni cittadino un diritto-dovere e questo vale anche per le persone con disabilità, cittadini al pari degli altri. Purtroppo, ancora oggi – ha sottolineato – nonostante si tratti di un diritto sancito sia dalla nostra Costituzione che dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, il lavoro è un miraggio per molte persone con disabilità ed in particolare per le persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, frequentemente vittime di pregiudizi e stereotipi legati alle loro capacità. Invece sono proprio loro a chiedere a gran voce un lavoro vero al fine di essere cittadini attivi e poter dare il proprio contributo alla società come tutti. Con questa nuova iniziativa poniamo un altro tassello importante per il contrasto di tali discriminazioni e per promuovere una nuova consapevolezza circa le potenzialità di tutte le persone con disabilità in ambito lavorativo”.

La Legge sulla disabilità
L’Inps è uno dei protagonisti principali nell’attuazione della Legge sulla disabilità. “Per l’Inps la sfida è quella di diventare protagonista con l’accentramento delle funzioni dell’iter per il riconoscimento dell’invalidità civile”, ha detto il direttore generale dell’Inps, Valeria Vittimberga. “Il processo ridurrà i tempi duri della burocrazia, grazie alla presenza di punti di riferimento su tutto il territorio nazionale e di Linee guida precise e puntuali. La prospettiva, molto importante, ha previsto un’organizzazione nuova, con la creazione di una Direzione centrale ad hoc, denominata ‘Salute e prestazioni di disabilità’, alla guida della quale è stato posto Filippo Bonanni. Ci sono dati importanti sui permessi ex lege 104, permessi personali per il lavoratore con disabilità e per l’assistenza ai familiari. I permessi, già dal 2022, con il decreto legislativo n. 105/2022 che ha eliminato la figura dell’assistente unico, possono infatti essere suddivisi fra i familiari, in modo da distribuire i carichi di aiuto fra più soggetti. L’Istituto” ha affermato Vittimberga “è inoltre in grado di fornire dati che ci possono aiutare a fare importanti riflessioni: sono aumentati i permessi fruiti dai lavoratori con disabilità, che sono passati da un totale di 64.223 nel 2022 in Italia a 75.729 nel 2023, e i permessi per l’assistenza ai familiari, che sono passati dai 485.930 del 2022 ai 553.216 nel 2023. Questo incremento ci induce a ritenere ragionevolmente che sia aumentata l’occupazione delle persone con disabilità e l’occupazione in generale, soprattutto nelle regioni del sud, dove si è riportata una maggiore variazione tra il 2023 e il 2024, in particolare per quanto riguarda la Calabria e la Puglia”.

 

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