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«Non ci saranno nuove tasse imposte dall’alto». Né per i cittadini né per le banche. A garantirlo è Antonio Tajani che, prima di snocciolare i sondaggi che vedono Fi in ascesa («Siamo all’11%») e di rivendicare la sua centralità nel partito smentendo l’influenza dei Berlusconi, mette nel mirino quelle già esistenti. «In Italia ci sono quasi 200 tasse – spiega sul volo per New York, dove parteciperà al 79esimo Consiglio di sicurezza Onu – e solo una decina di queste portano il 97% degli introiti. Già troppe tasse inutili fanno perder tempo alle imprese con la burocrazia».

Ministro Tajani, da FI c’è un’apertura sull’ipotesi di tassare gli extra profitti delle banche?

«Abbiamo sempre detto no alle tasse imposte dall’alto. Altra cosa è concordare con le banche un aiuto alle casse dello Stato. Una misura generalizzata colpirebbe anche le banche popolari o di credito cooperativo, e queste rischiano di fallire con un intervento che non mirato. E parliamo di quelle che erogano prestiti sul territorio, quindi vanno difese sennò ne traggono vantaggio solo le banche straniere».

E un contributo una tantum?

«No. Magari può essere un intervento legato alla liquidità o a soluzioni di tipo tecnico. Le banche stanno studiando delle ipotesi che permettano di avere più fondi nelle casse dello Stato. Ad esempio non pretendendo alcuni pagamenti. Cerchiamo una soluzione che gli permetta di dare un contributo per risanare il debito pubblico».

Qualcuno maligna: favorite Mediolanum…

«Fi non prende ordini né una lira da Mediolanum. Questa è una calunnia infame. E non si può dire che io abbia interessi personali: vado in vacanza a Fiuggi, non faccio viaggi di lusso, non ho doppie famiglie».

Si è letto molto anche sul ruolo di Marina Berlusconi…

«Non capisco perché pensate che Marina dica a FI di fare in questo o quell’altro modo. Non ci chiedono mai niente. Una volta sento dire che mi disistima, un’altra che vuole cacciare Meloni per mettere Draghi: non è così. E io tutto sono tranne che uno strumento nelle mani di qualcuno».

Però Draghi lo ha visto

«Chi fa l’imprenditore e deve investire, se c’è un signore che fa un rapporto che riguarda anche il suo Paese è normale che ci parli. E non cambia se lo fa prima o dopo la premier».

Quindi nessuno dei due tra Marina e Piersilvio diventerà segretario di un partito?

«È un film che i giornalisti si raccontano tra loro».

Che però nasce da un certo attivismo di Gianni Letta.

«Ottimo amico che mi dà spesso buoni consigli ma è un dirigente di quell’azienda. Non è iscritto a FI nè ha ruoli all’interno del partito. Anzi, tiene distante il business dalla politica».

Non era così con Berlusconi…

«La situazione è cambiata: c’è un partito diverso. Oggi decidono gli organismi statutari. Se Marina mi dà un’idea ed è buona la ascolto. Ma nè lei nè Piersilvio ci hanno mai chiesto niente. Non detta la linea. Tra l’altro dicevate che lei mi chiedeva lo Ius scholae ma non c’entra nulla dato che lei parlava di diritti civili, Lgbtqi+ soprattutto».

Il centrodestra si allarga. Deluso o sollevato da Carfagna e Gelmini con Lupi?

«Perché dovrei essere deluso? Non abbiamo mai fatto nessuna trattativa. Vengono nel centrodestra, questo è un bene».

Si crea un centro più “filo-meloniano”, alternativo a FI?

«Vado avanti per la mia strada che vede Fi crescere nei sondaggi».

L’assicurazione sulle case contro le calamità naturali?

«Per me deve essere facoltativa e non obbligatoria».

Nessuna tensione o rimpasto quindi? Fitto in uscita, la situazione di Santanchè.

«Non cade il governo se faccio la proposta sullo Ius scholae o chiedo di rispettare i patti sull’Autonomia. Il governo è stabile, i rimpasti servono quando ci sono crisi politiche. Tutto avrà soluzione, ma i ministri che sono di Fdi restano a Fdi».

Delega di Fitto spacchettata?

«Non ne parlo. Scaramanzia».

A New York Meloni ha chiesto di essere premiata da Musk. Condivide?

«Un grande imprenditore che anch’io ho incontrato in Italia. Credo sia una scelta più imprenditoriale che politica».

Però rischia di avere valenza diplomatica e passare per una strizzata d’occhio a Trump.

«Siamo neutrali sulla campagna elettorale. E poi non è che Harris è la sinistra dei democratici, è l’ala moderata. Basta leggere le dichiarazioni sulla pistola, lei è sempre sta molto dura. Detto ciò non mi impiccio delle vicende altrui. Ho conosciuto Harris e Trump, Biden già da vicepresidente: lavoriamo bene con tutti, sanno che siamo di centrodestra. Legare il rapporto che abbiamo con gli Usa ad un presidente sarebbe suicida».

Una vittoria di Trump sarebbe destabilizzante per la Ue?

«Si vedrà, in caso. Sono passati 10 anni dalla volta scorsa, sono cambiate un po’ di cose e di posizioni. Sull’aborto ad esempio».

L’Ucraina: il voto Ue ha segnato una crepa nei paesi che la sostengono e l’Italia?

«Non trovo. Noi siamo solo contro la proposta che chiedeva a tutti gli stati di rimuovere qualsiasi limite. Possono continuare ad utilizzare le loro armi. E poi anche gli americani al momento non hanno dato il via libera. Comunque ogni stato è libero di farlo da solo, noi abbiamo deciso di inviare il nono pacchetto con i Samp-T e di aiutarli sul fronte della ricostruzione delle infrastrutture elettriche».

Con Salvini qualche distinguo c’è, l’altro giorno era da Orban

«Orban ha la presidenza di turno della Ue ed era lì per il Consiglio dei trasporti. In ogni caso la politica estera la fanno il premier e il ministro degli Esteri».

Si può dire però che l’Italia ha assunto posizioni più prudenti rispetto al recente passato?

«Ma no, mai cambiato posizione: chiediamo la pace assieme all’Ucraina. L’altro giorno ero al Quint a Parigi e pure Zelensky chiede la Conferenza di pace».

Spiragli di pace entro il voto Usa?

«Si vota tra due mesi, è un tempo molto breve. Vedo lo spazio per una conferenza di pace o per qualche passo in avanti».

Ripercussioni se Salvini fosse condannato per Open Arms?

«Nessuna. E mi auguro venga assolto. Le condanne che contano sono quelle in via definitiva, Io poi non trovo il fondamento giuridico dell’accusa dei pm: mi pare più un’accusa finalizzata a ribaltare una posizione politica. E pure questa cosa che Conte, da premier, non ne sapesse nulla non la capisco. Le posizioni politiche importanti si prendono sempre informando sempre il premier. Trovo che sia solo la conferma che serve una riforma della giustizia in tempi rapidi».

Sfiducia nella magistratura?

«Ma io parlo dei pm, non sto sfiduciando la magistratura».

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