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Fino ad oggi lo aveva sussurrato. «Dal taglio del cuneo contributivo», ha più volte detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, «non si può tornare indietro».

Adesso ha fatto un passo in più, in avanti. Il taglio dei contributi per i redditi fino a 35 mila euro e la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef saranno resi «strutturali».

Bonus tredicesima, taglio del cuneo fiscale e sforbiciata sull’Irpef: quanto si potrebbero alzare gli stipendi nei prossimi mesi

Sarà questo uno dei punti fermi della prossima manovra di Bilancio, per la quale si torna a parlare di un contributo di solidarietà per le banche. Entrambe le misure erano state finanziate soltanto per un anno. Insieme valgono, per i conti pubblici, quasi 15 miliardi di euro. Parlando al festival di Open, Giorgetti ha spiegato che la legge di Bilancio punterà con decisione sulle «misure utili per le famiglie italiane, come il taglio del cuneo contributivo». Misure, ha detto il ministro, che «siamo impegnati non solo a confermare ma a rendere strutturali negli anni a venire». Solo due giorni fa era stato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, durante la sua relazione al governo, a chiedere che la riduzione dei contributi dei lavoratori con i redditi più bassi fosse resa permanente. Un appello che il governo sembra aver ascoltato.

LA PRESSIONE FISCALE

Del resto la riduzione della pressione fiscale e contributiva sul costo del lavoro, è anche uno dei “compiti a casa” chiesti dall’Europa nelle sue raccomandazioni all’Italia. Per i dipendenti italiani il beneficio, dunque, diventerà permanente. ll taglio dei contributi previsto attualmente è del 7 per cento per i redditi fino a 25 mila euro e del 6 per cento per quelli tra 25 e 35 mila euro. In busta paga vale un aumento medio netto di 100 euro al mese. Somme alle quali si vanno ad aggiungere un’altra ventina di euro con la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre, grazie all’accorpamento deciso lo scorso anno dello scaglione del 25 per cento a quello del 23 per cento. Giorgetti ha anche confermato che il governo farà una manovra di bilancio «seria», e che l’obiettivo è di scendere «sotto il 3 per cento» nel rapporto deficit-Pil «già nel 2026 e quindi uscire dalla procedura di infrazione» avviata dalla Commissione europea.

Per finanziare le misure, Maurizio Casasco, responsabile fiscale di Forza Italia, ha ventilato l’ipotesi di introdurre un contributo di solidarietà per le banche. Una misura appoggiata anche da Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera in quota Fdi. Il ministro intanto, sui conti pubblici, ha chiarito ancora una volta la sua linea. «Dopo anni in cui l’indebitamento è andato un po’ alle stelle», ha detto, «stiamo tornando in linea di galleggiamento. Ho sempre detto che il mio obiettivo vero era quello di raggiungere il pareggio di bilancio primario, il saldo primario» che, ha ribadito il ministro, « è un dovere morale». L’intenzione è di non creare nuovo debito da lasciare sulle spalle delle future generazioni. «Credo», ha detto Giorgetti, «che già dal 2024 raggiungeremo questo obiettivo» con il pareggio del saldo primario al netto degli interessi. Questo non significa che non serviranno sacrifici. Anzi. Per il 2025 la manovra dovrà contenere una correzione di almeno lo 0,5 per cento del Pil, dieci miliardi di euro.

IL PASSAGGIO

Giorgetti ha anche sottolineato come sia stata proprio questa politica “prudente” a creare i margini per la conferma del taglio del cuneo. L’Italia ha un debito di 3 mila miliardi, e solo se i mercati e i risparmiatori confermano la loro fiducia il governo riesce a creare spazi di manovra. Un altro indizio è arrivato dal ministro sul destino della flat tax per le Partite Iva.

Oggi l’aliquota “piatta” del 15 per cento si applica fino a 85 mila euro di reddito. Matteo Salvini da giorni chiede, come sua misura bandiera, che venga alzata a 100 mila euro. Giorgetti ha detto che la flat tax è qualcosa che ha «dimostrato di funzionare». Sul tavolo ci sarebbe l’ipotesi di alzare la soglia della tassa piatta fino a 90 mila euro. Il ministro ha parlato anche di Europa, e si è detto «piuttosto scettico» sul fatto che nel Vecchio continente si possa raggiungere un accordo sul debito comune. «Ogni qualvolta ho proposto a condizioni invariate, ad ammontare invariato semplicemente la proroga della possibilità di utilizzare il Pnrr, e ringrazio il governatore Panetta che ieri mi ha dato ragione», ha detto Giorgetti, all’interno dell’Ecofin è partita «la batteria del ministro tedesco, svedese, finlandese. Non ho grandissima eco, onestamente per il debito comune europeo in queste condizioni sarei piuttosto scettico». Uno scetticismo che si allarga alle possibilità di attuazione del piano Draghi.

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