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La scoperta è stata fatta dal Quotidiano di Sicilia, che oggi è in grado di quantificare il totale delle somme accreditate dall’Agea

Ininterrottamente per otto anni lo Stato italiano e, per il tramite di esso, l’Unione Europea hanno dato denaro ai familiari più stretti di Matteo Messina Denaro. La scoperta è stata fatta dal Quotidiano di Sicilia, che oggi è in grado di quantificare il totale delle somme accreditate dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, sui conti di Rosalia e Anna Patrizia Messina Denaro, due delle sorelle del boss di Cosa nostra morto lo scorso anno nel carcere de L’Aquila, dopo una latitanza durata trent’anni e sui cui contorni sono ancora tante le zone d’ombra.
Già a febbraio, questa testata aveva dato in esclusiva la notizia di un’erogazione risalente al 2019. A tracciarla era stato FarmSubsidy, archivio gestito dall’organizzazione tedesca FragDenStaat, da sempre impegnata sul fronte della trasparenza degli atti prodotti dall’Ue, in particolare i mandati di pagamento collegati alla Pac, la politica agricola comune attorno a cui girano centinaia di miliardi di euro in tutto il continente.
In quel caso la cifra complessiva percepita dalle donne sfiorava i tremila euro. Oggi si può dire che si tratta soltanto di una parte degli introiti che le sorelle Messina Denaro hanno ricevuto da Agea. E per quanto il totale continui a rappresentare un’inezia rispetto alle ricchezze accumulate dal boss e dalle persone a lui più vicine grazie alle attività criminali, la vicenda pone al centro dell’attenzione, in maniera ancora più forte, l’esigenza di sviluppare forme di controllo più stringenti su coloro che beneficiano di fondi pubblici.

Agricoltori come tanti

Non sono bastati una condanna definitiva a 14 anni per mafia subita nel 2018 da Anna Patrizia, né i sospetti di contiguità con il fratello latitante, poi in estate cristallizzati in una condanna altrettanto pesante, per Rosalia, a impedire loro di presentarsi agli occhi dell’Unione Europea come conduttrici di terreni a Castelvetrano e, in quanto tali, chiedere i sussidi previsti dalla Pac.

Come verificato dal QdS, i nomi delle due donne risultano nella lista dei beneficiari dei fondi erogati da Agea nel 2022 e nel 2023. I pagamenti sono stati effettuati sulla base dei titoli assegnati a partire dal 2015 alle due sorelle. Nel caso di Rosalia Messina Denaro, 69 anni, sono riferiti a poco meno di dieci ettari di terreno ricadenti nel territorio di Castelvetrano, mentre per Anna Patrizia, 54 anni, la superficie su cui è dichiarato il possesso dei titoli necessari per presentare la domanda è pari a quattro ettari.

Ma quanto hanno percepito le due? A rispondere a questa domanda è la stessa direzione di Agea, contattata dal Quotidiano di Sicilia: “La signora Anna Patrizia Messina Denaro – fanno sapere dall’ente che è posto sotto il controllo del ministero guidato da Francesco Lollobrigida – ha ricevuto pagamenti dal 2015 al 2023 per un totale di 4701,99 euro, per le campagne 2015, 2017 e 2018. Relativamente invece agli importi richiesti per un totale di euro 14.530, sette dei quali relativi alle campagne 2019, 2020 e 2021, non è stata effettuata alcuna erogazione. Per quanto riguarda la signora Rosalia Messina Denaro – continuano da Agea – ha ricevuto pagamenti dal 2015 al 2023, per le relative campagne, per un totale di 11.973,70 euro, per un importo annuo medio di circa 1300 euro”.

La debolezza del sistema

Al di là delle cifre, l’aspetto inquietante della vicenda è l’ampiezza delle maglie che dovrebbero impedire a soggetti legati alla criminalità organizzata di ottenere i contributi. Un caso, quello delle due donne, ancora più eclatante rispetto alle frodi che vedono protagoniste le cosche nelle zone ricche dei pascoli e che spesso si basano sull’uso di prestanomi.

In questa circostanza, invece, le sorelle di Matteo Messina Denaro hanno presentato le domande di pagamento compilandole con le proprie generalità. Sul sito dell’agenzia, risultano i loro codici fiscali. “I pagamenti erogati – si legge nella nota – sono stati possibili in quanto ad oggi ad Agea non è pervenuto alcun provvedimento interdittivo nei confronti delle stesse”.

A complicare le cose c’è anche la legge: sotto ai 25mila euro, infatti, non prevede che vengano effettuati controlli approfonditi. Una soglia sotto la quale si può alimentare un sottobosco di proporzioni difficili da immaginare, se si considera che al momento non è possibile escludere che altre persone direttamente collegate a Cosa nostra abbiano ricevuto fondi Ue.

Nel caso delle sorelle Messina Denaro, peraltro, i titoli Agea risultano validati anche per le campagne della nuova Pac, avendo dunque sulla carta la possibilità di presentare le domande di pagamento fino al 2027. Eventualità che però Agea esclude: “Pur non essendo previsto dalla normativa antimafia vigente, si è provveduto a inserire tramite Bdna (la banca dati nazionale unica della documentazione antimafia, ndr) una richiesta di rilascio di comunicazione antimafia, e in attesa di ricevere riscontro, le aziende delle predette sono state cautelativamente escluse da ogni ulteriore erogazione”, assicurano dall’agenzia.

L’aiuto dalla tecnologia

A febbraio il direttore di Agea Fabio Vitale, in carica dal 2022, aveva anticipato al Quotidiano di Sicilia la volontà di avvalersi delle nuove tecnologie per riuscire a migliorare il monitoraggio delle pratiche incamerate ogni anno dall’ente. A distanza di sette mesi, è possibile fare un primo bilancio. “Il sistema Sas (Statistic Analityc Sistem) testato per monitorare 460mila atti amministrativi relativi alle pratiche di richiesta degli aiuti – fanno sapere da Agea – ha consentito l’emersione di circa duemila aziende che presentono un alto profilo di rischio sui quali gli organismi pagatori stanno già provvedendo a ulteriori verifiche segnalando puntualmente alle prefetture di competenza le eventuali situazioni di potenziali frodi”.

Il futuro sarà caratterizzato anche dall’utilizzo dei database a disposizione delle forze dell’ordine. “Dal 2024 si è deciso di utilizzare il sistema comunitario Arachne che è alimentato dalle banche dati Lexis e Orbis che operano a carattere internazionale, anche oltre i confini dell’Unione Europea e che viene utilizzato nella lotta alla criminalità organizzata pure dalle forze di polizia e dalle autorità giudiziarie di molti paesi occidentali – sottolinea l’agenzia –. Nel caso di specie il campione delle domande riguardanti l’intero sistema degli organismi pagatori riguarda ben 9.600 domande per un importo complessivo di un miliardo e 150 milioni, i cui risultati saranno presentati nella riunione prevista con l’Olaf (l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, ndr) nel mese di ottobre 2024”.

Cosa ne pensa l’Ue?

Dopo il primo articolo del Quotidiano di Sicilia, la questione dei fondi erogati alle sorelle del boss era finito all’attenzione della Commissione europea. A presentare un’interrogazione era stato l’allora eurodeputato Ignazio Corrao.

Con quell’atto, Corrao, che non si è candidato alle ultime Europee, chiedeva alla Commissione di fare chiarezza sulle procedure che avevano consentito alle due donne di ricevere i sussidi, mettendo anche in guardia dalla possibilità che si trattasse soltanto della punta di un iceberg.

La risposta all’interrogazione è arrivata a metà luglio, a firma del commissario Janusz Wojciechowski. “Per quanto riguarda i beneficiari di piccoli importi, i colegislatori hanno scelto di fissare una soglia di 1250 euro al di sotto della quale il nome del beneficiario non dovrebbe essere pubblicato. Questa norma è giustificata dalla necessità di conciliare il diritto del pubblico di sapere come vengono spesi i fondi dell’Ue con il diritto delle persone fisiche di proteggere i propri dati personali – si legge nel documento –. La direzione generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione ha rilasciato una nota agli Stati membri, sulla base delle sentenze della Corte di giustizia, per chiarire che i terreni per i quali è richiesto il finanziamento della Pac dovrebbero essere a disposizione dell’agricoltore in modo legittimo e conformemente al diritto nazionale applicabile. Inoltre – viene specificato – gli Stati membri hanno il diritto di richiedere prove adeguate dell’uso effettivo e legittimo del suolo e hanno l’obbligo generale di svolgere controlli sistematici per prevenire e correggere le irregolarità”.



 

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