diAnna Campaniello
Sotto inchiesta la società Cdm Group, con sede a Como. Alcuni degli immobili indicati nella documentazione erano addirittura inesistenti. Sequestrati dalla Guardia di finanza beni per oltre 28 milioni di euro
Ristrutturazioni, restauri di facciate, lavori per migliorare la classe energetica. Interventi per più di 36 milioni di euro, documentati ma in realtà mai esistiti e registrati solo per incassare il bonus edilizio. Una maxi truffa scoperta dalla Guardia di finanza di Como nell’ambito dell’indagine denominata «Casa fantasma». Eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone, sei in carcere e una ai domiciliari.
Al centro della presunta, maxi frode la società Cdm Group, con sede a Como in viale Varese. L’impresa edile, negli ultimi due anni ha registrato un picco di fatturato, passando da ricavi di poche migliaia di euro ad oltre 36 milioni, pur senza avere mezzi e personale per spiegare l’impennata delle entrate. L’indagine del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle di Como ha fatto emergere un presunto, complesso meccanismo fraudolento per la creazione, cessione e monetizzazione di falsi crediti d’imposta per lavori mai eseguiti oppure iniziati e mai conclusi. Le fiamme gialle hanno esaminato 579 comunicazioni presentate dalla società all’Agenzia delle entrate per generare i falsi crediti di imposta a fronte di ristrutturazioni, lavori di efficientamento energetico e di restauro delle facciate effettuati prevalentemente in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria. Alcuni degli immobili indicati nella documentazione erano addirittura inesistenti. In altri casi, sono stati falsificati contratti stipulati con clienti all’oscuro di tutto.
La società cedeva poi a terzi i falsi crediti d’imposta, in parte incassati e in parte utilizzati in compensazione nelle dichiarazioni dei redditi. Per completare la frode, la società avrebbe commesso una lunga serie di reati tributari, utilizzando quattro società «cartiere» per ridurre le tasse sui redditi legati ai falsi lavori edili. I sette arrestati sono accusati a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture inesistenti, omesso versamento Iva, indebita compensazione di crediti non spettanti. Disposto anche il sequestro preventivo di beni per 28,5 milioni di euro e dei crediti d’imposta fittizi nella disponibilità della società.
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