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Cambiare la visione con cui si guarda la finanza è possibile. Questa infatti non fa solo rima con lo spregiudicato broker Gordon Gekko o il truffaldino Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, ma anche con storie di visionari e innovatori sociali che hanno contribuito al benessere delle comunità e delle persone. E anche questa finanza buona deve essere raccontata e prendere la scena.

Esiste una finanza sostenibile? Cos’è? E come raccontarla? È questo il tema del talk Finanza (in) Green che si terrà all’Orto Botanico di Roma il 21 settembre alle ore 17:00, all’interno del Festival “Cinema in Verde”. Un incontro tra Martina Rogato, co-founder della società di consulenza ESG Boutique, e Elena Shneiwer, Responsabile Esg Engagement e Patrimonio Artistico di Cassa Depositi e Prestiti.

Sin da Il Denaro, romanzo di Émile Zola del 1891 che narra le vicende di una grande speculazione finanziaria architettata da Aristide Saccard, il mondo degli affari rappresenta un terreno privilegiato dove poter raccontare il lato oscuro della nostra società. Negli ultimi quarant’anni la finanza nella cultura popolare è stata spesso dipinta attraverso personaggi dal look impomatato che utilizzano pratiche discutibili e comportamenti poco etici. L’elenco è lungo, a partire dal finanziere senza scrupoli interpretato da Michael Douglas in Wall Street (1987) e nel suo sequel del 2010, oppure il Christian Bale in American Psycho o la serie Billions che scava in sei stagioni nel mondo dorato degli hedge funds fino ad arrivare al manager rampante nella City londinese interpretato da Alessandro Borghi, nella serie tv Diavoli. Ma non solo. Anche il teatro ha messo in scena il crack finanziario del 2008, come con la pièce The Lehman Trilogy, di Stefano Massini, premiata a New York con cinque Tony Award.

Eppure, la (buona) finanza è anche una forza positiva per la collettività. Storicamente, moneta e finanza sono, infatti, alla base della crescita e dello sviluppo delle società evolute. Recuperare oggi il valore sociale del denaro è un aspetto cruciale in un contesto dove la finanza è una leva chiave per sostenere i costi e accelerare la transizione ecologica.

In oltre 170 anni, Cassa Depositi e Prestiti ha un modello di business intrinsecamente sostenibile che, grazie a una gestione responsabile delle sue fonti di finanziamento (in primo luogo la raccolta postale), sostiene imprese, pubbliche amministrazioni e infrastrutture. Per CDP, la finanza è dunque uno dei motori che traina la transizione sostenibile dell’economia reale verso progetti a maggior impatto sociale e ambientale. Esempi sono i finanziamenti all’azienda Stevanato per generare un impatto positivo su ambiente e occupazione, legando il prestito al raggiungimento di specifici obiettivi ESG o a Sammontana per investire in nuovi impianti sostenibili. A Orbassano (TO), per ricordare un’operazione di Cassa Depositi e Prestiti che ha avuto un impatto positivo sul territorio, è stato inaugurato nel 2022 il primo social housing progettato anche per accogliere persone con grave disabilità motoria.

Nel talk si citeranno esempi di film o romanzi che raccontano una finanza sostenibile, in grado di insegnare valori e modelli di comportamento responsabili. Celebre è il caso di Mary Poppins, film del 1964 prodotto dalla Disney, basato sull’omonima serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers. Nella Londra vittoriana, si raccontano le vicende personale e lavorative della famiglia Banks. Durante il film, una rappresentazione più leggiadra ma non meno efficace del ruolo della finanza avviene quando il vecchio banchiere vuole convincere il bambino Michael a depositare i suoi due penny in banca. Prima gli prospetta la sicurezza dell’investimento e poi gli fa balenare davanti agli occhi le grandi opere “che soltanto il credito può dar: ferrovie in Africa, dighe in Canada, flotte che solcano i mari, canali che uniscono gli oceani”. Mette infine in evidenza il contributo della Banca d’Inghilterra alla potenza economica britannica, fino ad affermare che “finché la Banca d’Inghilterra sta in piedi, sta in piedi l’Inghilterra”.

Vi sono poi storie cinematografiche in cui la gestione oculata delle risorse si intreccia con la responsabilità sociale, creando opportunità di crescita personale e comunitaria. Ne è un esempio La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra. Il protagonista George Bailey, interpretato da James Stewart, sacrifica le sue ambizioni personali per mantenere in vita la sua azienda, la Savings and Loan. Il film illustra in modo efficace un circuito nel quale fiducia, reciprocità e scambio di doni funzionano con effetti positivi sulla vita economica delle comunità. Quello che viene raccontato da Capra è il funzionamento delle “Community Investment Banks”, da noi conosciute come banche di credito cooperativo o casse rurali. La vera ricchezza, dunque, non è solo economica, ma si misura anche in termini di relazioni umane. La ricerca della felicità (2006) di Gabriele Muccino evidenzia come una buona conoscenza delle dinamiche finanziarie permette di raggiungere degli obiettivi non solo economici, ma anche di vita.

La finanza svolge un ruolo altrettanto importante per l’inclusione sociale, perché aiuta a trasferire le risorse nel tempo, favorendo l’innovazione. Prendiamo il romanzo Confessioni di un borghese (1934), autobiografia dei primi 35 anni di vita del grande scrittore ungherese Sándor Márai, in cui uno dei personaggi è un banchiere famoso che crede nel giovane (e spiantato) Márai con uno strumento simile al moderno “prestito di studio”.

Esistono poi esempi virtuosi e internazionalmente riconosciuti: primo tra tutti, Muhammad Yunus, inventore del microcredito, Premio Nobel per la Pace nel 2006 e oggi è Primo Ministro ad interim del Bangladesh. La sua storia è stata raccontata nel romanzo Il banchiere dei poveri (1998), tradotto al cinema in una versione italianizzata in Mannaggia alla miseria (2010) di Lina Wertmuller. 

Altro celebre esempio di un utilizzo della finanza come generatrice di impatto sociale è la biografia romanzata Amadeo Peter Giannini. Il banchiere galantuomo (2020) di Giorgio Chiarva. È la storia vera del figlio di immigrati liguri che agli inizi del Novecento fece l’impresa con la sua Bank of Italy (divenuta poi Bank of America), prestando senza garanzie denaro agli sfollati dopo il terribile terremoto di San Francisco del 1906.

Ma non solo. Al cinema, la finanza è utilizzata anche come strumento per raccontare le discriminazioni che avvengono nella nostra società, come quella razziale nel continente americano: The Banker (2020) narra la storia vera di Joe Morris e Bernard Garrett, ambientata negli anni ’50. Per poter avviare la propria attività, i due imprenditori afroamericani si trovano costretti a fingersi un autista e un maggiordomo e ad assumer Matt Steiner, un bianco, che si finge il capo della loro azienda. L’obiettivo del loro piano è quello di acquisire un’importante banca per elargire prestiti alla comunità nera. Infine, il mondo della finanza è il mezzo privilegiato per raccontare, con il sorriso, la battaglia sulla parità di genere. Pensiamo a Funny Money (1996) con Whoopi Goldberg nei panni di una brillante consulente finanziaria di Wall Street che non riesce a far carriera in quanto donna. Solo inventando l’esistenza di un socio uomo, riuscirà a far apprezzare le sue idee. Diventerà allora un punto di riferimento per tutti gli investitori che, alla fine, dovranno ammettere il suo talento. Ecco che il cinema diventa il luogo deputato dove fantasia e finanza, per una volta, vanno insieme a braccetto.

 

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