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Zaino in spalla per 28mila studenti dalla materna alle superiori. Chi prima chi dopo in base all’organizzazione degli orari, ieri mattina per tutti i ragazzi pratesi è stato il tempo di rientrare sui banchi. Scuole alla prova del nove tra vecchi e nuovi problemi. Tra i vecchi problemi impossibile non citare la mancanza di personale ata e insegnanti in particolare di materie scientifiche. Il quadro dei docenti non è andato ancora a dama nonostante le rassicurazioni del ministro Giuseppe Valditara. All’origine ci sono due motivazioni: quest’anno sono state davvero tante le rinunce alle supplenze, quindi docenti nominati che non hanno accettato il posto e per i quali andranno trovati sostituti oltre alla mancanza di ingegneri, tecnici di laboratorio e professori di matematica.

“Mancano ancora alcune nomine di ingegneri e insegnanti tecnico pratici per i laboratori”, conferma il dirigente del Marconi, Paolo Cipriani. A rallentare le procedure quest’anno scolastico c’è la burocrazia che impone dopo la chiamata da graduatoria, il cosiddetto interpello (verso il quale i presidi più esperti hanno poca fiducia che dia le risposte sperate) e solo allora i dirigente finalmente potranno procedere con la messa a disposizione ossia chiamare chi ha dato la propria disponibilità. Passaggi obbligatori che rallentano i tempi di ingresso dei professori mentre in classe i ragazzi sono già seduti. “Sono figure complicate da reperire – aggiunge Cipriani – spero con la messa a disposizione di poter completare la griglia del personale”.

Non solo il Marconi anche il Dagomari è alle prese con la mancanza di docenti di matematica e informatica. Tasto dolente anche per il sostegno: al comprensivo Gandhi dove sono iscritti 66 alunni con certificazione, otto sono ancora senza il prof di sostegno.

Uno dei tasti sempre più dolente della realtà pratese è quello del personale ata che viene assegnato in base al numero di iscritti e non alle reali necessità delle scuole, con più plessi e sedi distaccate che ovviamente necessitano di bidelli aggiuntivi. Un problema comune a tutte le scuole: chi più chi meno, i dirigenti sono costretti a mettere in campo soluzioni fai-da-te per poter mantenere i servizi. Mario Battiato, presidente di Rispo, la rete delle scuole pratesi e dirigente al comprensivo Gandhi anche per quest’anno sarà costretto a fare ricorso ai volontari. Di solito sono le associazioni di anziani ad andare in aiuto ai giovani studenti. “Abbiamo criticità grosse manca tanto personale ata, io personalmente sono alla ricerca di volontari che possano affiancare i collaboratori scolastici a fine turno. Persone che possono aiutare a chiudere la scuola e a rispondere al telefono. Purtroppo la coperta è davvero corta”, spiega Battiato.

Al Livi-Brunelleschi dislocato tra Prato e Montemurlo che oltre alle sedi pricipali deve gestire quelle decentrate di via Napoli a Oste, via Galcianese e piazza Duomo mancano almeno sei collaboratori: l’Ufficio scolastici regionale ne ha assegnati 27, ma ne servirebbero almeno 33.

“Questo è un problema che non mi stancherò mai di ribadire – conferma la dirigente del Livi-Brunelleschi Maria Grazia Ciambellotti -. Purtroppo abbiamo tanti plessi diversi da gestire e paradossalemente c’è bisogno di più persone nelle sedi piccole che in quelle centrali”.

Anche sul fonte del contributo volontario che viene chiesto alle famiglie ogni inizio anno è tema scottante. La totalità degli studenti che paga è ormai una chimera: la retta in media viene saldata dal 60% degli alunni e non in tutti i casi per intero. Ma si tratta di una forma di finanziamento determinante per la scuola: con i soldi del contributo vengono pagati gli insegnanti madrelingua, parte dei laboratori e delle strumentazioni, così come lo sportello psicologico. “Le famiglie sono più in difficoltà rispetto al passato, questo è un dato di fatto”, spiegano Stefano Pollini dirigente del Gramsci-Keynes e Claudia del Pace del Dagomari.

A portare i saluti dell’amministrazione ieri mattina c’era la sindaca Ilaria Bugetti che ha fatto tappa alla primaria Cesare Guasti e la media Enrico Fermi: “La scelta di essere in una scuola con una realtà multiculturale e inclusiva come le Cesare Guasti, vuole essere un messaggio per una sempre maggior conoscenza verso le strutture come questa che si occupano dell’integrazione attraverso laboratori, attività didattiche e di mediazione linguistica per mezzo di un grandissimo lavoro da parte dei dirigenti scolastici insieme agli insegnanti e alle famiglie”. Anche il presidente della Provincia, Simone Calamai, è stato a Palazzo Vestri, che quest’anno accoglie il liceo Livi, per portare il suo saluto agli studenti.

Silvia Bini

 

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