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Ad agosto 2024 i tassi di interesse sui mutui si sono attestati a 3,44%, mantenendosi stabili rispetto a luglio. Lo segnala il Rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo.

Secondo i dati pubblicati nel bollettino, il valore era pari al 4,29% ad agosto 2023 e a 2,07% ad agosto 2022.

I tassi di interesse sui mutui sono andati progressivamente diminuendo da inizio anno, perdendo

lo 0,54%. Erano pari a 3,98% a gennaio e sono passati a 3,89% a febbraio, a 3,79% a marzo, a 3,67% ad aprile, a 3,61% a maggio, a 3,55% a giugno, per poi assestarsi a 3,44% a luglio e agosto.

Tassi di interesse bancari nel 2024 (medie mensili – valori %)

Mese di riferimento

Tassi sui mutui (nuove operazioni)

Tasso di riferimento Bce

Euribor a 3 mesi (Area euro)

Irs a 10 anni (Area euro)

Gennaio

3,98%

4,50%

3,93%

2,63%

Febbraio

3,89%

4,50%

3,92%

2,73%

Marzo

3,79%

4,50%

3,92%

2,64%

Aprile

3,67%

4,50%

3,89%

2,76%

Maggio

3,61%

4,50%

3,81%

2,80%

Giugno

3,55%

4,25%

3,73%

2,79%

Luglio

3,44%

4,25%

3,69%

2,74%

Agosto

3,44%

4,25%

3,55%

2,50%

Fonte: Monthly outlook Abi.

Su SimplyBiz è disponibile anche l’andamento dei tassi nel 2023.

Irs sceso a 2,45% nei primi 11 giorni di settembre

Secondo i dati diffusi dall’Abi, il tasso Euribor a 3 mesi nella media del mese di agosto 2024 si è attestato a 3,55%, in lieve flessione dal 3,69% di maggio. Era pari al 3,93% a gennaio, a 3,92% a febbraio e marzo, a 3,89% ad aprile, a 3,93% a maggio, a 3,73% a giugno, a 3,69% a luglio. Nei primi 11 giorni di settembre si è attestato a 3,46%, in diminuzione di 54 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.

Il tasso sui contratti di Interest rate swaps (Irs) a 10 anni a giugno 2024 è risultato pari a 2,50%, in calo dal 2,74% di maggio. Da inizio anno si è attestato a 2,63% a gennaio, a 2,73%, a febbraio, a 2,64% a marzo, a 2,76% ad aprile, a 2,8% a maggio, a 2,79% a giugno e a 2,74% a luglio. Nei primi 11 giorni di settembre tasso Irs a 10 anni (molto usato nei mutui) è stato in media del 2,45%, in diminuzione di 107 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.

Ad agosto 2024, il differenziale tra il tasso Swap a 10 anni e il tasso Euribor a 3 mesi è risultato negativo e in media pari a -105 punti base (-94 p.b. il mese precedente e -61 p.b. un anno prima).

I tassi degli altri prestiti 

Secondo la sintesi del bollettino mensile dell’Abi, ad agosto 2024:

  • Il tasso medio sul totale dei prestiti a famiglie e società non finanziarie, quindi sottoscritti negli anni, è risultato pari a 4,71% (4,78% a gennaio; 4,80% a febbraio e marzo; 4,81% ad aprile; 4,8% a maggio; 4,77% a giugno; 4,74% a luglio);
  • il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato pari a 5,07% (5,48% a gennaio; 5,34% a febbraio; 5,26% a marzo; 5,3% ad aprile; 5,38% a maggio; 5,26% a giugno; 5,27% a luglio).

Rallenta il calo totale dei finanziamenti bancari

Sulla base di prime stime del Si-Abi, il totale prestiti a residenti in Italia (settore privato più Amministrazioni pubbliche al netto dei pronti contro termine con controparti centrali) ad agosto 2024 si è collocato a 1.634,8 miliardi di euro, con un calo su base annua dell’1,7% (-2% nel mese precedente), calcolata includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni (ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

Ad agosto i prestiti a residenti in Italia al settore privato sono risultati pari a 1.402 miliardi di euro in calo dell’1,2% rispetto a un anno prima.

I prestiti a famiglie e società non finanziarie sono pari a 1.261 miliardi di euro, con una variazione annua pari a -2%, diminuzione in rallentamento rispetto al mese precedente (-2,2%), calcolata includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni (ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

 “Il calo dei volumi di credito è coerente con il rallentamento della crescita economica, che deprime la domanda di prestiti”, si legge nel report.

Compravendite accompagnate da un mutuo scese di un punto percentuale tra aprile e giugno

L’Associazione bancaria italiana riporta nel bollettino anche i dati ufficiali di Banca d’Italia, relativi a luglio 2024, quando il tasso di variazione dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultato pari a -3,9% (-3,4% nel mese precedente). Il totale dei prestiti alle famiglie è sceso dello 0,6% (-1,0% nel mese precedente).

Secondo le stime di Palazzo Koch, mostra invece segno positivo la dinamica dei finanziamenti alle famiglie, sia per la componente dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, passata dallo 0,2% di giugno allo 0,5% di luglio, sia per il credito al consumo (+4,1% rispetto a +3,6% nel mese precedente).

Nel secondo trimestre del 2024 la quota di acquisti di abitazioni finanziati con mutuo ipotecario è scesa al 61,5% dal 62,5% nel I trimestre 2024 (56,9% nell’ultimo del 2023). Il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile è risultati pari al 77,1% (77,2% nel I trimestre 2024; 77,6% nell’ultimo del 2023).

L’analisi della distribuzione del credito bancario per branca di attività economica mette in luce come a luglio 2024 le attività manifatturiere, quella dell’estrazione di minerali ed i servizi rappresentino una quota del 58,6% sul totale (la quota delle sole attività manifatturiere è del 27,4%). I finanziamenti al commercio ed attività di alloggio e ristorazione incidono sul totale per circa il 22,5%, il comparto delle costruzioni l’8,5% mentre quello dell’agricoltura il 5,7%. Le attività residuali rappresentano circa il 4,7%.

Criteri offerta nel II trimestre 2024

Il rapporto mensile dell’Abi riepiloga anche i dati dell’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – luglio 2024) di Bankitalia, in base alla quale “nel secondo trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono stati lievemente allentati, per la prima volta dal dicembre 2021. Vi hanno contribuito la maggiore tolleranza al rischio e i minori costi di provvista. I termini e le condizioni generali su tali finanziamenti sono divenuti leggermente più favorevoli, principalmente attraverso una diminuzione dei tassi di interesse sui prestiti. Le politiche di offerta sui finanziamenti alle famiglie sono state rese moderatamente meno stringenti per i prestiti finalizzati all’acquisto di abitazioni, per effetto della maggiore pressione concorrenziale, e lievemente più rigide per il credito al consumo. Per il trimestre in corso gli intermediari si attendono un ulteriore lieve allentamento dei criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie e sui mutui”.

La domanda di credito da parte delle imprese, in calo da inizio 2023, è ulteriormente diminuita “continuando a riflettere il maggior ricorso all’autofinanziamento, il minore fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e l’elevato livello dei tassi di interesse”. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni è aumentata, mentre quella per finalità di consumo è rimasta invariata.

Per il trimestre in corso la Banca d’Italia prevede un aumento della domanda di prestiti di imprese e famiglie aumenterebbe. “Le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono migliorate con riferimento principalmente ai titoli di debito, ai depositi a lungo termine e alla capacità di trasferire il rischio di credito fuori bilancio. Nel trimestre in corso gli intermediari si attendono un ulteriore lieve miglioramento”, precisa

Pari a 30,2 miliardi i crediti deteriorati a luglio 2024

A luglio 2024 i crediti deteriorati netti, cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche, sono leggermente diminuiti a 30,2 miliardi di euro, da 30,6 miliardi di marzo 2024 (30,5 miliardi a dicembre 2023).

Rispetto al loro livello massimo – 196,3 miliardi raggiunti nel 2015 – sono in calo di 166 miliardi. A luglio 2024 i crediti deteriorati netti rappresentano l’1,43% dei crediti totali. A marzo 2024, tale rapporto era l’1,45% (1,41% a dicembre 2023; 9,8% nel 2015)”, conclude l’Abi.

 

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