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diLuca Pernice

Il primo cittadino, Graziano Coscia, ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. «Accumulati debiti per 200 mila euro»

Il piccolo comune di Carlantino non riesce a sostenere il pagamento di oltre 11mila euro al mese per l’alloggio per una famiglia in Codice rosso e per questo il sindaco minaccia di dimettersi e di chiudere il Comune per mancanza di fondi. 

La lettera

È la protesta del sindaco di Carlantino Graziano Coscia che, nei giorni scorsi ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni; alla ministra per la Famiglia, natalità e pari opportunità, Maria Roccella; al ministro della Giustizia, Carlo Nordio; al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e al prefetto di Foggia, Maurizio Valiante. «Se nelle prossime settimane – dice il primo cittadino – non riceverò risposte dagli enti preposti valuterò seriamente le dimissioni e il mio Comune dovrà chiudere per assoluta mancanza di fondi». 




















































La proposta del sindaco

Tutto nasce dopo l’applicazione della legge del Codice rosso a una famiglia di Carlantino. Un anno fa una donna del centro foggiano con i suoi quattro figli è stata condotta presso una casa rifugio di Cerignola, dopo che la stessa aveva denunciato il marito per le minacce telefoniche che aveva ricevuto. Dalla denuncia è stato attivato il Codice rosso. A nulla è servito che il sindaco di Carlantino abbia rassicurato gli investigatori sull’incolumità della famiglia, visto che il marito si trovava in Sud America e non era nelle condizioni di arrecare danno alla propria famiglia. Inoltre lo stesso primo cittadino aveva proposto un percorso alternativo, attuabile tramite un contributo per prendere in affitto una casa e con prospettive lavorative. 

Le spese

Le autorità però – spiega il sindaco- hanno comunque pensato di applicare rigidamente quella che è l’attuale norma del Codice rosso. Il problema è che il costo dell’alloggio presso la casa rifugio è a totale carico del Comune di Carlantino, pari a 375 euro al giorno, ossi 11.250 euro al mese. Ad oggi, il Comune è debitore di quasi 200 mila euro nei confronti della casa rifugio in cui si trova la famiglia di Carlantino, tra l’altro residente in paese da pochi mesi. Una cifra, per il primo cittadino, enorme e spropositata per un Comune che si trova in una situazione finanziaria alquanto precaria, oltre a essere entrato in un piano di riequilibrio finanziario stabilito dalla Corte dei Conti. Lo stesso Piano sociale di zona di Lucera non garantisce la copertura di tutte le spese, mentre la Regione Puglia, a cui il sindaco ha chiesto più volte aiuto, si è completamente disinteressata del caso. 

«Ignorati i nostri servizi sociali»

La mia premura e il mio primo interesse è quello di proteggere i cittadini del mio paese – spiega il sindaco Coscia – per questo motivo non siamo assolutamente contro la legge del Codice rosso che, in maniera efficace, può aiutare le donne soggette a minacce. Ma non è possibile legiferare in tal senso senza prevedere un fondo dal quale gli enti comunali possano attingere risorse per far fronte a tali situazioni di emergenza. Non solo, i nostri servizi sociali non stati assolutamente coinvolti in questa evenienza».

Appelli nel vuoto

Il sindaco ribadisce ancora una volta che il Comune di Carlantino non può in alcun modo sostenere quelle spese, poiché il bilancio comunale è davvero risicato. Il rischio è quello di essere costretti a tagliare i pochi servizi che l’ente è ancora in grado di offrire ai cittadini come la mensa, il trasporto scolastico o la pubblica illuminazione. «Il mio è un ultimo e disperato tentativo di chiedere aiuto e di evitare che il mio Comune debba chiudere – conclude il primo cittadino –. Nessuno ci ha aiutato, nonostante diversi appelli al governo centrale e a quello regionale ma, soprattutto, nessuno ci ha risposto. Un atteggiamento delle istituzioni davvero deprecabile. Siamo costretti a sborsare 135 mila euro all’anno che, ovviamente, non abbiamo per una situazione che, fra l’altro, a nostro avviso e anche ben documentata, non prevede alcun pericolo per il nucleo familiare che oggi occupa la struttura della casa rifugio. Lo Stato non può fare leggi e poi chiedere ai comuni di sostenerle economicamente».

16 settembre 2024 ( modifica il 16 settembre 2024 | 11:20)

 

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