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Il Governo starebbe valutando un aumento una tantum degli stipendi e delle pensioni di alcuni cittadini a dicembre. Non si tratta di un nuovo bonus, ma di un anticipo di risorse che dovrebbero comunque andare a questi lavoratori e pensionati, ma a partire dal gennaio 2025. In questo modo l’esecutivo punta a ottenere due risultati.

Da una parte crea un incentivo alle spese natalizie, ulteriore alla tredicesima che i lavoratori dipendenti e i pensionati ricevono, in modo da sostenere i consumi in un momento in cui le famiglie italiane tendono a spendere di più. Dall’altra anticipa al 2024 alcuni miliardi di spesa che altrimenti andrebbe a bilancio il prossimo anno finendo per appesantire la manovra finanziaria.

L’una tantum ai pensionati: anticipo sull’adeguamento all’inflazione

In preparazione al documento di bilancio che traccerà i confini della manovra finanziaria, il governo di Giorgia Meloni sta tentando di liberare il maggior numero di risorse possibili per il 2025. L’esecutivo ha come obiettivi principali ridurre il debito pubblico, come richiesto dall’Europa, e quindi spendere meno di quanto ricavi dalla raccolta delle tasse, e confermare buona parte degli investimenti della scorsa legge di bilancio, come il taglio del cuneo fiscale.

Per trovare queste risorse non bastano soltanto i tagli. Il Governo sta infatti provando a spostare alcune delle spese del 2025 al 2024, per alleggerire il bilancio. Tra queste c’è anche l’adeguamento all’inflazione reale delle pensioni. Ogni anno, in maniera automatica, le pensioni degli italiani si adeguano seguendo una stima fatta da Inps all’inflazione dell’anno precedente. A fine anno però questa stima viene paragonata ai dati reali forniti da Istat. Se questi mostrano un aumento dei prezzi maggiore, si procede a rimborsare i pensionati con un conguaglio il 1 gennaio.

Il Governo vorrebbe anticipare questo conguaglio a dicembre, in modo da evitare di dover mettere questo intervento a bilancio per il prossimo anno. Non si dovrebbe trattare di cifre molto alte, dato che a differenza dello scorso anno, nel 2024 l’inflazione è rimasta relativamente sotto controllo. Per i pensionati però si tratterebbe comunque di un contributo prima delle spese natalizie.

Scontro con i sindacati sull’una tantum dei dipendenti statali

L’ipotesi di un contributo una tantum, quindi erogato soltanto una volta, è presente anche per i dipendenti pubblici. Non si tratta però di una cifra legata all’inflazione, ma al rinnovo dei contratti. Chi lavora per lo Stato ha infatti diritto a una sorta di risarcimento per il periodo che passa alle dipendenze della pubblica amministrazione con un contratto nazionale scaduto. Anche in questo caso, questo denaro viene liquidato il primo gennaio, ma il piano sarebbe di anticiparlo a dicembre.

La cifra è significativa, oltre 5 miliardi di euro, ma la soluzione dell’anticipo proprio per questa ragione non piace ai sindacati. Le sigle infatti starebbero premendo perché il Governo mantenga in cassa questi soldi e li utilizzi per alzare i salari in sede di rinnovo contrattuale, invece di anticipare un bonus una tantum che non risolverebbe il problema degli stipendi troppo bassi all’interno del lavoro pubblico. Ogni soluzione è però ancora possibile, dato che si tratta soltanto di ipotesi.



 

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