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TERAMO. Dal 2020 al 2023, per l’effetto delle agevolazioni sulla casa, della ricostruzione post sisma e dei lavori del Pnrr, il settore edilizio della provincia di Teramo ha conosciuto un boom storico. I dati della Cassa edile, che leggete nell’infografico a destra, sono eloquenti: la massa salari è aumentata dell’89,77%, le ore lavorate del 79,56%, il numero di imprese del 45,04% e il numero dei lavoratori del 71,99%. E anche nell’anno in corso, nonostante lo stop dato al Superbonus potesse far pensare a una contrazione, il trend continua a essere largamente positivo. . IL DIRETTORE dell’ANCE:
SIAMO AI MASSIMI STORICI
Il direttore dell’Ance (associazione nazionale costruttori edili) di Teramo, Marco Fabiocchi, non ha dubbi: «Questi numeri rappresentano il massimo storico assoluto dell’edilizia in provincia. Basti pensare che chiuderemo il 2024 a 53-54 milioni di massa salari: il precedente picco c’era stato nel 2007-08 con circa 44 milioni, dunque siamo al più 20% rispetto a quel dato. Ance Teramo ha 150 imprese iscritte, e i loro ricavi del 2023 sono stati calcolati intorno ai 700 milioni. La media fa 4-5 milioni di ricavi a impresa, sono cifre eccezionali». Al di là dei numeri tutti in crescita, il boom seguito al drammatico stop del Covid ha portato con sé anche un salto qualitativo per l’edilizia teramana. «Le nostre imprese», dice Fabiocchi, «sono per la maggior parte piccole, in tante non superano i cinque dipendenti, ma in questi anni c’è stata una crescita dimensionale e organizzativa. Ho visto imprese iscritte all’Ance crescere anche nella struttura. La domanda impetuosa ha fatto sì che il settore si organizzasse meglio. E sono tante, ormai, le nostre ditte in grado di operare anche fuori regione per progetti importanti». Nell’edilizia teramana, come altrove, è sempre più alta l’incidenza dei lavoratori stranieri: attualmente sono il 43,40%, in pochi anni sono aumentati di 10 punti percentuali. «Ed è la parte più giovane», spiega Fabiocchi, «sono loro a garantire un ricambio che gli italiani non garantiscono più. Ma attenzione, non servono solo gli operai. Mancano i profili tecnici, i diplomati e laureati. Non riusciamo più neanche a trovare i geometri, ci sono imprese che sono andate nelle scuole e hanno prenotato già a marzo-aprile i ragazzi che a luglio si sarebbero diplomati». Sulle prospettive del settore Fabiocchi dice: «Ci aspettavamo una contrazione già quest’anno, invece l’onda lunga del Superbonus ha tenuto alta la domanda. Una contrazione dal 2025 probabilmente ci sarà, speriamo sia limitata. Di sicuro c’è ancora parecchio da fare nella ricostruzione sisma, in particolare per quella del 2009. Ci aspettiamo altri due-tre anni di lavoro grosso».
IL PRESIDENTE IERVELLI
SUL SUPERBONUS
L’esperienza del Superbonus 110% è sostanzialmente al termine dopo le ultime restrizione imposte dal Governo e per l’Ance di Teramo è tempo di bilanci. Afferma il presidente Ezio Iervelli: «Si è trattato di una misura eccezionale che ha consentito al Paese di mettere a terra immediatamente, durante e dopo la pandemia, investimenti diffusi su tutto il territorio che hanno avuto il merito di riattivare una lunga filiera industriale quasi tutta made in Italy. I risultati in termini di Pil e occupazione sono incontrovertibili: più 600mila occupati solo nel settore edile, più 340 mila nei settori collegati. Ma come tutte le misure eccezionali e in parte anche sperimentali», prosegue il presidente, «il 110% poteva essere pensato meglio, per esempio con alcune limitazioni relative all’anno di costruzione del fabbricato e una piccola compartecipazione economica del committente. Tuttavia additare il 110% come il peggiore dei mali per il Paese è certamente un falso storico. Occorre infatti ricordare che l’80% degli immobili italiani è stato realizzato prima della norma sismica, mentre il 55% degli edifici ricade nelle classi più energivore (E, F, G). Pertanto il tema degli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, che concorre per un terzo ai consumi del Paese, è tutt’altro che chiuso. Infine», sottolinea Iervelli, «il 110% rimane come possibilità di co-finanziamento dell’indennizzo per i terremoti 2009 e 2016, seppure con molte incertezze operative. Auspico che, come anticipato dal commissario Castelli, si riveda l’entità dell’indennizzo per superare definitivamente il concorso finanziario del 110% e si consenta che la ricostruzione possa svolgersi ancora più rapidamente».
©RIPRODUZIONE RISERVATA



 

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