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di Carlo Baroni

FIRENZE

Un autunno caldo. Carico di incertezze e di pericoli per l’economia della Toscana. Il dramma è scolpito nei dati: nella filiera della moda (tessile, calzaturiero, conciario e pelleria) in sei mesi in Toscana hanno chiuso più imprese che in tutto il 2023. E la cassa integrazione non basta più, è agli sgoccioli. Luca Tonini, presidente di Cna Toscana non nasconde i timori: “La ripartenza dopo la pausa estiva presenta una realtà complessa per nostra regione e per l’intero Paese”.

Presidente, Cna da mesi lancia l’allarme, ben prima di questo acuirsi della crisi. Avevate ragione voi?

“Purtroppo avevamo ragione noi. Non siamo davanti a una delle tante congiunture passeggere. Siamo davanti ad una crisi strutturale. Le grandi case di moda hanno ridotto gli ordini e si trovano con i magazzini pieni. A soffrire è la piccola e media impresa artigiana della filiera che si trova davanti a cali di lavoro importanti. Le griffe, la loro strategia, l’hanno chiara: alzare il prezzo per essere ancora protagoniste del mercato del lusso visto che, nonostante tutto, Cina e Russia reggono. Ma le nostre imprese no”.

C’è da pensare a una una strategia alternativa per uscire dal tunnel… Come muoversi?

“Lo diciamo da mesi. Siamo stati i primi a dirlo. La tenuta della filiera è a rischio. Questa prospettiva va evitata in tutti i modi rafforzando la collaborazione tra imprese, associazioni di categoria e istituzioni. Guardiamo con interesse e apprensione, anche, all’appuntamento del 18 settembre a Firenze quando ci sarà l’incontro con la ministra del lavoro, Marina Calderone. Ora servono passi concreti”.

Quali?

“Anche qui abbiamo già dettagliato tutto. E’ indispensabile azzerare i contatori degli ammortizzatori sociali, sospendere i pagamenti contributivi ed erariali, nonché un rifinanziamento della Cassa integrazione, ed affrontare con determinazione la questione del credito. E qui serve l’impegno del governo con un decreto”.

Queste le misure immediate. Ma a lungo termine cosa fare per ripartire?

“Servono nuove politiche artigianali e industriali con le quali scrivere, oggi, che tessuto produttivo vogliamo per i prossimi 30-50 anni. E qui si apre un capitolo a cui Cna sta lavorando da tempo e che guarda alla formazione e all’istruzione dei giovani, alla specializzazione. Perchè siamo davanti a uno scenario nel quale le aziende faticano a trovare professionalità, a gestire adeguatamente il ricambio generazionale. Noi stiamo lavorando, e ci crediamo con fermezza, anche sul fronte dello Ius Scholae che è una straorinaria opportunità per gestire l’imprenditorialità immigrata, che da una parte è motore di integrazione, e dall’altra offre un contributo fondamentale alla crescita della nostra regione e del Paese. Dare certezze alle persone che studiano e lavorano, ai loro figli e alle nostre imprese, è nell’interesse del Paese e dei suoi equilibri, socio-culturali ed economico-finanziari”.

C’è anche un progetto formativo mirato di Cna?

“Sì, la formazione all’estero che permette di realizzare progetti direttamente nei Paesi di origine dei cittadini extracomunitari per la gestione congiunta dei flussi migratori per motivi di lavoro”.

 

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