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Sulla pista olimpica da bob di Cortina continuano a scorrere fiumi di inchiostro e innumerevoli sono gli articoli dedicati dalla stampa locale, nazionale ed internazionale alla sua travagliata vicenda, che è ormai diventata un affare di stato, da quando la politica governativa di stampo leghista ha fatto della sua costruzione un punto di orgoglio nazionale.

Italia Nostra – Sezione di Belluno, che segue il caso con tenacia fin dalla sua comparsa nel master plan delle opere sportive previste per la realizzazione dei Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026, lo considera un’assurda commedia che ha come protagonisti principali il presidente del Veneto Luca Zaia e il ministro Matteo Salvini, impegnati a recitare un copione già visto. Ovvero lo stesso andato in scena in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006 quando la politica nazionale impose la costruzione della pista di Cesana, che per le insostenibili spese di gestione fu abbandonata nel 2010, quindi vandalizzata negli anni fino a diventare una discarica a cielo aperto. Una triste sorte che avrebbe dovuto servire di lezione ai nostri politici che, troppo preoccupati di dimostrare forza e potere davanti al loro elettorato, non hanno voluto sentir ragione e neppure rispettare la volontà del CIO, che ha sempre richiesto di utilizzare per i Giochi impianti esistenti e già funzionanti. Tuttavia, non è nei poteri del CIO impedire la costruzione della pista di Cortina che è competenza della Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, agenzia partecipata dal Ministero delle Infrastrutture e finanziata con fondi del governo italiano.

I costi lievitati

Secondo quanto scritto nel Dossier di candidatura Olimpica (gennaio 2019), la pista da bob, slittino e skeleton doveva essere una ristrutturazione della vecchia “Eugenio Monti” di Cortina, chiusa dal Comune nel 2008 per gli insostenibili costi di gestione e per la pericolosità del tracciato. Avrebbe dovuto costare 47 milioni di euro a carico della Regione Veneto.

Nel 2021 i costi sono aumentati a 61 milioni e in soccorso al Veneto il Governo Draghi ha stanziato un contributo di 24 milioni e mezzo e ha commissariato l’opera, considerati i tempi stretti per la sua realizzazione/adeguamento prima dell’inizio dei Giochi Olimpici 2026.

Nel 2022 il costo della sola pista è lievitato a 85 milioni di cui si è fatto carico nuovamente il Governo con Decreto del 26 settembre 2022.

Ad oggi, il finanziamento governativo, comprensivo della costruzione della nuova pista, del Memoriale, degli oneri fiscali ed altri interventi aggiuntivi ammonta a circa 118 milioni complessivi, cinque dei quali già spesi per consulenze e demolizione della vecchia pista.

La farsa andata in scena

Per due anni la farsa è andata avanti con un susseguirsi di notizie contraddittorie sui costi, sui vari progetti che si sono susseguiti e sulle gare di appalto, di cui le prime due sono andate deserte a causa dell’importo troppo basso e i tempi strettissimi per realizzare l’opera. 

A quel punto e soprattutto dopo l’annuncio di Giovanni Malagò in occasione della 141esima Sessione del Comitato Olimpico Internazionale a Mumbai, le dichiarazioni del Ministro Andrea Abodi e del Presidente del CIO Thomas Bach deciso a spostare le gare di scivolamento all’estero in una pista già esistente e funzionante, sembrava che il progetto della nuova pista da bob di Cortina fosse stato definitivamente abbandonato. Invece, il Ministro Matteo Salvini, per la soddisfazione del Presidente del Veneto Luca Zaia e di Confindustria Belluno, l’ha rimesso in gioco, inventandosi insieme alla Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 un nuovo progetto esecutivo, definito “light”, cioè ridotto rispetto al precedente, messo a gara con un terzo bando per un importo rimasto invariato: 81.610.000 euro. Forse a causa dei maggiori margini di guadagno, l’esito è stato questa volta positivo, e i lavori sono stati assegnati all’impresa Pizzarotti, che si è impegnata a promesso consegnare l’impianto finito entro gennaio 2025, cioè tra meno di 365 giorni. Poi devono seguire i collaudi (marzo 2025) ed eventuali modifiche. Quindi dal 6 febbraio 2026 in poi ospitare le competizioni olimpiche.

Con tutto il rispetto nei confronti di questo costruttore, la sua sembra anche agli addetti ai lavori una missione impossibile, anche se per lavorare in inverno utilizzerà, si dice, maestranze norvegesi abituate alle temperature rigide. Ma quest’opera, voluta a tutti i costi per affermare l’italianità, non doveva essere un volano di sviluppo per le imprese bellunesi? Altro paradosso di questa assurda commedia!

Oltre tutto, per completare la costruzione della pista con gli altri lavori indispensabili all’effettuazione delle gare olimpiche, saranno necessari ulteriori milioni extra budget. Cosa che più che un paradosso è da tempo una normalità nel nostro paese. Tutti questi milioni bruciati per un impianto sportivo che una volta terminati i Giochi Olimpici potrebbe essere utilizzato da non più di 59 adepti del bob, dello slittino e dello skeleton, con spese di gestione abnormi: 1.500.000 euro, che non è chiaro su chi ricadranno. Presumibilmente sul piccolo Comune di Cortina. È evidente che, con questi costi e senza un serio piano di mantenimento, l’impianto è destinato ad essere abbandonato come già avvenuto a Cesana (TO).

L’opposizione di Italia Nostra

Fin dall’inizio Italia Nostra si è opposta a questa inutile e assurda opera denunciando, con due ricorsi al TAR, le evidenti violazioni al Codice dei Beni Culturali e del paesaggio e al DLgs 152/2006 Testo Unico Ambiente.
Con il primo ricorso è stata impugnata l’autorizzazione (priva di motivazioni) espressa dalla COREPACU (Segretariato Generale del Veneto) alla demolizione della vecchia pista, che la stessa Commissione ha successivamente dichiarato di interesse culturale (sic!). Nel ricorso, è stato messo in evidenza il devastante impatto paesaggistico sulla Conca Ampezzana, uno dei più importanti contesti montani al mondo, interamente sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi dell’art.136 del D.Lgs. n. 42/2004 e del D.M. 10 giugno 1952, dove, fra l’altro, si legge:

“l’intero territorio del comune di Cortina d’Ampezzo comprende nel suo insieme bellezze che costituiscono un quadro naturale di rara suggestività anche per le Dolomiti che circondano l’incantevole conca”.

Per non parlare della conseguente distruzione del fragile e prezioso ecosistema dell’intero versante sud ovest delle Tofane con l’abbattimento di un bosco di larici secolari dal valore ecologico e paesaggistico unici nelle Dolomiti.

Con il secondo ricorso avverso al progetto definitivo della pista e con quello per motivi aggiunti contro il secondo progetto esecutivo, soprannominato “light”, sono state denunciate una serie di violazioni:

  • al Codice degli appalti (il progetto esecutivo light è stato appaltato senza l’approvazione di un nuovo progetto definitivo che recepisse le modifiche),
  • al Codice dei Beni Culturali (il progetto esecutivo è stato approvato senza l’obbligatoria autorizzazione paesaggistica da parte della Regione)
  • al Codice dell’ambiente (mancata attuazione di VAS, VIA e VIncA).

Normalmente, per realizzare opere che comportano ampi sbancamenti e tagli boschivi di una certa entità, si attivano tutte le procedure di valutazione ambientale che le norme italiane ed europee prescrivono obbligatoriamente e in primis la Valutazione Ambientale Strategica. Ciò non è invece avvenuto né per il progetto della pista da bob e neppure per tutto il Piano nazionale delle opere da realizzare per le Olimpiadi, che nel Dossier di Candidatura dovevano essere le più sostenibili di sempre.

In quanto a sostenibilità la pista da bob non può certo essere additata ad esempio:

  • consumo di circa 7 ettari di suolo naturale;
  • taglio di alberi: secondo la Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 gli alberi da abbattere sarebbero 560 (larici) e 260 (piante di varie specie) per circa 2 ettari di disboscamento; stando invece all’appalto assegnato all’impresa forestale aggiudicataria, gli alberi sarebbero circa 2000 considerato che nel contratto il volume di legname da eliminare è di 2.200 mc
  • un serpentone di cemento lungo 1.650 metri
  • circa 18.000 mc di edifici
  • 21.890.000 litri d’acqua all’anno prelevati dall’acquedotto comunale
  • 2.000.000 di KWh all’anno per il funzionamento e la refrigerazione

Senza parlare dei danni alla ricca biodiversità che caratterizza l’area, in particolare il disturbo alla fauna selvatica che da sempre ci vive e vi transita

Dal punto di vista paesaggistico e della salute, la perdita del bosco di larici di Ronco ha costituito un danno irrecuperabile. Erano piante monumentali, alte fino a 35 metri, colonnari. Piante che sono state un polmone di rigenerazione dell’aria in un contesto, quello di Cortina, travolto dal traffico privato: in entrata e in uscita da Cortina verso il Cadore e verso Dobbiaco e il passo Falzarego. Si pensi solo alla quantità di CO2 che l’insieme del bosco assorbe. Oltre all’assorbimento di NO2 e delle polveri sottili, le nanoparticelle diffuse anche dal riscaldamento a legna.

Tale patrimonio andava posto a tutela assoluta, invece, scelleratamente, si è proceduto a un taglio sconsiderato per fare posto a una struttura sportiva, la pista di bob, skeleton, slittino, che offre un servizio a meno di 60 atleti nazionali.

Inoltre, il ridimensionamento operato dal cosiddetto progetto “light”, eliminando quegli elementi di mitigazione previsti nel progetto definitivo (rivestimento e copertura a verde della pista, rivestimento e tetto verde dell’edificio dell’impianto di refrigerazione, interramento di parte del tracciato), aggraverà l’evidente impatto ambientale e paesaggistico.

Una volta costruita, la nuova pista da bob di Cortina sarà il simbolo dell’arroganza e della prepotenza del potere politico nazionale e regionale che l’ha voluta a tutti i costi, in spregio alla natura e a dispetto della contrarietà del CIO e delle Federazioni Internazionali degli sport di scivolamento.

A Italia Nostra, la soddisfazione di aver provato ad ostacolare, in nome della tutela del patrimonio naturale e del paesaggio, e a ritardare con tutti i modi consentiti dalla legge la realizzazione dell’opera e di aver ottenuto il vincolo per la storica pista “Eugenio Monti” e per le altre due opere iconiche delle Olimpiadi del 1956, il Trampolino Olimpico di Zuel e lo Stadio Olimpico del Ghiaccio.

Giovanna Ceiner

Italia Nostra – Sezione di Belluno

 

L’articolo è stato pubblicato sul bollettino 515-516 di aprile 2024.

 

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