di Chiara Fabrizi
Se la riforma dello ius scholae dovesse diventare legge in Umbria i bimbi della scuola primaria che otterrebbero la cittadinanza sarebbero 821 a fronte dei 48 mila circa presenti su tutto il territorio nazionale. La stima, che appare prudenziale, è di Svimez che lunedì mattina ha pubblicato un focus sugli effetti di una norma che definisce «un atto di uguaglianza sociale» e «un’opportunità concreta per costruire una società più inclusiva e coesa».
Prima le coordinate della riforma tornata al centro della discussione politica: lo ius scholae prevederebbe il conferimento della cittadinanza ai minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni purché abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni. In questo quadro, Svimez nelle previsioni diffuse in queste ore considera soltanto i piccoli della primaria, motivo per cui è verosimile che gli 821 bimbi stranieri umbri che accederebbero a Svimez sono sottostimati, seppur verosimilmente di poche decine.
Nel documento, quindi, viene segnalato che nell’anno scolastico 2022-2023 l’incidenza dei minorenni stranieri che siedono nei banchi delle elementari dell’Umbria rappresentano il 16,1 per cento della popolazione totale iscritta a quel ciclo di educazione scolastica. La quota è superiore alla media italiana, che si ferma al 14 per cento, ma distante dai territori col maggior tasso di alunni stranieri, ovvero Emilia Romagna (23,2), Lombardia (22) e Liguria (20,4).
Di particolare interesse per l’Umbria è il medesimo tasso calcolato però soltanto per quei comuni dove è presente una sola scuola che ospita meno di 125 bimbi in un’unica primaria, che qui come nelle altre regioni sono «nella maggiora parte dei casi localizzati nelle aree interne», come sottolinea Svimez, le stesse su cui lo spopolamento è uno scenario tutt’altro che remoto. In questo caso l’incidenza degli alunni stranieri in Umbria si attesta al 12,1 per cento, confermandosi al di sopra della media italiana del 10,6 per cento. Pure qui, comunque, il rapporto umbro è lontano da quello delle regioni in cima alla classifica: Emilia Romagna (19,8), Toscana (18,1) e Lombardia (14,7).
Quando si parla di stranieri, inevitabilmente, occorre anche indicare le prospettive demografiche e Svimez, in questo senso, stima la variazione percentuale dal 2023 al 2035 del numero di bimbi di età compresa tra 5 e 9 anni. E l’Umbria qui è maglia nera: secondo l’analisi, infatti, lo scorso anno in Umbria c’erano 33.519 bimbi di quella fascia d’età, ma tra 11 anni si rischia di contarne appena 25.011, con una flessione del 25,4 per cento che non ha eguali in Italia, dove la contrazione media prevista è del 18,6 per cento.
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