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La presidente del Consiglio insiste che «la politica estera è politica interna», rivendicando per l’Italia, terza economia europea e seconda Paese manifatturiero del continente, «un ruolo di primo piano nell’Unione europea»

Al di là del caso Sangiuliano, che Giorgia Meloni affronta subito senza remore, ringraziando di nuovo l’ex ministro della Cultura per il lavoro svolto e sottolineando che le sue dimissioni «non indeboliscono il governo», il discorso della presidente del Consiglio convince gli imprenditori e i manager del Forum Teha di Cernobbio. Alla fine del suo intervento i consensi sono unanimi tra gli esponenti del mondo delle imprese: al di là del colore politico, ha fatto un discorso chiaro e condivisibile. Meloni parla di stabilità politica, che è un asset fondamentale per chi deve programmare investimenti di medio e lungo periodo. Ricorda i risultati raggiunti su crescita del Pil, lavoro e occupazione, grazie soprattutto alle capacità del tessuto imprenditoriale italiano. Sulla manovra anticipa che, «in una situazione economica difficile, fa la differenza come si spendono le risorse, che non sono molte». Insiste che «la politica estera è politica interna», rivendicando per l’Italia, terza economia europea e seconda Paese manifatturiero del continente, «un ruolo di primo piano nell’Unione europea», con un portafoglio di peso per Raffaele Fitto, proposto come commissario («novità arriveranno la prossima settimana», anticipa), anche se FdI non ha votato per il bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. La premier difende, infine, a spada tratta il sostegno all’Ucraina, perché «è nell’interesse italiano farlo».

Il bilaterale con Zelensky

La giornata di Meloni, arrivata di primo mattino sul Lago di Como, comincia con il bilaterale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Sul tavolo da un lato c’è il nodo del via libera da parte dell’Italia all’uso delle armi a lungo raggio su obiettivi in Russia, chiesto da Zelensky, dall’altro la conferenza sulla ricostruzione in programma il prossimo giugno a Roma.




















































Il caso Sangiuliano

Il Sangiuliano-gate apre inevitabilmente l’intervento di Meloni, intervistata dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, qui il video dell’intervista. «Quando si parla per giorni della vita privata di un ministro, la sua vita pubblica è finita. Il primo elemento è che così si conferma che si tratta di una vicenda di vita privata. C’è stata una forte campagna mediatica su una questione privata del ministro, fermo restando che lui ha sbagliato a trasformare una questione privata in un fatto pubblico». Aggiunge: «Ho accettato» le dimissioni perché Sangiuliano «voleva liberarsi dalla condizione di ministro per difendersi meglio, perché capiva che il ruolo del governo non poteva continuare a essere sottoposto a questa pressione mediatica».

Il sostegno all’Ucraina

Sull’Ucraina Meloni ribadisce la sua posizione di sostegno incondizionato. «La politica è visione altrimenti non esiste. Sull’Ucraina non dobbiamo mollare, il suo destino non è segnato, non dobbiamo cadere nelle trappole della propaganda russa». Ecco la prova: «A febbraio 2023 la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a febbraio 2024 il 17,5%. Non è una vittoria della Russia, è uno stallo realizzato grazie al nostro contributo a sostegno dell’Ucraina», dice la premier. «Sbaglia chi dice che non dobbiamo dare armi all’Ucraina. Il tavolo di trattativa si crea quando c’è uno stallo sulle forze in campo, noi abbiamo creato quello stallo. Noi abbiamo fatto la cosa giusta anche nell’interesse italiano. Una scelta di giustizia e di interessi nazionali». E spiega: «Se saltano le regole del diritto internazionale, otterremo il moltiplicarsi delle crisi e una frammentazione dello spazio geo-economica. Bisogna scegliere». Riconosce che «Paesi come Cina e India possono giocare un ruolo». E insiste: «L’unica cosa che non possiamo fare è mollare l’Ucraina al suo destino, questo non porterà pace, ma caos alle nostre porte».

Le critiche alla Ue sugli investimenti

«Rispetto al passato l’Europa prende coscienza delle cose che non hanno funzionato e perciò oggi si dota di una capacità di difesa, perché la tua capacità di difenderti è anche la capacità di difendere i propri interessi nazionali. Oggi l’Europa lo capisce, sa che è una sua priorità, ma poi non si dota delle risorse. Questo vale non solo per gli investimenti sulla difesa ma anche sulla transizione digitale ed energetica», critica Meloni.

La Ue deve regolare meno

Con Ursula von der Leyen ha «lavorato molto bene negli ultimi due anni» e sostiene di volere continuare a farlo, ma non risparmia critiche alla Ue. «L’Europa ha pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto. La soluzione non è regolare tutto, ma regolare meno. L’Europa in questo scenario è più forte, se si occupa meno delle materie sulle quali gli Stati nazionali, regolando, riescono a difendere maggiormente le proprie specificità», afferma Meloni. «Se pensiamo di risolvere il problema della nostra competitività aggiungendo regole temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese. C’è un problema di competitività», aggiunge riconoscendosi nel cliché, un po’ datato per la verità, che «L’America innova, la Cina replica e l’Europa regolamenta».

La Manovra

«La situazione economica non è facile, le risorse non sono molte, fa la differenza come le risorse vengono usate. Questi due anni di lavoro sono i risultati ottenuti in un contesto impossibile. Si riteneva che l’Italia fosse la prima destinata a “perire”. Invece il Pil cresce più della media europea e delle grandi nazioni occidentali. I dati sull’occupazione sono molto importanti e poco raccontati: abbiamo il numero di occupati più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia, il tasso di occupazione femminile più alto di sempre, l’aumento dei contratti stabili e la diminuzione del precariato. Siamo la quarta nazione esportatrice al mondo, grazie al tessuto produttivo di questa nazione, delle imprese e dei lavoratori, di innovare e competere», dice compiacendo la platea. La prossima Manovra, che dovrà tenere conto anche del percorso di rientro del debito dopo l’avvio della procedura di infrazione aperta da Bruxelles? «Questo governo ha messo altri 3 miliardi sull’assegno unico. C’è la volontà di confermare quanto fatto, con l’obiettivo di mantenere una politica di bilancio seria», sottolinea Meloni. E conclude: «La stagione dei bonus una tantum è finita». Poi la presidente del Consiglio scappa subito via. E nel primissimo pomeriggio è già a Parigi, per abbracciare gli atleti azzurri che partecipano alle Paralimpiadi. 


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7 settembre 2024 ( modifica il 7 settembre 2024 | 14:43)

 

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