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Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri un nuovo decreto che inasprisce i controlli su oro, denaro contante e carte prepagate in entrata e in uscita dal territorio nazionale. L’obiettivo è rafforzare la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento di attività criminali alla Dogana, in linea con il regolamento comunitario 2018/16721.

Chi trasporta più di 10.000 euro in contanti senza dichiararli all’Adm rischia la trattenuta alla frontiera delle somme per un massimo di 30 giorni, prorogabili fino a 90 in casi particolari, e il pagamento di sanzioni pesanti.

La misura si estende anche alle carte prepagate non nominative, che vengono ora equiparate al denaro contante.

Controlli e sanzioni più stringenti

Il decreto introduce una serie di novità che mirano a contrastare i trasferimenti illeciti di denaro tra paesi UE. Oltre al contante, i controlli riguarderanno strumenti negoziabili al portatore, come assegni, traveller’s cheque e vaglia cambiari, che possono essere utilizzati per trasferire denaro senza richiedere l’identificazione del portatore.

Gli strumenti di pagamento non dichiarati, con somme pari o superiori a 10.000 euro, potranno essere trattenuti dall’Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza per un periodo massimo di 30 giorni, estendibile a 90 in circostanze particolari.

Il decreto aumenta le soglie per il pagamento delle sanzioni in misura ridotta in caso di mancata dichiarazione: la percentuale applicata passa dal 15% al 30% per somme eccedenti i 10.000 euro, ma non superiori a 40.000 euro.

Si introducono inoltre distinzioni tra mancata, inesatta o incompleta dichiarazione, con relative sanzioni amministrative più severe per chi non rispetta gli obblighi previsti.

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Stretta sulle carte prepagate

Come accennato, una delle novità più rilevanti riguarda l’equiparazione delle carte prepagate non nominative al denaro contante. Queste carte vengono utilizzare per operazioni di pagamento o per l’acquisto di beni e servizi senza essere collegate a un conto corrente, e per questo ora trattate come denaro cash ai fini dei controlli doganali.

La norma si applica a quelle prepagate che contengono valore in denaro o liquidità e che possono essere impiegate per ritirare contante o fare acquisti senza identificare il titolare.

L’uso di carte non nominative può rappresentare un rischio per il riciclaggio e il finanziamento illecito, poiché permettono di effettuare transazioni senza che sia necessaria una chiara identificazione dell’utente.

Più poteri per AdE e GdF

Le nuove disposizioni conferiscono maggiori poteri all’Agenzia delle Dogane e alla Guardia di Finanza. Oltre a trattenere temporaneamente denaro e strumenti finanziari alla dogana in caso di mancata dichiarazione, le autorità potranno fermare anche importi inferiori ai 10.000 euro qualora emergano indizi che le somme possano essere legate ad attività criminali.

I controlli verranno effettuati non solo in presenza di movimenti fisici di contante, ma anche attraverso spedizioni postali, merci o bagagli non accompagnati. In questi casi, il mittente o il destinatario sarà obbligato a presentare una dichiarazione informativa entro 30 giorni, pena la trattenuta del denaro fino alla regolarizzazione.

Inoltre le informazioni raccolte durante le attività di controllo e trattenimento saranno utilizzabili anche a fini fiscali, ampliando il campo d’azione delle autorità nella lotta contro il riciclaggio e le frodi finanziarie.

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Cosa devono fare le partite IVA che lavorano con l’estero?

Prima di varcare i confini italiani con somme superiori a 10.000 euro, i titolari di partite IVA dovranno compilare e presentare la dichiarazione valutaria2 per trasferire soldi all’estero legalmente ed evitare sanzioni amministrative o trattenute del denaro.

Questa dichiarazione può essere presentata sia in forma digitale, tramite il portale dell’Agenzia delle Dogane, sia in formato cartaceo presso gli uffici doganali.

A cosa fare attenzione? Per professionisti e chi fa impresa è cruciale tenere traccia di ogni movimentazione di denaro legata al lavoro, specialmente quando si opera con clienti o fornitori stranieri. Un’accurata documentazione di fatture e movimenti finanziari sarà indispensabile per dimostrare la legittimità delle somme trasferite in caso di accertamento.

Avere un conto corrente business dedicato è sempre una buona idea, ma ancora di più quando si fattura all’estero (clienti o fornitori) o si è soliti movimentare denaro anche fuori dall’Italia.

 

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