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Ultim’ora news 6 settembre ore 17


Gli investitori si stanno ritirando dalle Maldive a fronte dei crescenti timori che l’arcipelago dell’Oceano Indiano possa andare in default sul pagamento della cedola in scadenza nel mese di ottobre dei suoi titoli di Stato islamici, la cui scadenza è fissata al 2026. Nel corso dell’estate, la diminuzione delle riserve valutarie del Paese è stata fonte di allarme per gli investitori e il rating delle obbligazioni del Paese è stato declassato da Fitch da B- a CCC+ a giugno e la scorsa settimana, il 29 agosto, è stato nuovamente rivisto a CC, un’indicazione dell’elevata sofferenza dell’asset. «L’intensificarsi delle pressioni derivanti dal recente deterioramento delle metriche di finanziamento esterno e di liquidità del Paese ha reso più probabile un evento di default», ha spiegato Fitch.

Come l’obbligazione è arrivata a essere così in difficoltà

I Sukuk 2026, le obbligazioni maldiviane in questione, sono denominati in dollari e sono crollati al di sotto di 70 centesimi a soli 69,5 centesimi il 4 settembre. Il precipitoso calo è stato provocato dopo che la più grande banca commerciale dell’arcipelago, la Bank of Maldives, ha annunciato il 25 agosto che avrebbe iniziato a sospendere o limitare le transazioni estere sulle carte collegate ai conti in rufiyaa maldiviana dei propri clienti. Sebbene l’istituto di credito abbia revocato la decisione poco dopo, il danno era già stato fatto.

I problemi di liquidità del Paese

La principale fonte di entrate in valuta estera dello stato insulare proviene dal turismo, che nell’ultimo anno ha registrato un’ondata di 1,25 milioni di visitatori fino ad agosto. Tuttavia, la rufiyaa maldiviana è ancorata al dollaro statunitense e questo fatto, insieme alla difficoltà del Paese ad affrancarsi dalla dipendenza dalle importazioni, ha esercitato un’immensa pressione sulle sue riserve valutarie, che si sono quasi dimezzate negli ultimi 12 mesi e a luglio ammontavano a soli 388,4 milioni di dollari, secondo l’Autorità monetaria delle Maldive. Di questi, solo circa 45 milioni sono disponibili per utilizzo.

Il debito residuo del Paese con scadenza 2026 è di 500 milioni, ma il governo è debitore di 3,4 miliardi di dollari in totale, per la maggior parte nei confronti dell’India e della Cina. L’ingente saldo, che rappresenta il 110% del pil del Paese, è stato accumulato nella pandemia di Covid-19, durante la quale, non potendo contare sulle entrate derivanti dall’industria del turismo, il governo maldiviano ha contratto notevoli prestiti per finanziare il deficit di bilancio.

Cosa sono le obbligazioni islamiche

Il bond 2026 è una cosiddetta «obbligazione islamica» (sukuk), cioè conforme al codice morale e religioso dell’Islam, la Sharia. A differenza dei tradizionali strumenti occidentali a reddito fisso, il reddito di un’obbligazione sukuk non può derivare da obbligazioni indirette fruttifere, in quanto speculative e non considerate lecite dall’Islam.

Al contrario, gli emittenti di obbligazioni sukuk utilizzano i proventi della vendita dei certificati per acquistare beni di cui il titolare dell’obbligazione ha una proprietà parziale diretta e sui quali possono maturare interessi. Le attività acquistate nell’ambito di questo tipo di transazione devono avere un chiaro valore commerciale che possa essere apprezzato in modo rapido e accurato. In teoria, ciò che cambia la valutazione del sukuk non è il rating dello strumento in sé, ma il valore dell’asset che lo sostiene. Allo stesso tempo, i certificati sono ancora indirettamente esposti alle fluttuazioni dei tassi d’interesse, poiché il profitto dell’investimento dell’asset è legato al tasso d’interesse. Inoltre, anche se finora nessun governo lo ha fatto, il default su un suksuk è ancora possibile.

India e Cina al soccorso

I problemi di liquidità delle Maldive sono nelle mani del presidente Mohamet Muizzu, entrato in carica nel novembre 2023 e il cui partito ha conquistato la maggioranza parlamentare lo scorso aprile con la promessa di ridurre l’influenza e la presenza militare dell’India nelle isole. Ora, però, Muizzu si appella al subcontinente e alla Cina per ottenere assistenza finanziaria.

In particolare, a luglio il presidente ha dichiarato che il suo governo era in trattative sia con la Cina sia con l’India per uno scambio di valuta nel tentativo di ricostituire le riserve in dollari. Il 30 agosto, infatti, l’Autorità monetaria delle Maldive ha dichiarato che i funzionari stanno lavorando per organizzare uno swap di valuta estera da 400 milioni di dollari con la banca centrale indiana. In risposta al declassamento del rating e alla caduta di valore del bond, il ministero delle Finanze del Paese ha dichiarato di essere «impegnato a mitigare i rischi evidenziati da Fitch attraverso l’implementazione di misure di consolidamento fiscale complete e a garantire il fabbisogno finanziario a medio termine con il supporto di partner bilaterali e multilaterali». (riproduzione riservata)

 

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