di Daniele Bovi
Una vera e propria doccia fredda. Giovedì in un comunicato la multinazionale Barry Callebaut – presente in Umbria a San Sisto – ha comunicato che chiuderà lo stabilimento italiano di Intra, in Piemonte, dove lavorano circa 120 persone; una decisione presa «a seguito di un’attenta analisi della nostra struttura produttiva».
La chiusura «Considerata infatti la limitata redditività futura e la complessità logistica del sito – viene spiegato dal gruppo – non vediamo purtroppo altra soluzione. Sappiamo che ciò avrà un impatto sui nostri colleghi di Intra e ci impegneremo a sostenere tutte le persone interessate. Avvieremo un dialogo con le parti sociali in conformità alle leggi e alle regolamentazioni locali. Siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti dei nostri dipendenti e ci impegniamo a trovare soluzioni adeguate, laddove possibile, per sostenere tutti i colleghi che saranno interessati». Informazioni precise sulla data non ce ne sono ma la chiusura dovrebbe scattare in primavera.
Perugia Oltre a San Sisto e Intra l’altro stabilimento italiano della multinazionale si trova a D’Orsogna, in provincia di Chieti. Per quanto riguarda la sede perugina di Barry, che si trova all’interno di Nestlé e che dà lavoro a circa 90 persone, la chiusura dovrebbe trasformarsi in un aumento dei volumi produttivi, in parte dunque spostati dal Piemonte all’Umbria, con San Sisto che diventerebbe quindi ancora più centrale. Quel che è certo è che anche a San Sisto ciclicamente sono state vissute fasi molto delicate e complesse. Nel 2023 i sindacati a margine di una serie di incontri con la dirigenza avevano riferito che la nuova governance avrebbe voluto, per questioni legate alla sicurezza alimentare, dismettere la torrefazione a Perugia. Dismissione che era stata decisa anche nei primi anni Duemila da Nestlé, mentre con l’arrivo di Barry nel 2007 l’idea era quella di valorizzare lo stabilimento.
Investimenti A gennaio sono stati invece annunciati investimenti fra i tre e i cinque milioni di euro per migliorare la competitività del sito e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Recentemente pochissimi esuberi sono stati gestiti anche attraverso il ricorso ai prepensionamenti ma altri grandi scossoni non ce ne sono stati. A San Sisto quindi si cercherà di capire fin dai prossimi giorni cosa la chiusura di Intra comporterà. Per il momento la multinazionale in una nota sottolinea che «gli investimenti previsti a San Sisto e D’Orsogna – prosegue la lettera – dimostrano che l’Italia rimane chiaramente una priorità assoluta per Barry Callebaut. L’Italia è e continuerà a essere uno dei nostri mercati chiave in Europa, in quanto è un paese importante per la nostra tradizione nel mercato del cioccolato».
Sciopero e corteo In Piemonte invece la preoccupazione è fortissima. Venerdì a poche ore dal fulmine a ciel sereno a Verbania è stato organizzato un corteo al quale hanno partecipato alcune centinaia di persone, mentre uno sciopero in azienda andrà avanti almeno fino a lunedì. Per i sindacati problemi di logistica e redditività non ce ne sono: «Fino ai giorni scorsi – ha spiegato la Fai Cisl – abbiamo sempre ragionato con l’azienda su progetti futuri e sullo sviluppo dello stabilimento, che dal punto di vista della redditività ha sempre comportato ritorni economici per il gruppo Barry Callebaut. Nel tempo, a più riprese, abbiamo chiesto un piano industriale di lungo e medio periodo e l’azienda ci ha detto che non c’erano problemi». Quanto alla logistica «si è sempre trovata una soluzione: i problemi logistici sono una maschera di altre situazioni. Se queste produzioni venissero spostate a Perugia avremmo molti più camion su strada verso nord, e sarebbe peggiorativo in termini di costi». Regione Piemonte e governo intanto sono al lavoro per cercare di mettere in campo tutte le possibili iniziative per scongiurare la chiusura.
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