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Tra le misure che il governo vuole rilanciare c’è il bonus mamma. Rientra perfettamente nella linea sulla manovra imposta da Palazzo Chigi alla maggioranza. Infatti i soldi a disposizione – e non sono molti dopo la costosa eredità del Superbonus – devono essere destinati «al sostegno alle imprese che assumono» e alle famiglie.

In quest’ottica tra il ministero dell’Economia, quello del Lavoro e quello della Famiglia non si sta lavorando soltanto sul taglio del cuneo fiscale e su quello dell’Irpef: c’è l’input di mantenere e rafforzare tutte le altre agevolazioni sul costo del lavoro e quelle per aumentare il potere d’acquisto (soprattutto al ceto medio) introdotte con la scorsa manovra. In primis – come detto – il bonus mamma, cioè la decontribuzione per le lavoratrici dipendenti che nel caso di un terzo figlio può arrivare anche a 3mila euro all’anno. Nelle ultime ore, poi, aumentano i segnali per estendere la soglia di esenzione sui fringe benefit a 2mila euro.

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CAPISALDI

Il bonus mamme sarà uno dei capisaldi per la prossima manovra. Anche perché il governo – fondi permettendo – intende estenderla. Lo ha chiarito il sottosegretario all’Economia, Federico Ferri, ai microfoni di Radio24. «Nei piani del governo c’è un incentivo alla natalità e un supporto delle lavoratrici madri quindi poter tagliare questo bonus mi sembra fuori dalla realtà». Nella scorsa legge di bilancio il governo stanziò 570 milioni di euro per questo strumento. Il meccanismo prevede per le dipendenti a tempo indeterminato il pieno esonero contributivo del 9,19 per cento sulla retribuzione, con una copertura che sale a un massimo annuo di 3mila euro per le madri con tre figli. Lo sgravio non viene applicato alle lavoratrici autonome o parasubordinate, alle dipendenti con un solo figlio o con il secondo che supera i dieci anni, alle collaboratrici domestiche. Dal 2025, stando allo schema inserito sempre nell’ultima manovra, la decontribuzione varrà soltanto per le mamme con tre figli.

Questa misura è nata come anche uno strumento nato per combattere la denatalità (in Italia è di 1,2 bambini per ogni donna). Da qui il tentativo di estendere il bonus mamma: in primo luogo alle lavoratrici autonome, ma non si esclude neppure di tornare al vecchio schema che aiuta anche le famiglie meno numerose.

IN CASSA

Nei prossimi giorni saranno più chiare sia l’entità della misura sia le risorse necessarie per la manovra. Non a caso Freni, dopo aver stimato per la legge di bilancio un intervento di 25 miliardi, ha prima ricordato che soltanto nel 2025 – quando l’applicazione della delega fiscale sarà completata – si potrà parlare di una riforma strutturale dell’Irpef. Per concludere: «Queste cose non è che si fanno solo con la volontà, ma si fanno con i soldi in cassa». Intanto da Forza Italia Paolo Barelli, spinge «per aumentare le pensioni minime», ma esprime dubbi su Quota 41.

Detto questo, l’input dato dalla politica ai tecnici è quello di mantenere tutto il corpus di misure – strutturali e non – che nel 2024 hanno garantito – tra prestazioni sociali, decontribuzioni e alleggerimento sull’Irpef – benefici alle famiglie per 55 miliardi. Oltre al bonus si vuole confermato l’assegno unico universale per i nuclei con figli a carico – valore 19,4 miliardi – finito nel mirino della Ue, perché non erogato ai cosiddetti “comunitari mobili”, in buona sostanza gli stranieri che non hanno la residenza fiscale in Italia. Metà delle risorse sono invece necessarie per garantire anche nel 2025 il taglio al cuneo per i redditi fino a 35mila euro. Ci sono pressioni nel centrodestra per estendere la soglia di esenzione alle imprese sui fringe benefit fino a 2mila euro per tutti i lavoratori, oggi destinata soltanto a chi ha figli a carico.

Il governo vuole inserire già dall’anno prossimo una flat tax al 15 per cento sugli straordinari. Difficilmente salteranno le risorse per le decontribuzioni al 120 e al 130 per cento per la stabilizzazione di donne, giovani e residenti al Sud oppure le tassazioni agevolate sui premi di produzione. Pacchetto che vale complessivamente oltre 830 milioni. Tra le misure da confermare anche gli oltre 240 milioni per il bonus nido o i 10 per il bonus psicologo, senza dimenticare la ventina milioni di all’anno per aiutare gli anziani a pagarsi una badante. Dovrebbero essere rafforzati i congedi parentali, mentre con il calo delle quotazioni energetiche, potrebbero essere rivisti i bonus gas e luce (2,4 miliardi nel 2023).



 

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