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Ci sono 470 milioni di risorse pubbliche per spingere le imprese del Mezzogiorno a investire decisamente in Ricerca e Sviluppo, una delle chiavi strategiche per la crescita non ancora pienamente diffusa al Sud. Ha un peso rilevante l’annuncio fatto ieri dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, con il via libera allo sportello online per l’accesso agli incentivi destinati, appunto, ai progetti di ricerca e sviluppo sperimentale per le sole imprese meridionali. È un cambio di passo atteso e indispensabile considerato, ad esempio, che la Campania, prima regione del Sud in questa classifica con 1,47 miliardi di investimenti nel 2023 sostenuti anche dalla Regione e 14.799 ricercatori (fonte Ambrosetti), è solo la settima in Italia. C’è bisogno, dunque, che anche il Mezzogiorno faccia la sua parte e aiuti il Paese a destinare alla spesa in R&S più del 3,3% attuale che la colloca a metà classifica a livello europeo e comunque al di sotto della media dei Paesi EU. La nuova opportunità, prevista già dal decreto del settembre 2023 ma di fatto mai concretizzatasi prima d’ora, strizza l’occhio soprattutto al sistema delle Piccole e medie imprese che al Sud hanno un’incidenza enorme sul piano numerico rispetto al totale delle aziende presenti. Tocca a loro, con incentivi decisamente favorevoli, contribuire a far salire di giri il motore della crescita che al Sud, come ormai è chiaramente documentato, sta salendo di colpi. Finora, infatti, sono state soprattutto le università a garantire la spinta maggiore, avendo tra l’altro superato meglio le conseguenze del Covid molto meglio del privato (l’Istat documenta che solo nel 2023 è stato recuperato quasi interamente il gap di quest’ultimo settore rispetto alla spesa del 2019). Eppure, l’incidenza di spesa delle medie e grandi aziende, come quelle del settore farmaceutico (primo anche al Sud per investimenti e spesa in R&S) ha ribadito che il Sud resta un terreno molto fertile. Lo conferma proprio la sinergia tra le università meridionali e le filiere più avanzate dell’industria del territorio, come nel caso dell’aeronautica e dell’aerospazio con i distretti campano e pugliese ormai stabilmente ai vertici nazionali. 

Gli investimenti in in Ricerca e Sviluppo

Di sicuro la scelta del Mimit è molto chiara. Non più piccoli investimenti ma risorse per progetti importanti, tra i 3 e i 20 milioni di euro per la precisione, tali cioè da determinare le condizioni per la svolta accennata in precedenza. Una novità anche questa che si riallaccia all’obiettivo più generale in chiave Sud di spendere e spendere bene tutte le risorse disponibili, chiamando l’impresa anche di piccole dimensioni ad uno sforzo non più rinviabile. A supporto di questa linea c’è il fatto che al Sud, come documentato da Srm e da Cribis, la crescita delle Pmi innovative è stata superiore in percentuale alla media nazionale e che anche sul versante delle Start up la voce del Sud continua a farsi sentire piuttosto bene (la Campania è tra le prime quattro regioni d’Italia). 

La fase operativa

Si apre dunque una fase operativa di grande interesse. Dalle ore 10 del 10 settembre prossimo «le imprese di qualsiasi dimensione localizzate nelle regioni meridionali, che esercitano attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e di ricerca, potranno presentare, anche in forma congiunta, le domande di agevolazione per i progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale», d’importo compreso, come detto, tra 3 e 20 milioni di euro. Dei 470 milioni dell’intervento, attivato nell’ambito del Fondo per la crescita sostenibile, 328 milioni sono previsti per la concessione di finanziamenti agevolati e 145 milioni per i contributi diretti alla spesa. Com’era già stato disposto dal decreto direttoriale 4 luglio 2024 del ministero delle Imprese e del Made in Italy, le istanze per l’accesso agli incentivi possono essere precompilate già subito (da ieri, per la precisione) tramite lo sportello online di Mediocredito Centrale, gestore della misura per conto del ministero. L’apertura della procedura agevolativa prevede il concorso di Cassa Depositi e Prestiti e delle banche finanziatrici convenzionate aderenti all’ABI. I finanziamenti agevolati sono concessi per una percentuale massima del 50% delle spese e dei costi ammissibili per le grandi imprese e del 40% per le piccole e medie. Invece gli incentivi concessi nella forma del contributo diretto alla spesa sono articolati sulla base della dimensione dell’impresa proponente: 30% per le piccole imprese, 25% per le medie imprese, 15% per le grandi imprese.

Investire in Ricerca e Sviluppo vuol dire proporre progetti che prevedano attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale che facciano utilizzo di tecnologie abilitanti fondamentali (KETs). In particolare, parliamo di nanotecnologia e materiali avanzati, fotonica e micro/nano elettronica, sistemi avanzati di produzione, tecnologie delle scienze della vita, intelligenza artificiale, connessione e sicurezza digitale. Tutti settori nei quali il Sud è già presente sia pure con dimensioni di investimento ancora inferiori rispetto alla media nazionale. Non a caso lo studio Ambrosetti “Verso Sud”, presentato quest’anno a Sorrento, colloca il Mezzogiorno al quarto poto nell’area del Mediterraneo allargato per innovazione e cultura e al quinto per investimenti nell’innovazione e propensione alla ricerca.

Può anche essere interessante ricordare, in base ad una recente ricerca Cribis, che i settori in cui si concentrano le aziende con una maggiore spinta a innovare sono i servizi commerciali, l’industria dei macchinari industriali e computer, il settore immobiliare, il commercio all’ingrosso di beni durevoli, il commercio al dettaglio di articoli vari, ristoranti, catering, i servizi personali. Come si vede, si tratta di contesti nei quali anche il privato del Sud è in campo e dove la sfida tecnologica diventa un imperativo categorico, spesso anche solo per resistere alla concorrenza interna e internazionale. 



 

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