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Milano, 2 Set – Spesso le migliori strategie per affrontare la prevenzione di alcuni rischi, ad esempio i rischi psicosociali, passano attraverso degli “approcci integrati”, multidisciplinari, capaci di combinare adeguatamente vari indicatori e vari aspetti per rendere la prevenzione più efficace e tutelare meglio la salute e la sicurezza dei lavoratori.

 

A parlare di “approccio integrato”, con riferimento, in questo caso, alla gestione dell’invecchiamento della forza lavoro, è un contributo pubblicato nel “ Aging E-book, il Libro d’argento su invecchiamento e lavoro” della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione  ( CIIP). Un e-book nato in relazione alla campagna europea “ Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” (2016–2017), ma ancora assolutamente utile per affrontare un tema, quello dell’invecchiamento della forza lavoro, che risulta quanto mai attuale.

 

Il contributo – dal titolo “Proposta di approccio integrato” e a cura di Olga Menoni, Tiziana Vai, Donatella Talini e Carlo Nava – si sofferma in particolare sulla gestione dell’invecchiamento del personale in sanità (trattata nella seconda parte dell’e-book) con particolare riferimento ai rischi psicosociali e a quelli connessi alle patologie muscolo-scheletriche.

 

Per presentare il contributo l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

 

Invecchiamento della forza lavoro: le situazioni lavorative più difficili

Il contributo ricorda che, come evidenziato anche nella prima parte dell’e-book, “le situazioni lavorative più difficili da sostenere negli operatori sanitari con l’ avanzare dell’età sono (Barbini N.-2003):

  • Effettuare sforzi fisici importanti (69%)
  • Restare a lungo in piedi (59,5%)
  • Assumere o mantenere posture scomode (57,1%)
  • Essere sottoposti a pressioni temporali (35,7%)
  • Essere interrotti nel proprio lavoro (28,6%)
  • Fare più cose contemporaneamente (26,2%)”. 

 

E la professione sanitaria in generale, e in particolare l’attività dell’infermiere, presenta generalmente “alcune specificità: le attività comportano movimentazione manuale dei pazienti, posture incongrue e fisse, prolungata e fissa stazione eretta, lavoro a turni e in orario notturno, in un contesto ad alta intensità emotiva dove lo stress e il deterioramento della capacità lavorativa sono sempre in agguato”. E questo vale anche “per l’operatore socio-sanitario, inserito progressivamente in un ampio spettro di attività, sia ospedaliere che domiciliari”.

 

In particolare – continuano gli autori – la difficoltà maggiore inerente l’ invecchiamento attivo in sanità “riguarda la prevenzione/aggravamento di patologie in particolare muscolo-scheletriche nonché la gestione di turni e carichi lavorativi”. E si ricorda che vari altri elementi e problematiche psicosociali di rilievo sono poi riportate nel capitolo dell’e-book “Il rischio psicosociale in Sanità“.

 

Invecchiamento della forza lavoro: gestione della sicurezza e compiti lavorativi

Il contributo sottolinea che in vari Stati europei è stata messa in atto una “reale gestione della sicurezza” anche degli operatori meno giovani tramite una condivisa – a diversi livelli dirigenziali – strategia preventiva”.

E si segnala anche che una revisione sistematica degli interventi preventivi sul rischio da sovraccarico biomeccanico in questo settore ha rilevato che “gli interventi basati solamente sulle tecniche di addestramento – ovvero formazione – hanno avuto un effetto scarso sulle pratiche di lavoro e sui tassi degli infortuni”.

 

In particolare, nell’ottica di una strategia preventiva, per pianificare e organizzare un buon programma di assegnazione di compiti lavorativi “dovrebbero essere considerati i “seguenti aspetti:

  1. Analisi dell’organizzazione del lavoro per i diversi profili professionali, preferibilmente suddividendo i diversi compiti. Il Medico Competente dovrebbe essere coinvolto nella definizione dei compiti lavorativi e dei rischi correlati e negli eventuali programmi personalizzati che si possono rendere necessari nel caso di lavoratori con limitazioni/ prescrizioni”. Anche in questo caso si rimanda alla lettura del capitolo dell’ebook dedicato alla sorveglianza sanitaria;
  2. Fornitura di attrezzature appropriate (e scelte sulla base dell’analisi del rischio per identificare diverse priorità di intervento): le attrezzature dovrebbero essere disponibili prima dell’addestramento/formazione dei lavoratori;
  3. Prevenzione ambientale (es: spazi adeguati all’utilizzo di attrezzature o alla movimentazione di letti/barelle)
  4. Addestramento e formazione dei lavoratori – come indicato dal TR ISO 12296: l’istituzione di un ruolo per supportare i lavoratori per attuare la buona prassi ha dimostrato un beneficio in termine di riduzione di disturbi muscoloscheletrici, es. ergo-coach/ peer leader (differenti denominazioni per identificare una figura che, a partire dall’Olanda, si sta inserendo in differenti stati europei ed è nota anche negli Stati Uniti-con l’obiettivo di formare i lavoratori al corretto utilizzo delle attrezzature fornite).
  5. I lavoratori ed i preposti dovrebbero collaborare per implementare le buone prassi (sempre qualora i punti precedentemente citati fossero già attivati) e per verificare l’efficacia del reale utilizzo delle attrezzature fornite”.

 

Un’adeguata strategia di gestione dei rischi dovrebbe essere in grado “per tutti i soggetti ‘ipersuscettibili’ di innescare una reale promozione della gestione dell’età sul lavoro in ambito sanitario nonché di indurre un miglioramento della qualità dell’assistenza erogata”. E il presupposto necessario è “la volontà/possibilità della gestione dell’età del personale a tutti i livelli dirigenziali (compresi quelli per la gestione delle risorse umane) per la promozione di un invecchiamento attivo”.

 

Invecchiamento della forza lavoro: la ricerca di soluzioni integrate

In definitiva, nell’ottica della promozione dell’invecchiamento attivo, è “assolutamente necessario, come per altri settori lavorativi, ricercare soluzioni integrate, ad esempio:

 

In buona sostanza – concludono gli autori – occorrono “precise strategie di age management, sostenute a livello direzionale, atte a contenere il più possibile gli effetti negativi del quadro generale” e “a valorizzare le competenze che incrementano in quantità e qualità con l’acquisizione dell’esperienza lavorativa, impiegandole come risorse preziose all’interno del sistema”.

 

   

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

CIIP, “ Aging E-book, il Libro d’argento su invecchiamento e lavoro” (formato PDF, 2.0 MB).

 

 

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