PESARO – Disabile rischia di restare senza più la sua casa, che è stata pignorata e messa all’asta, quindi venduta ad un nuovo proprietario che subentrerà nei primi giorni di settembre. Una situazione di estrema difficoltà per una donna pesarese con gravi disabilità, che entro pochi giorni dovrà abbandonare la casa adibita per le sue necessità con strutture su misura che la aiutano nelle problematiche invalidanti di cui è vittima.
Nel dettaglio
«Si tratta di una situazione molto delicata – spiega l’avvocato Maurizio Ballarini di Porto Recanati, che segue la difesa della signora in tribunale – che non è l’unica, purtroppo, dato che già mi sono trovato a difendere casi simili nella regione». Nella sostanza, secondo la ricostruzione dell’avvocato, una società pignorante è subentrata con una serie di operazioni di trasformazione di crediti di aziende o enti pubblici, o anche del loro valore, in titoli negoziabili sul mercato, allo scopo di ridurre l’indebitamento o di incassare liquidità, quello che nel gergo finanziario si chiama cartolarizzazione di crediti.
I crediti
Si tratta, nei casi di cui è a conoscenza l’avvocato Ballarini, di crediti derivanti da contratti di finanziamento ipotecari i cui debitori sono classificati «a sofferenza» e segnalati dalla Centrale dei rischi per insoluti sorti tra il 1950 e il 31 maggio 2021. Nel caso specifico, va anche detto che la “sofferenza”, di cui sopra, nasce anche da un serie confusionaria di procedure che seguivano leggi che concedevano ai portatori di disabilità sospensioni dal pagamento delle rate per un periodo preciso. Ma tali dilazioni concesse dalle precedenti banche proprietarie del credito alla sfortunata donna pesarese, sembrano essersi trasformate in insoluti in seguito alla cartolarizzazione, che non ha tenuto conto delle dilazioni concesse per legge. A questo si aggiunge che le agenzie incaricate del recupero crediti, operino in una accresciuta complessità del sistema dal quale, come spiega in una ordinanza del 27 maggio di questo anno il tribunale di Firenze relativamente ad un caso assimilabile, citando una relazione dell’autorità di vigilanza, «Ne è conseguita opacità nella individuazione dei soggetti effettivamente coinvolti nelle attività di recupero crediti e limitazioni ai poteri di Organo di vigilanza…». Tutto questo, come spiega la stessa ordinanza, si traduce in una carenza di sistema che può portare a ritenere prevalenti alcuni diritti su altri, senza tenere conto delle specifiche situazioni in cui versano i singoli soggetti coinvolti, come nei casi in cui esistono condizioni oggettive di difficoltà di cui bisognerebbe tenere conto.
Che cosa succede
«Noi – aggiunge l’avvocato Ballarini – abbiamo depositato in Procura una querela per ipotesi di truffa della società pignorante, in quanto ha utilizzato una denuncia di smarrimento, peraltro generica, per avere ragione del titolo di credito, altrimenti avrebbe dovuto usare la procedura ordinaria, ricostituendo il titolo e su questo avremmo potuto fare opposizione, mentre in questo modo può andare direttamente al pignoramento su ordine del giudice». Tanto per essere precisi, quando l’avvocato Ballarini parla di «denuncia generica» intende l’equivalente di una persona, per fare un esempio, che denuncia di essere vittima di un furto di una certa auto di cui però non riferisce né targa, né numero di telaio.
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