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Il campo d’azione della prossima manovra è talmente ristretto che la griglia di partenza è ancora quella della legge di bilancio dello scorso anno. Non ci si potrà discostare molto da lì, perché solo per rinnovare tutte le misure in scadenza il 31 dicembre del 2024 servono 20 miliardi. Si valuta un restyling di alcuni bonus, mentre altri verranno confermati in blocco, come il taglio di 7 punti del cuneo fiscale fino a 25 mila euro e di 6 punti per i redditi tra i 25 e i 35 mila euro lordi l’anno. E’ la priorità, il governo l’ha ripetuto in tutte le salse, e la manovra ruoterà attorno a questa misura, provvedimento peraltro nato con il governo Draghi e ampliato nel 2023 dall’esecutivo di Giorgia Meloni.
Bonus mamme alle autonome
Nel corso del vertice del centrodestra di venerdì, i leader hanno ribadito la volontà di confermare le norme a favore delle donne lavoratrici, dei giovani e delle aziende che assumono. Si ricomincia dal bonus mamme per le dipendenti con due figli. L’agevolazione garantisce un esonero contributivo massimo di tremila euro lordi fino al compimento dei dieci anni del più piccolo, e non si applica a domestiche, autonome e precarie. La ministra del Lavoro Marina Calderone vuole prorogare la misura anche nel 2025 ed estenderla alle lavoratrici autonome, lasciando però ancora fuori dagli sgravi le domestiche e le precarie per ragioni di copertura. Ci vogliono almeno 400 milioni di euro.
Capitolo assegno unico. Non verrà cancellato né tagliato ma le modifiche sono inevitabili. Sul contributo mensile per le famiglie con figli pende una procedura d’infrazione dell’Europa. Il problema riguarda il requisito della residenza (2 anni anche non continuativi) che per la Commissione discrimina i lavoratori con figli degli altri Paesi Ue che pagano le tasse in Italia. In più bisogna evitare che l’assegno unico non abbia un impatto sull’Isee perché oggi pregiudica le agevolazioni riservate ai nuclei numerosi e a basso reddito. Un’altra questione riguarda i costi, l’assegno è destinato a salire per via dell’indicizzazione all’inflazione, dinamica non indifferente visto che nel 2024 sono stati stanziati 20 miliardi di euro. Restando al welfare, tra quattro mesi termina l’esenzione fiscale per beni e servizi prestati dal datore di lavoro ai dipendenti, un aiuto che quest’anno raggiunge un tetto di mille euro, duemila per chi ha figli a carico. Si tratta dei fringe benefit, i “buoni” che servono alle famiglie per pagare le rette scolastiche, le mense, le bollette o anche l’affitto e il mutuo. Il provvedimento costa 350 milioni di euro, tuttavia le coperture salirebbero qualora si incrementasse il tetto dei duemila euro.
Il taglio dell’Ires un miraggio
Aiutare le imprese che assumono, questo è l’altro mantra ripetuto dagli esponenti del centrodestra: «più assumi meno paghi di tasse». E’ il principio della super deduzione che consente alle aziende che allargano la pianta organica di aumentare la deduzione del 20% sugli assunti e del 30% se i nuovi contratti riguardano lavoratori svantaggiati, come donne vittime di violenza o persone con disabilità. Poi c’è il progetto del vice ministro Maurizio Leo: tagliare l’Ires portando il prelievo progressivamente dal 24 al 15%, i soldi però non ci sono.
Giovani: il primo passo è l’estensione al 2025 del fondo di garanzia sull’acquisto della prima casa (fino all’80%) per gli under 36.
Incognita canone Rai
La caccia alle risorse coinvolge anche un’altra posta da ben 430 milioni di euro di cui non si parla ma che politicamente segnerebbe un problema se si facesse un passo indietro: la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro. Si stanno costruendo vari scenari per valutare i risparmi realizzando una norma più selettiva, ma appare tecnicamente complicata.
Tutti questi ragionamenti vanno inquadrati nel Piano di bilancio strutturale che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porterà in Consiglio dei ministri a metà settembre, la cui stella polare non può che essere la riduzione del debito e del deficit. Il Superbonus è stato ormai bloccato, tuttavia l’eredità sui conti pubblici rimane pesante. Le detrazioni sugli interventi edilizi sono state pesantemente rimaneggiate, uno degli ultimi superstiti dei fondi a pioggia è il bonus mobili, che infatti non verrà rinnovato.


 

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