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Ultim’ora news 30 agosto ore 20


Settembre è un mese di promesse e di buone intenzioni. L’adagio si conferma anche per l’Unione Europea. Lunedì 9 è prevista la presentazione dell’atteso e finora sparito dai radar rapporto Draghi sulla competitività dell’Ue. Nei primi giorni della seconda settimana di ripresa dei lavori a Bruxelles, secondo quanto risulta a Milano Finanza, Ursula von der Leyen insieme all’ex premier ed ex presidente della Bce illustrerà i profili del dossier del banchiere centrale, spina dorsale del programma quinquennale della commissione guidata nuovamente dalla politica tedesca, la quale dovrebbe avere anche un vice italiano nella figura di Raffaele Fitto, almeno negli auspici di Giorgia Meloni.

Il lavoro di Draghi è molto atteso e anche coperto da una spessa coltre di riservatezza dopo che il suo nome si era fatto per una poltrona di peso all’interno delle architetture europee. Svanita questa possibilità, super Mario consegnerà a von der Leyen un’analisi sul perché l’Europa sta perdendo così tante posizioni nella competizione globale, tanto da aver visto passare l’impatto del suo pil su quello mondiale in pochi anni da un quarto al 18%, a fronte della tenuta degli Usa e dell’ascesa della Cina.

Puntare su difesa ed energia

Nel dossier Draghi indicherà una strada difficile ma necessaria a tutti i Paesi membri: rafforzare le difese militari e l’approvvigionamento energetico per evitare che l’Europa al prossimo shock si trovi totalmente indifesa. Il governatore di Banca d’Italia onorario, allievo di Federico Caffè che ne è stato mentore e padre putativo al pari di Guido Carli, ha predisposto da tempo di una sorta di decalogo dove, assieme al bilancio federale (un must da sempre invocato dal banchiere) e alla necessaria spesa di almeno 500 miliardi di euro di fondi europei, tutti da trovare, per rilanciare la competitività e le riforme negli Stati, si accoppia una strategia per difendere le industrie europee, tenere il passo delle nuove tecnologie, garantire le risorse necessarie per l’agenda climatica.

Serve un mercato unico dei capitali 

Draghi nella ricerca mette facilmente il coltello nella piaga di un gigante normativo come l’Europa che diventa un nano politico e finanziario e per questo nei suoi ultimi interventi ha reclamato l’urgente bisogno di cambiare «radicalmente» i meccanismi di finanziamento che sono ancora del mondo pre-Covid e pre-guerra in Ucraina.
Come? Questo è il punto. È evidente la necessità di dare un bilancio comune alla moneta e al mercato unico, che deve aprire anche di più a quello dei capitali, insistere poi su un nuovo Next Generation Ue. Ma occorre anche prendere esempio dagli Stati Uniti, dove Draghi è stato più volte durante gli ultimi mesi.

Ora il suo lavoro, che va ad aggiungersi a quello corposo sul mercato unico di un altro ex presidente del Consiglio come Enrico Letta, dovrà trovare una concretizzazione in piani concreti. La parte più difficile di qualsiasi programma. (riproduzione riservata)

 

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