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Il Sud c’è. Corre e convince. Messo alla prova reagisce e regala soddisfazioni. Spesso impreviste. Tanto che, secondo i dati di Mediterranean Sustainable Development Index (MSDI), il Sud si conferma la terza regione più attrattiva tra i 22 Paesi del Mediterraneo. Sappiamo fin troppo bene come il Sud Italia sia stato e, purtroppo, sia tuttora descritto come un’area problematica, caratterizzata da una stagnazione economica e da una dipendenza cronica dagli aiuti statali. Tuttavia, negli ultimi anni, si sta assistendo a un sorprendente ribaltamento di questo paradigma, con il Mezzogiorno che diventa, secondo i numeri, volano di crescita economica per l’intero Paese.

Per carità, il peso dei problemi irrisolti, decisivi nella ritardata crescita del Sud, obbliga a trattenere l’entusiasmo, ma i segnali incoraggianti permettono di guardare con fiducia e credibilità all’intera area ed a pretendere un cambiamento radicale nella narrazione che investe il nostro Mezzogiorno, i cui effetti si sono aggiunti a relegarlo ai margini delle dinamiche economiche e sociali nazionali.

Le misure

Le misure esclusive per il Sud, come gli incentivi e gli sgravi fiscali introdotti o confermati dal governo, stanno certamente dando i loro frutti, rafforzando l’occupazione e il tessuto industriale della regione. È importante ricordare che il Mezzogiorno è una delle aree più produttive del Paese, ospitando gran parte della produzione di veicoli, motori e impianti estrattivi di idrocarburi. La proroga della Decontribuzione sul costo del lavoro fino al 31 dicembre permetterà alle imprese del Sud di stabilizzare il personale e assumere nuovi lavoratori a tempo indeterminato. Inoltre, il programma “Resto al Sud” continua a essere un pilastro fondamentale per favorire l’autoimprenditorialità attraverso un sostegno finanziario quasi totale da parte dello Stato. Nei prossimi giorni, entreranno in vigore nuovi bonus per facilitare l’assunzione di giovani e donne svantaggiate nel Mezzogiorno, offrendo condizioni migliori rispetto al resto d’Italia per le imprese che sceglieranno di sfruttare questa opportunità tramite la ZES unica.

La filiera turistica ha ormai recuperato i livelli pre-pandemia, grazie anche all’incremento dei visitatori stranieri. Sul fronte ambientale, il Sud sta facendo progressi significativi: ad esempio, il numero di Comuni “Rifiuti Free” è cresciuto del 31% nell’ultimo anno. Anche nel sociale, il Mezzogiorno continua a essere la seconda area del Paese per numero di istituzioni non profit, che sono leggermente aumentate, mentre la media nazionale è in lieve flessione. Questi indicatori aiutano a comprendere, come evidenziato dal rapporto Ambrosetti, perché dal 2021 sono stati investiti oltre 163 miliardi di euro nel Sud, creando 495.000 posti di lavoro con un orizzonte temporale fino al 2030. Sebbene il PNRR giochi un ruolo cruciale, il vero cambiamento sta avvenendo grazie all’humus fertile che si sta formando nel Mezzogiorno, trasformando le risorse in sviluppo duraturo, contrariamente a quanto accadeva in passato.

La crescita del Sud non si limita solo a questi aspetti, ma include anche un forte interesse per il digitale e l’innovazione tecnologica, come confermato da oltre il 50% degli imprenditori intervistati da SRM, la Società di studi e ricerche sul Mezzogiorno collegata ad Intesa Sanpaolo. Inoltre, i settori chiave dell’area, come il turismo, l’economia del mare, l’ambiente, le costruzioni e l’energia, stanno mostrando un miglioramento delle prospettive e degli investimenti. Attualmente, i porti del Sud gestiscono il 47% del traffico merci nazionale, pari a 224 milioni di tonnellate nel 2023. In ambito energetico, il Mezzogiorno è il cuore dell’energia verde del Paese, generando oltre il 39% del totale dell’energia da fonti rinnovabili, con punte nell’eolico che superano il 96%. Questo rende il Sud un hub ideale, un ponte tra Europa e Africa, come previsto dal Piano Mattei.

Ma la crescita del Mezzogiorno avviene sulle spalle del Nord? No, secondo SRM un investimento di 100 euro nel Sud genera una ricaduta di 54 euro nel Centro-Nord. Si tratta quindi di una crescita inclusiva, aperta ai mercati stranieri, in particolare a quelli più giovani del continente africano, in un’ottica di parità e di cooperazione, secondo il disegno del Piano Mattei. Al Meeting di Rimini, è arrivata una conferma dal premier dell’Uganda sull’operato del governo italiano: “Con il Piano Mattei e l’investimento tecnologico daremo lavoro ai nostri giovani”.



 

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