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Il 23 agosto 2024 scadeva il termine per iscriversi ai primi 30.000 posti destinati al “percorso iniziale del primo ciclo triennale della formazione continua” previsto dal d.l. n. 36/2022 – Ulteriori misure urgenti [?] per l’attuazione del PNRR e oggi 28.8.2024 – con inusitata tempestività – e a soli 3 giorni dalla fine dell’anno scolastico, ha preso avvio l’attività [ID percorso 272091 – Macro argomento: Transizione digitale] che, d’altro canto, doveva iniziare nell’a.s. 2023/2024.

Per rispettare i diktat europei legati alle scadenze delle rate del PNRR, quelle cosiddette “riforme” finanziate con risorse che dovremo restituire con tagli a pensioni e servizi, già l’art. 44, comma 1, lett. i), della l. n. 79/2022 [di conversione e modifica del d.l. n. 36], prevedeva “percorsi di formazione in servizio … rivolti a docenti con incarichi di collaborazione a supporto del sistema organizzativo dell’istituzione scolastica e della dirigenza scolastica”. Insomma, un modo per consolidare quelle “aristocrazie docenti”, che già negli anni si sono formate attorno ai DS grazie all’ineguale distribuzione dei soldi del fondo d’istituto, e che ora aspirano a vedersi riconoscere una posizione economicamente e gerarchicamente superiore al/la “semplice” docente che vorrebbe continuare a insegnare. Magari meglio e senza tutti gli ostacoli burocratici che continuamente gli/le crescono intorno.
Un’aristocrazia di solo il 5-10% del personale docente di ruolo a cui, dopo il superamento [?] di questo percorso triennale di formazione in servizio, verrebbe riconosciuta una una tantum pari a 1/10-1/5 dello stipendio in godimento, ma che poi potrebbe aspirare – dopo una selezione lunga tre cicli triennali – a entrare dall’a.s. 2032/2033 [sic!] nell’élite di quel 3-4% di docenti stabilmente incentivati a cui verrebbe riconosciuto un assegno ad personam di 5.650 euro lordi annui [art. 38, comma 1, lett. b), l. n. 142/2022].
Il ministro Valditara sembrava non condividere questa iniziativa voluta dal suo predecessore Bianchi, ma evidentemente le pressioni legate alle scadenze delle rate di finanziamento del PNRR l’hanno indotto a più miti consigli. Così questa fumosa e dannosa previsione ha assunto caratteri più chiari con l’emanazione del d.m. n. 113/2024 e della Nota MIM n. 116995/2024 da cui, “in sede di prima applicazione, nelle more dell’aggiornamento contrattuale previsto” [sic!], veniamo a sapere, durante le ferie estive, che:

  • art. 1. “La formazione è rivolta ai docenti con incarichi di collaborazione a supporto del sistema organizzativo dell’istituzione scolastica e della dirigenza scolastica”, ma dimenticando che – “Nell’ambito delle prerogative dei propri organi collegiali” – ogni scuola avrebbe dovuto individuare le figure necessarie ai bisogni di innovazione previsti nel PTOF, nel RAV e nel PdM. Così di fatto solo il “cerchio magico” intorno al DS sarà avviato a questa formazione;
  • art. 2. Come previsto la partecipazione è volontaria e le attività, da svolgersi fuori dall’orario di insegnamento, saranno erogate “online e in modalità asincrona per l’intera durata” [quando si dice una buona formazione] da un ancora misterioso “soggetto attuatore incaricato mediante convenzione”;
  • art. 3. “Il percorso formativo ha la durata di 30 ore”, di cui 10 “possono essere svolte anche autonomamente dai partecipanti”, insomma una formazione virtuale, ricalcata su quella di tutor e orientatori, fatta solo per consentire a chi la svolge un formale “titolo” per accedere all’incarico previsto;
  • art. 4. La partecipazione “può essere retribuita con emolumenti a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. A tal fine, la contrattazione d’istituto può prevedere compensi in misura forfetaria” ed essere appositamente riaperta per quest’a.s. 2023/2024. Evidentemente chi scrive queste norme conosce poco delle scarse risorse a disposizione delle scuole che mai sono sufficienti a retribuire le tante attività che durante tutto l’anno scolastico il personale è costretto a svolgere oltre il proprio orario di lavoro. Infine quest’articolo introduce un’illegittima modifica al CCNL, prevedendo solo “In alternativa alla remunerazione … la fruizione dei cinque giorni per la partecipazione a iniziative di formazione con esonero dal servizio di cui all’art. 36, comma 8, del CCNL”.

Come c’era da aspettarsi, da una previsione già abborracciata non poteva scaturirne che un’applicazione ancor più inconsistente e sbagliata per una Scuola che invece avrebbe bisogno di condivisione e non di gerarchie nonché di risorse per tutti/e, vista la perdita di potere di acquisto delle nostre retribuzioni [vedi tabella seguente]:

e l’impietoso confronto con gli stipendi degli insegnanti degli altri paesi OCSE [vedi tabella seguente]:

Ma di fronte a questa situazione cosa fanno le organizzazioni sindacali cosiddette “maggiormente rappresentative”? Solo una critica di schieramento contro l’attuale ministro, ma senza aver minimamente fiatato quando il precedente metteva in cantiere queste scelte scellerate.
Sembrano lamentarsi solo del fatto che tutta la materia in questione [leggasi: gerarchizzazione del personale docente] non passi attraverso la contrattazione nazionale e si soffermano su dettagli: il ritardo con cui parte la formazione, l’esclusione del personale precario, le scarse risorse, ecc.
Come se bastasse sistemare questi aspetti con un bel CCNL per evitare che la collegialità, la collaborazione e la condivisione necessarie nel lavoro docente non ne escano massacrate. In continuità con quanto hanno già fatto con l’acritica accettazione del docente tutor e del docente orientatore con l’art. 30, comma 4, lett. c11) del CCNL 18.1.2024.

Prova ne sia che anche il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione – diretta emanazione di queste stesse organizzazioni sindacali – ha espresso parere favorevole sul provvedimento ministeriale, “Tenuto conto delle osservazioni e delle richieste di modifica indicate” sugli stessi aspetti secondari e che naturalmente non sono state minimamente prese in considerazione.

Noi intanto continuiamo a difendere la Scuola della Costituzione, all’interno degli organi collegiali, nelle nostre classi e nelle piazze, da queste derive aziendaliste calate sul mondo della Scuola sotto la spinta del pensiero unico neoliberista, che sta trasformando giorno dopo giorno le finalità della Scuola Pubblica: da formazione del cittadino ad addestramento per una futura precarietà. 

 

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