La notizia buona è che presumibilmente entro marzo 2025 verranno pagati i ristori per l’alluvione del 2 novembre, al massimo 5mila euro. Quella cattiva è che nel comune di Montemurlo su 900 domande di Contributo immediato di sostegno (Cis) presentate solo 300 sono risultate corrette, mentre a Prato su 1.513 le ammesse sono 850. Una percentuale di annullate, in entrambi i casi, molto alta che spesso è imputabile a errori formali nella compilazione del modulo, tanto che l’ufficio del commissario delegato ha chiesto ai comuni di revisionare le domande respinte.
“A Prato – spiega Sergio Brachi dirigente della Protezione Civile – sono 660 quelle annullate, dopo un nostro controllo che è iniziato dal 1 agosto e si è concluso la scorsa settimana abbiamo individuato 183 pratiche che potrebbero essere ammesse. Un lavoro lungo e paziente in quanto abbiamo verificato, incrociandoli anche con il catasto, tutti i dati. Ora la Regione dovrà decidere se riammetterle ed eventualmente chiedere l’integrazione della documentazione ai cittadini”.
Per chiudere le pratiche e ottenere i rimborsi c’è tempo fino al 31 dicembre, i Comuni entro il 28 febbraio devono ricontrollare i Cis, dopodiche l’ufficio del commissario delegato procederà ai pagamenti. Per quanto riguarda, invece, il sostegno per i danni non immediati non ci sono certezze né di tempi, né della percentuale di rimborso ammessa. Sicura invece è la data del 31 agosto per chiedere sempre per i Cis, l’anticipo di 2.500 euro “ Purtroppo – evidenziano dal Comitato alluvione Bagnolo – per quasi tutto il mese il sistema è andato in tilt e quindi non è stato possibile fare la richiesta”. In realtà basta mettere un flag, visto che non è necessario caricare nessun tipo di documentazione. “ Le richieste – continua Brachi – riguardano le spese per oltre 8 mila euro- se il contributo verrà accettato in fase di rendicontazione, i 2.500 euro saranno sottratti, il tetto massimo comunque resta di 5mila euro”.
Un iter, quello della presentazione dei Cis, che è risultato da subito complicato anche perché il modello non è stato riformulato in base alle reali esigenze del territorio in seguito all’alluvione.
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