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Si riapre il capitolo previdenziale sulle pressioni della Lega per non toccare le finestre mobili di uscita, garantendo invece maggiore flessibilità, e sulle spinte di Forza Italia per alzare le pensioni minime. Un dossier che, in ottica della manovra, al Mef come al ministero del Lavoro non vorrebbero toccare, viste le difficoltà strutturali in un’Italia che invecchia sempre di più e cresce – seppure in tendenza con l’Europa – ancora lentamente. I due dicasteri sembrano al momento più impegnati su altri versanti: in primo luogo confermare, se non ampliare, i provvedimenti principali della scorsa manovra come il taglio al cuneo fiscale e il bonus mamma. Che da soli, rispettivamente, valgono 10,7 e 4 miliardi di euro. In pratica, oltre la metà di una finanziaria che a oggi si sta delineando intorno ai 25 miliardi di euro.


Eppoi c’è da fare i conti con l’assegno unico e universale per le famiglie con figli a carico: una misura finita nel mirino della Ue e che il ministero della Famiglia guidato da Eugenia Roccella vuole correggere per intervenire su una serie di errori formali, inseriti nella stesura della legge originaria, cioè quella approvata nel 2022 dal governo Draghi. In primis sulle sovrapposizioni tra questo strumento e l’Isee, che finiscono per penalizzare i nuclei più numerosi nell’accesso alle prestazioni welfaristiche.

IL VERTICE

Venerdì è previsto un vertice di maggioranza sulla manovra Ieri intanto, e terminate le vacanze, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è rientrato in via XX Settembre e ha avuto il primo confronto con i tecnici sulla legge di bilancio, che deve arrivare in Parlamento entro il 20 ottobre. Intanto, e sempre dal ministero dell’Economia, si fa sapere che Giorgetti porterà a metà settembre il piano strutturale di bilancio da consegnare all’Europa, uno dei passaggi principali per capire le politiche finanziarie e di rilancio italiane.

Come detto, in queste ore, è il capitolo welfaristico – nel senso più ampio del termine – al centro di tavoli e simulazioni. Il governo, per esempio, sta accelerando sulle “rettifiche” all’assegno unico e universale per le famiglie a carico. Il provvedimento, dopo l’aumento voluto dall’esecutivo Meloni, vale oltre 19 miliardi. Una cifra che da sempre “intimorisce” i guardiani del rigore della Ragioneria generale dello Stato. Difficilmente sarà possibile incrementare questo strumento, che ha visto l’Inps erogare per i primi cinque mesi del 2024 8,1 miliardi di euro a 6,2 milioni di nuclei, che a loro volta hanno a carico 9,8 milioni di figli. Però c’è da risolvere un nodo che sta creando non pochi problemi ai nuclei più numerosi: l’assegno finisce per aumentare l’Isee dei contribuenti interessati, i quali finiscono per registrare un indicatore più alto e per non poter accedere a sgravi e a tariffe agevolate per alcuni servizi welfaristici. Il tavolo apposito creato dai ministeri della Famiglia, del Mef e del Lavoro per riformare l’Isee sta studiando una norma per evitare sovrapposizioni.

CONSENSO

Si registra un sostanziale consenso nella maggioranza per estendere il bonus mamma – cioè uno sgravio contributivo tra i 110 e i 250 euro – anche alle partite Iva, alle lavoratrici autonome e alle professioniste. Allo stesso modo saranno confermate le decontribuzioni ulteriori sulle nuove assunzioni, per le donne o per il Sud.

Sul versante delle pensioni la Lega ha tuonato contro l’ipotesi circolata 24 ore fa di estendere da 3 a 6/7 mesi la “finestra mobile” per chi sceglie di uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne). «Io non so se c’è qualcuno nella Ragioneria che cerca sempre di trovare i numeretti e quindi di innalzare questa soglia, ma le finestre non si toccano», ha fatto sapere Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e plenipotenziario del Carroccio sulla previdenza. Il quale ha pronta una sua proposta su Quota 41, che al momento non convince gli altri partiti della maggioranza.

Nel centrodestra, invece, Forza Italia rilancia ancora sull’innalzamento delle pensioni minime a mille euro al mese. «Il taglio del cuneo fiscale e gli interventi a favore delle pensioni minime sono tra le nostre priorità», ha fatto sapere il senatore azzurro Maurizio Gasparri. C’è cautela su questo fronte sia al Mef sia al ministero del Lavoro: soltanto per venire incontro agli oltre due milioni di percettori di assegni con trattamento minimo ci vorrebbe una cifra non lontana da quella necessaria per rifinanziare il cuneo. Dal canto suo il governo, prima di aumentare l’entità, sta lavorando per trovare le risorse per confermare l’aumento delle minime introdotto con la scorsa finanziaria e salite a 614,77 euro.



 

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