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La crisi delle nascite e il conseguente invecchiamento della popolazione stanno mettendo a dura prova il sistema pensionistico e il mercato del lavoro italiano. In risposta a questa situazione, il governo sta valutando nuove misure per incentivare i lavoratori a rimanere più a lungo nel mondo del lavoro, disincentivando al contempo le uscite anticipate come la quota 103 e simili.

Riforma Pensioni 2025: Le strategie del governo per disincentivare i prepensionamenti

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha recentemente illustrato al Meeting di Rimini la gravità della situazione: nei prossimi 15 anni, l’Italia perderà circa 5,5 milioni di lavoratori a causa della denatalità. Questo calo demografico avrà un impatto significativo non solo sulle aziende, che già faticano a trovare manodopera, ma anche sulle entrate dello Stato, fondamentali per garantire un futuro pensionistico alle nuove generazioni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte sottolineato l’insostenibilità dell’attuale sistema previdenziale di fronte al calo delle nascite, affermando che “nessuna riforma previdenziale tiene con questa natalità”.

Per far fronte a questa situazione, il governo sta elaborando strategie volte a disincentivare le uscite anticipate dal mondo del lavoro e a incoraggiare i lavoratori a rimanere attivi il più a lungo possibile. L’obiettivo principale è quello di offrire incentivi economici che rendano attraente la scelta di posticipare il pensionamento. Una delle misure già adottate è il cosiddetto “Bonus Maroni”, riconfermato per il 2024. Questo bonus è rivolto a coloro che, pur avendo i requisiti per accedere a Quota 103, scelgono di continuare a lavorare. Il bonus consiste in un esonero dai contributi a carico del dipendente, pari al 9,19% per i lavoratori del settore privato e all’8,80% per quelli del settore pubblico. Questa misura si traduce in un aumento dello stipendio netto, senza comportare costi aggiuntivi significativi per lo Stato.

Riforma Pensioni 2024-2025: dopo quota 103 cosa succederà?

Con la scadenza di Quota 103 prevista per la fine dell’anno, il governo sta valutando diverse opzioni per il 2025. Una delle ipotesi sul tavolo, che avrebbe già il sostegno del ministro Giorgetti, prevede la proroga del “Bonus Maroni” per coloro che, pur avendo maturato i requisiti per Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi), decidono di continuare a lavorare.

Un’alternativa in discussione, soprattutto nel caso in cui si decidesse di abbandonare il sistema delle quote, riguarda l’introduzione di una maggiorazione del valore dei contributi versati all’INPS a partire da una determinata età. Questa misura permetterebbe ai lavoratori di ottenere un assegno pensionistico più elevato al momento del pensionamento ordinario. Inoltre, si sta valutando l’introduzione di nuovi bonus specifici per determinate categorie di lavoratori, similmente a quanto fatto l’anno scorso per i medici (per i quali il limite d’età pensionabile è stato innalzato a 72 anni). In particolare, l’attenzione si sta concentrando sulle forze dell’ordine, che attualmente vanno in pensione relativamente presto secondo le regole vigenti. Per i militari e i poliziotti, l’età pensionabile ordinaria è fissata a 60 anni per sottufficiali e truppa, mentre può arrivare fino a 65 anni per ufficiali e dirigenti, a seconda del grado, con un minimo di 20 anni di contributi versati.Per prolungare la vita lavorativa di queste categorie, il governo sta considerando l’introduzione di sgravi contributivi o bonus che aumenterebbero il loro stipendio netto, rendendo così più attraente la prospettiva di rimanere in servizio più a lungo.

Per quanto riguarda la pensione anticipata, con la fine del 2024 scadono Quota 103, Opzione donna e Ape sociale. Nonostante la Lega prema per sostituire Quota 103 con Quota 41 «light», il numero di lavoratori che usufruiscono delle “quote” si è ridotto a numeri quasi irrisori a causa degli stringenti paletti imposti dal Governo. Stesso discorso per Opzione donna, causa l’introduzione da parte del governo Meloni di molte limitazioni che rendono più conveniente lavorare ancora un poco e accedere al prepensionamento ordinario con un assegno più alto. Alla luce di tutto questo, rinnovare anche per il 2025 Opzione donna e Ape, ma anche Quota 103, non costerebbe molto al bilancio pubblico e quindi potrebbe essere un ipotesi molto probabile un’ennesima proroga di queste misure, nonostante non risolva i problemi di chi vuole andare in pensione.

 

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