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Manovra, caccia ai fondi: l’idea di tagliare gli sconti fiscali: sono 625 e valgono 105mld. Ma…

Il governo Meloni sta già pianificando la prossima manovra finanziaria, il tempo stringe perché l’esecutivo dovrà spedire a Bruxelles il piano pluriennale che intende applicare sui conti pubblici già il prossimo 20 settembre. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha recentemente rassicurato: “Non sarà una manovra lacrima e sangue“. Ma comunque bisogna trovare i fondi per finanziare una serie di cose su cui il governo intende intervenire. Si stima una cifra totale tra i 25 e i 26 mld. Per questo, tra le varie possibilità al vaglio del ministero dell’Economia, c’è anche quella – riporta Il Corriere della Sera – di intervenire sugli sconti fiscali, in particolare si punta a eliminare le piccole detrazioni con pochi beneficiari. Sono centinaia le detrazioni, deduzioni, agevolazioni, esenzioni concesse a vario titolo dallo Stato alle imprese. L’intero pacchetto costa 105 miliardi e in totale sono 625 queste agevolazioni, numeri enormi che rendono il nostro sistema fiscale tra i più confusi al mondo.

L’obiettivo del governo – prosegue Il Corriere – è quello di destinare quei soldi alla classe media, intervenendo sulla riduzione delle tasse per chi guadagna tra i 35mila e i 60mila €. Si tratterebbe di una sorta di scambio, su 105 mld di costo complessivo delle spese fiscali, qualche miliardo sembrerebbe alla portata ma a guardare bene lo spazio di manovra non è molto. Le spese fiscali che comportano una perdita di gettito di meno di dieci milioni, le prime che Commissione ha messo nel mirino, sono 145. A queste vanno aggiunte altre 144 dall’effetto non quantificabile e 75 senza effetti di bilancio. La sensazione è che questa mossa, che comunque alleggerirebbe il sistema fiscale italiano, in realtà non frutterebbe quanto sperato. Il problema è dovuto anche agli effetti del “Superbonus” e delle altre agevolazioni edilizie. Sono ben 38 quelle detrazioni e ormai si può fare molto poco per intervenire. Tolti i vari bonus, restano 70 miliardi di detrazioni e deduzioni aggredibili, ma su molti di questi soldi non si può fare niente: riguardano servizi essenziali: salute, istruzione, ricerca. Da qui il piano B, neutralizzare il vantaggio della riforma Irpef sui redditi oltre i 50 mila €.



 

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