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Foto © Leonardo Puccini (Imagoeconomica)

La Manovra economica dell’esecutivo, relativa al prossimo anno, è alle porte e il governo si prepara ad affrontare diverse tappe cruciali, trattandosi del documento politico più importante di Palazzo Chigi. Dalla presentazione della Nadef alla valutazione della Commissione Ue, ecco cosa aspettarsi nei prossimi mesi. Il primo step significativo è in agenda il 27 settembre, quando il governo deve presentare la Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def).

Il documento aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica contenute nel Def di aprile (in primis i dati su Pil, rapporto deficit-Pil e debito-Pil) che costituiscono la base degli obiettivi programmatici della Manovra. La nota va poi approvata con una risoluzione in ciascuna delle due Camere. Entro il 15 ottobre il governo deve trasmettere a Commissione europea ed Eurogruppo il Documento programmatico di bilancio (Dpb), che registra saldi e misure contenute poi nel testo vero e proprio della legge di bilancio. È l’inizio del dialogo con Bruxelles, che vigila sul rispetto da parte dei paesi dell’Unione dei vincoli previsti dai trattati comunitari. Proprio pochi giorni dopo la presentazione del Dpb, il 18 ottobre arriverà il giudizio sui conti pubblici italiani delle agenzie di rating Fitch e S&P.

Nella sua ultima analisi Fitch aveva confermato il rating BBB dell’Italia, outlook stabile, come pure S&P, che aveva confermato il rating BBB dell’Italia con outlook stabile. Sin qui i giorni più caldi del calendario economico dell’esecutivo. Volendo entrare nel dettaglio del provvedimento, Il quadro della manovra 2025 è ancora poco chiara. Attualmente quel che si sa è che il taglio del cuneo fiscale potrebbe diventare strutturale. Ad oggi possono godere degli sgravi Irpef e del taglio i lavoratori con redditi fino a 35mila euro. Le reali certezze però le avremo a settembre, quando si avrà la sicurezza sulle risorse finanziarie disponibili (quando si avrà il gettito sull’Ires relativamente agli utili delle aziende del 2023 e dell’acconto e saldo dei lavoratori autonomi).

Il compito del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sarà quello di colmare il deficit economico e farlo in modo strutturale (presentando l’aggiornamento del documento di economia e finanza entro il 20 settembre). Per poter confermare le precedenti misure e introdurle nella Manovra 2025 l’Ufficio Parlamentare di Bilancio riferisce che occorrono almeno 18 miliardi di euro, facendo riferimento alle esenzioni del Canone Rai, del taglio del cuneo Zes e gli sgravi sui premi aziendali. Per attuare la manovra 2025 devono essere trovate nuove risorse finanziarie. Al momento Giorgetti ha sviluppato un buon metodo di lavoro tale da riuscire ad accantonare gran parte delle entrate fiscali derivanti utili sulle assicurazioni, sulle banche e sulle aziende energetiche. Ad indicare una traccia sul lavoro da fare ci pensa Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera. Per l’esponente della maggioranza la prossima legge di bilancio sarà “probabilmente intorno ai 25 miliardi, per un bilancio dello Stato che si aggira e forse supera gli 800 miliardi. E’ una enorme massa di denaro nella quale ripensare qualche spesa sarebbe doveroso”.

“Dipende su quali voci si interviene: quelle della spesa sociale, le tasse spese per esempio, non le toccherei”, prosegue Osnato. “Poi ci sono bonus – tipo quello famoso sul monopattino – che appaiono come spese clientelari e che adesso non hanno più ragione di esistere”. “Se non ricordo male, c’è una foresta di 625 tipi di bonus, di fiscalizzazioni, di incentivi vari, per 125 miliardi l’anno. Lì si può intervenire, e si può’ fare molto”, aggiunge il parlamentare di Fratelli d’Italia. “Siamo davanti a una selva importante di incentivi, bonus, deduzioni. Se hanno un valore sociale ‘assoluto’, come la deduzione delle spese mediche, o di volano per l’economia, non si toccano. Se non hanno questi due requisiti, si pensa come e dove intervenire”, precisa Osnato. Ma il nodo vero resta la pressione fiscale. “Ci sono norme che devono sostenere lo sviluppo della nazione. La prima è la conferma del taglio del cuneo fiscale, la seconda è la conferma della maxi-riduzione per chi assume, il ‘più assumi meno paghi’ e poi tutta una serie di opportunità a sostegno della. produttività”, spiega. il presidente della Commissione Finanze della Camera.

Dunque servirà un’operazione di potatura per dare respiro alla manovra, rimettendo un po’ di soldi nelle tasche degli italiani. Non sarà facile, ma il governo ha l’obbligo, e non solo quello morale avendo promosso molto in campagna elettorale, di provarci. Perché il Paese ha bisogno di tornare a correre e ad investire. Resta il fatto che gli impegni europei potrebbero essere un ostacolo a tutto ciò. Investire nella formazione e nel lavoro con un’ottica di lungo respiro e di investimento “mal si concilia, ahimè, con la politica, che ha un pensiero breve e affannoso”, sostiene il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al Meeting di Rimini, intervenendo al panel “Il primo capitale dell’impresa è la persona”. “E anche se volesse avere questo pensiero lungo”, sottolinea Giorgetti, “subentrano delle regole, magari decise a livello europeo, come il Patto di stabilità, in cui il pensiero lungo non è adeguatamente valutato e quindi costringe gli Stati nazionali nelle decisioni di politica di bilancio a fare valutazioni inevitabilmente di breve e corto respiro”. Ed è quello che dobbiamo evitare…

 

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