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“Alcuni giorni addietro la stampa, ed anche la politica, quella con la p minuscola, p che si rimpicciolisce sempre di più, è stata incentrata su un accadimento, ovvero la presenza di sedie a sdraio in Piazza Mario Pagano, in pieno centro storico cittadino. Lo scopo, almeno quello dichiarato era di rilassarsi, di godere della fruizione degli spazi e di avviare una riflessione sul ruolo della città e sui suoi spazi pubblici. Quali siano i risultati non è dato sapere, oltre alle questioni affrontate e il ruolo di Potenza nessuno ne ha parlato, tanto meno vi è traccia in comunicati stampa o commenti. Certo che denunciare atti vandalici e furti è ingeneroso per molteplici motivi, prima perchè le sedie non sono state vandalizzate, ma semplicemente non hanno retto al peso di alcuni che volevano sdraiarsi, poi, i furti, se ci sono stati, vanno denunciati all’autorità competente, non istigati con comunicati stampa”.

A dirlo in un comunicato stampa inviato in redazione pochi minuti fa è l’avvocato Salvatore Lacerra, ex consigliere comunale e rappresentante del Comitato Cittadino “Pro Fondazione Potenza” che, aggiunge quanto segue.

“Non capisco, poi, perchè, non si preveda che una pattuglia della Polizia Locale passeggi per via Pretoria e per il centro, e non capisco perchè queste sedie vengono lasciate in piazza e non ricoverate in un qualche locale, un portone, un androne. Chi però ha avuto la possibilità di godere della vista della piazza, dalle sedie, dalle belle panchine in pietra ed anche dai tavoli dei locali presenti, ha sicuramente goduto della bellezza dei prospetti dei Palazzi che si affacciano sulla piazza, della Prefettura e del “Teatro Francesco Stabile”, bene monumentale ed unico teatro storico regionale, di proprietà del Comune di Potenza. La sua storia è bella e singolare e realizza le visioni e le prostettive di chi ha amministrato la città secoli addietro ed in periodi di grande cambiamento. Il teatro a Potenza era già presente dal 1.700, piccolo, ma c’era e funzionava e ne godeva la comunità intera. Con lo status di città capoluogo della Basilicata dal 1806, all’epoca provincia unica, la necessità di un teatro degno del nome si fece impellente ed anche in città l’argomento diventava sempre più attuale, con richiesta di realizzarlo, fatta anche dall’intendente della Provincia di Basilicata che richiese uno stanziamento di fondi. Dal canto suo, il Comune, dopo alterne vicende, che nel corso dei decenni videro spostarsi la struttura in diversi edifici e chiese sconsacrate, l’11 giugno 1853, nella seduta decurionale n. 116, approvò la sua realizzazione. La delibera, che si allega, è un concentrato di buona amministrazione, di visione, di senso civico e di fattiva e virtuosa capacità realizzativa. Le motivazioni, enunciate senza fronzoli, sono essenziali e precise, da un lato la consapevolezza del ruolo istituzionale ricoperto dalla città, il bisogno di cultura per la presenza di autorità e molti professori, ma anche perchè l’opera ”interessa anche alla pubblica tranquillità, e morale aversi un luogo di passatempo nelle ore di ozio per mantenere gli animi distratti, e lontani da altre dannevoli occupazioni, a prescindere dall’utile che la gioventù specialmente può ritrarre dalla rappresentazione di scelte produzioni, e ben regolati spettacoli. Anche la musica è uno dei più potenti mezzi di moralizzazione. Leggendo la delibera decurionale si apprende della fattiva e preziosa collaborazione, direi complicità, istituzionale che ha permesso la sua realizzazione. La permuta con la Provincia di alcuni locali e la ricezione, in cambio, della casa “Cortese” in Piazza Prefettura, poi, demolita e sede del Teatro; il risparmio di 836 ducati sui “ratizzi provinciali” (evidentemente uno sconto sulle imposte che il Comune versava alla Provincia); il fondo di circa 400 ducati per lo “sfollamento della Pallareta, ed Area Silvana, oltre alle vistose somme che si potrebbero ottenere da un taglio regolare in detta difesa”, permisero di destinare un fondo di oltre 1.000 ducati per la realizzazione dell’opera e l’acconto da corrispondere “all’intraprenditore”. Nel contempo, il taglio regolare del bosco, permise la previsione di un introito annuale da destinare alla spesa da corrispondere per la prosecusione ed ultimazione dei lavori. In realtà parte della spesa fu anticipata dalla borghesia cittadina che, venendo incontro alle esigenze comunali, anticipò delle somme per recuperarle successivamente con i proventi del taglio del bosco. Il Teatro Francesco Stabile diventa, così, l’emblema della partecipazione, della voglia di cultura, della consapevolezza, dell’ardimento operoso dell’amministrare, che sa esprimere la città di Potenza. La partecipazione della borghesia che concorre con l’amministrazione per realizzare un fine comune, la cultura che da sempre ha caratterizzato la città mai succube ma sempre libera, l’ardimento amministrativo che ha permessso di “fare le nozze con i fichi”, capitalizzando i proventi dello sfoltimento del Bosco della Pallareta e dell’Area Silvana, taglio annuale e produttivo, con proventi che diventano rendita, la sensibilità e complicità delle altre amministrazioni, la consapevolezza della comunità per il ruolo rivestito ma anche dei doveri conseguenti sono caratteri tipizzati nel tessuto cittadino che riemergono periodicamente. La storia si fa sulle gambe degli uomini, e con piacere cito il compianto Prof. Raffaello Antonio Mecca che da sindaco, negli ultimi anni ’70, capitalizzando le somme destinate alla manutenzione ordinaria del Teatro, non spese, riuscì ad avere un finanziamento statale ed iniziare i lavori di consolidamento e restauro prima del nefasto terremoto, o il piano particolareggiato per il recupero del centro strorico, lavoro a cui collaborarono decine di giovani professionisti potentini e lucani (ultimo atto approvato dall’amministrazione Mecca nei primi mesi del 1980), per non parlare dell’intrapendenza di una certa politica che ha investito nella sanità e portato luminari ad operare in loco. Penso che sia tempo di fare, fare bene, ciascuno nel suo campo, operare con responsabilità. E. tempo di dare al Teatro Francesco Stabile un ruolo, di fare una fondazione: la Fondazione “Teatro Storico di Basilicata Francesco Stabile di Potenza”, dando, così, corpo alle diverse sollecitazioni venute da tanti, non ultima l’associazione Potenza Heritage (di cui mi onoro di essere socio), e, così, portando a compimento la delega conferita al consigliere Beppe Biscaglia, da sempre sensibile alla questione ed a cui auguro un proficuo lavoro. Sindaco, nel frattempo, perchè non iniziamo ad aprire il teatro e permettere di visitarlo?”.

Redazione

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