La mole di debiti rischiava di schiacciare la Grandi Molini Italiani, colosso molitorio leader delle farine per uso domestico e industriale, con 241 milioni di fatturato l’anno scorso e oltre 200 dipendenti, ma ora sembra vedersi la luce con un accordo di ristrutturazione dei debiti firmato l’8 agosto fra l’azienda, che fa capo alla famiglia Costato da metà ottocento, quando fu avviato il primo mulino sul Po, a Guarda Veneta, dal capostipite Antonio, omonimo dell’attuale presidente, e dall’altra i creditori Amco, Banca Ifis, Clessidra Capital Credit, Finint Investment e Intesa Sanpaolo. Un accordo supportato da un piano economico-finanziario fino al 2028, realizzato da Kmpg Advisory, e da una manovra finanziaria firmata Mediobanca, mentre Massimiliano Bonamini è l’attestatore del piano e Gitti & Partners lo studio legale.
Il Tribunale di Rovigo ha nominato come commissario Giovanni Tibaldo, che ha tempo fino al 12 settembre per esprimersi sul piano e sull’eventuale omologa. I problemi sono emersi fra 2014 e 2015, quando le cose non hanno girato per il verso giusto, per la congiuntura negativa nel mercato delle materie prime. Il 3 novembre 2015 è stata presentata la domanda di concordato preventivo in continuità, omologata nel 2017. Dopo la pandemia, nel 2022, la procedura è poi modificata con un pre-accordo di ristrutturazione dei debiti, seguito a inizio 2023 da un finanziamento di 30 milioni erogato da Invitalia.
Il nuovo piano industriale prevede il recupero di clientela, il rafforzamento delle vendite, l’ampliamento della gamma di prodotto e investimenti sugli impianti per 17,5 milioni. I debiti, che a inizio procedura erano quasi 200 milioni sono ora 116,3, dei quali 80 verso le banche. Sono previste varie modalità di rimborso per le diverse classe di creditori e il mantenimento da parte di Intesa Sanpaolo di linee di credito a breve per 7 milioni, mentre Amco e Finint hanno espresso disponibilità a essere rimborsati dopo il 15 settembre 2029.
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