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Riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Gianfranco Antognoli sulla desertificazione bancaria pubblicato sul nuovo numero di “Amici del Cervello News”, il periodico dell’associazione per la ricerca neurologica ARNo presieduta dallo stesso Antognoli. Ricordiamo che l’autore è consulente indipendente del credito e già professore a contratto della facoltà di economia all’Università di Pisa per ‘Banca e comunicazione’.

Dagli utili trimestrali delle società quotate e venuta una spinta alla borsa e ai livelli occupazionali, ma le banche in questa congiuntura continuano a chiudere gli sportelli per contenere i costi fissi mentre i loro utili volano a 6,36 miliardi (più 26 percento rispetto al 31/3/2023). Vediamo in particolare che le aziende, quotate in borsa valori a Milano, registrano 16 miliardi di utili nelle trimestrali pubblicate (solo le prime 40 aziende quotate a piazza affari). Le prime 7 banche italiane salgono di un ulteriore 26 per cento rispetto ad un 2023 con utili record.

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La grande industria segna quindi risultati molto positivi che fanno ben sperare per la crescita del PIL attesa (il prodotto interno lordo è già salito di più 0,3 nel primo trimestre). Quello che non conforta affatto sono i dati degli impieghi bancari, soprattutto per le Pmi, e le chiusure degli sportelli bancari che continuano inesorabilmente (3289 sono i comuni italiani che non hanno più una filiale di banca). Gli impieghi bancari soprattutto a fine aprile 2024 erano 1436 miliardi, il livello più basso dal 2019 ad oggi secondo i dati banca d’Italia. La flessione dei prestiti è ormai in atto dal 2023 e preoccupa perché non è ragionevolmente certo, secondo i dati UBS, banca d’Italia, ABI e analisi dei sindacati bancari, che ‘il cavallo non beve’ come ha dichiarato qualche esponente bancario… il calo dei prestiti per le imprese, soprattutto piccole e medie quelle che hanno più bisogno per fare investimenti, non aiuta infatti consumi e crescita produttiva.

Sono in calo, e questo però non è certo negativo, gli interessi praticati dalle banche: il mercato aveva già anticipato la diminuzione dello 0,25% dei tassi da parte della BCE, realizzato a giugno. Gli sportelli che chiudono invece sono l’altro problema significativo che viene prodotto dalla politica degli istituti di credito nel nostro paese. Sono 3289 i comuni senza uno sportello di una banca in Italia: il dato riguarda quasi 4 milioni e mezzo di persone e oltre 265.000 imprese (dati calcolati dal sindacato bancario della Cisl e non confutati dall’associazione bancaria italiana).

L’osservatorio sulla desertificazione bancaria della Cisl calcola dettagliatamente che è già oggi senza servizi bancari un quarto del territorio nazionale. Mentre i primi 7 gruppi bancari del nostro Paese nel primo trimestre registrano utili per oltre 6 miliardi l’osservatorio dell’altro sindacato più importante, la CGIL, rileva che la politica delle banche avrebbe dovuto, di conseguenza, risultare più attenta ai problemi del paese reale e del suo sviluppo possibile…..

Occorre osservare che le scelte della BCE insieme alla perdurante scarsa remunerazione dei depositi (le banche corrispondono mediamente come noto meno dell’1 per cento sui conti correnti creditori) ha mantenuto elevato il livello dei ricavi finanziari degli istituti di credito (gestione dei tassi attivi e passivi) senza spingerli così ad investire in finanziamenti a favore delle imprese, piccole e medie in particolare, pur meritevoli di credito per i loro investimenti produttivi.

Gianfranco Antognoli

Concludendo la chiusura delle filiali danneggia soprattutto i cittadini utenti e le piccole imprese che non usano correntemente l’home banking e che sono circa, secondo il sindacato Cisl, circa la metà degli italiani. La desertificazione bancaria poi ovviamente non è omogenea e svantaggia il mezzogiorno e i centri rurali: preoccupa infine che oltre ai 4,5 milioni di italiani rimasti senza una banca sul loro territorio ce ne sono altri 6 milioni che vivono in comuni con una sola filiale bancaria, senza cioè’ una ‘ sana e positiva ‘ concorrenza……. sono temi questi che dovrebbero, crediamo, essere attenzionati non solo da sindacati e ABI ma anche dalle autorità di governo e monetarie….

Lo sviluppo economico possibile si realizza con gli investimenti delle aziende, in particolare nel nostro Paese quelle piccole e medie che rappresentano il tessuto produttivo largamente prevalente: in questo contesto la disponibilità delle banche è fondamentale essendo il credito la principale fonte di finanziamento delle PMI, piccole e medie imprese che non hanno strutturalmente da sole autonome e sufficienti risorse finanziarie per accompagnare investimenti che rappresentano indiscutibilmente la premessa per una crescita produttiva e occupazionale… su questi temi è auspicabile una propositiva discussione, ma soprattutto rapide iniziative dai centri decisionali competenti.

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