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L’Indonesia ha risorse solari e idroelettriche in gran quantità, ma i suoi investimenti in energie rinnovabili non crescono a causa di lacune politiche e normative, secondo l’IEEFA. Per raggiungere l’obiettivo di energia rinnovabile 2030 servono 146 miliardi di dollari.

Un Paese ricco di risorse

L’Indonesia è un Paese ricco di risorse solari e idroelettriche, a tal punto che potrebbe guidare il progresso in tema di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Il piano di fornitura del governo mira a installare – entro il 2030 – circa 20 GW di capacità di energia rinnovabile (il 26% dell’energia totale), suddivisi tra energia idroelettrica, geotermica e solare.
L’Indonesia però marcia in ritardo, tanto da non aver raggiunto nel 2023 l’obiettivo del 17,9% e ha appena superato quota 13,1% (2,3 GW) a metà 2024.

Di fronte a questo obiettivo mancato, la proposta del governo è di rivedere la politica energetica nazionale, abbassando l’obiettivo di energia rinnovabile per il 2030 dal 26% a una quota compresa tra il 19% e il 21%. Questa sconfitta evidenzia la necessità di investimenti.

Il gap economico

Nonostante la capacità di produrre energia da fonti rinnovabili, lo Stato del sud-est asiatico ha bisogno di circa 285 miliardi di dollari per soddisfare i suoi impegni climatici per il 2030, con investimenti privati ​​che dovrebbero colmare un divario di 146 miliardi di dollari.

“Il governo deve collaborare con il settore privato, soprattutto nel finanziamento dei progetti”, ha sottolineato, Mutya Yustika, Energy Finance Specialist dell’IEEFA, la scorsa settimana, in una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana ad Asian Power.

Cosa ostacola la crescita degli investimenti?

La stessa Yustika ha osservato che gli investimenti privati tardano ad arrivare a causa di sfide politiche e lacune normative rilevanti. Gli investimenti privati possono arrivare solo se vengono colmati questi vuoti.

I principali fattori che ostacolano la crescita degli investimenti sono le incongruenze e la mancanza di trasparenza nelle norme vigenti, e gli elevati costi di investimento, che si aggiungono a schemi di retribuzione sfavorevoli e a politiche restrittive di trasferimento della proprietà.

È Dinita Setyawati, Senior Electricity Policy Analyst di Ember per il Sud-est asiatico a lanciare un monito: “L’Indonesia può sfruttare appieno il settore delle rinnovabili. Per farlo dovrebbe però incentivare lo sviluppo solo di progetti semplici, a breve termine e di entità limitate, concentrandosi sull’energia solare e su quella eolica” ha affermato nella stessa intervista fatta alla Yustika.

Prospettive future

Setyawati suggerisce come agire per creare un clima favorevole agli investimenti: “Il governo può colmare le lacune negli investimenti affrontando tre punti: la qualità dei finanziamenti del bilancio statale, i vincoli della rete e gli approcci locali”, ha dichiarato.

Andrebbero inoltre migliorate “le allocazioni del bilancio statale, la capacità della rete per l’integrazione delle energie rinnovabili e l’adozione di strategie localizzate”.

Il monito dell’IEEFA ha l’amaro in bocca della sconfitta: “È difficile affermare che l’Indonesia raggiungerà il suo obiettivo di mix energetico rinnovabile per il 2030″, conclude la Yustika.

 

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