La metà degli italiani che fino allo scorso anno percepivano il reddito di cittadinanza, che il governo Meloni ha cancellato con la legge di bilancio 2023, è rimasta esclusa dal nuovo strumento di contrasto alla povertà, l’assegno di inclusione (Adi). Difatti, mentre i percettori di reddito di cittadinanza nei primi sei mesi dello scorso anno erano 1 milione 300 mila, l’Inps ha accolto fino a giugno 2024 697 mila domande per l’assegno di inclusione. Dunque mancano all’appello oltre 600 mila nuclei familiari, che comunque versano in condizioni economiche restrittive.
Provano a entrare in loro sostegno le macchine normative delle regioni, in particolare del Sud Italia, dove si concentrava la maggioranza dei percettori del reddito, tanto potenziando pre-esistenti strumenti locali quanto pensandone di nuovi. Ma sempre con lo stesso obiettivo: coinvolgere gli esclusi dall’Adi ossia gli occupabili tra 18 e 59 anni, senza figli minori o disabili.
Le proposte delle Regioni
In Puglia si rilancia il «reddito di dignità», un contributo mensile di 500 euro per chi ha un reddito annuo sotto i 9.360 euro connesso a un patto di inclusione lavorativa. Il governatore dem Michele Emiliano fa affidamento per riuscire a finanziare lo strumento su 45 milioni di euro di fondi europei fino al 2027. Quanto alla Sardegna, la governatrice pentastellata Alessandra Todde accelera sul «reddito di inclusione sociale» che consente di avere fino a 1.100 euro al mese alle famiglie numerose. Anche in questo caso le risorse sono di provenienza Ue ma si tratta di 30 milioni.
In Campania e in Sicilia sono state poi depositate due proposte di legge regionale simili tra loro per un «reddito di cittadinanza regionale», da 400 euro al mese a persona più 200 per ciascun componente del nucleo oltre il secondo. Solo per la regione guidata Vincenzo De Luca si stima sarebbero così necessari 200 milioni di euro per i 250 mila occupabili ex-precettori del Rdc. La ricerca di soluzioni regionali non ha colori politici. Se non sorprende che la proposta campana sia stata avanzata dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle (padre del Rdc) Gennaro Saiello, Michele Cammarano e Vincenzo Ciampi, meno scontato che in Sicilia a depositare la proposta sia stata Luisa Lantieri, deputata di Forza Italia. Nel cercare di contrastare la povertà però la frammentazione degli strumenti rischia di acuire le differenze. (riproduzione riservata)
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